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Dopo “Il Dottor Di Martino è desiderato al telefono”, che ha chiuso il 2018, riparte con il nuovo anno l’attività del Centro Teatrale Fabbricateatro del regista Elio Gimbo che, ricordiamo agisce nella accogliente Sala Giuseppe Di Martino in via Caronda 82, grazie anche all’impegno del presidente Daniele Scalia e di Sabrina Tellico, storici componenti di Fabbricateatro e che con altri attori, registi, scrittori, cantanti, scenografi e tecnici, danno vita alla articolata programmazione del Centro.

Daniele Scalia, Elio Gimbo e Sabrina Tellico

Fabbricateatro aprirà il 2019 con un doppio giro di valzer nel cuore del mondo di Franz Kafka, il profeta del Novecento. I mesi di Marzo, Aprile e Maggio saranno infatti dedicati, con “Il Caso K”, a due allestimenti ricavati da altrettante opere dello scrittore praghese. Nella sala Giuseppe Di Martino di via Caronda 82, saranno in programma per l’intero mese di Marzo (1, 2, 3, 8, 9, 10, 15, 16, 17, 22, 23, 24, 29, 30 e 31), “Il processo” firmato da Elio Gimbo, seguito in Aprile (12, 13, 14, 26, 27 e 28) e Maggio (3, 4 e 5, 10, 11 e 12) da “Lettera al padre” per la regia di Gianni Scuto. Due registi, Elio Gimbo e Gianni Scuto, diversi per formazione e temperamento, ma uniti nel loro sviscerato amore per il teatro, porteranno in scena, quindi, due opere significative di Franz Kafka.

Franz Kafka

“Con Kafka – spiega il regista Elio Gimbo –  ci troviamo davanti ad un vero e proprio veggente del ‘900, sfuggente per quasi un secolo a qualunque esegesi definitiva. Noi partiamo dalle tesi che, da Walter Benjamin a Theodor Adorno fino a Michael Lowy, leggono nell’intero corpus delle sue opere una straordinaria, inesausta testimonianza contro l’autoritarismo, familiare e di Stato”.

Fabbricateatro ha, inoltre, in programma alcune iniziative da svolgere nello stesso arco di tempo in aule universitarie e in uno spazio dedito alla promozione e al consumo culturale come il Mondadori Bookstore di piazza Roma 18 a Catania, dove verrà proposta il 7 Marzo – alle ore 17.00  (ingresso libero) –  una iniziativa di ricerca e divulgazione sulle influenze culturali sottese alle opere di Kafka. Saranno presenti gli intellettuali Antonio Di Grado, Giuseppe Dolei e lo scrittore Sal Costa, modera Maria Lombardo. Tema dell’incontro “Anarchismo ed Ebraismo: le relazioni pericolose”“Fra tutti i poeti Kafka è il maggiore esperto del potere” (Elias Canetti).

Locandina “Il Caso K”

E’ noto come, mediante la lettura di Kropotkin e Bakunin, il giovane Kafka subì l’influenza del pensiero anarchico di matrice slava e perfino militò in alcuni circoli praghesi; d’altra parte il pensiero anarchico si combinò spesso, a cavallo dei due secoli e delle due guerre mondiali, col pensiero messianico ebraico, così come lo conosciamo ad esempio da Gershom Scholem; proprio sul ruolo e sugli intrecci tra queste due influenze nella formazione di Kafka ha scritto qualche anno fa Michael Lowy nel suo “Kafka, sognatore ribelle”.

“Il male del mondo per Kafka – conclude Elio Gimbosi chiama “principio di autorità” e non c’è pensiero, credenza, condizione che possa credibilmente riscattarlo, perché esso fonda il proprio potere sulla capacità di erodere dall’interno la resistenza delle numerose vittime grazie al suo principale alleato, il “senso di colpa”. Questo è il campo d’indagine comune ai due spettacoli e al pomeriggio di studio, che compongono il programma de “Il Caso K”, un campo da dissodare insieme agli attori degli spettacoli, ad un regista come Gianni Scuto, ad uno scrittore come Sal Costa, ad intellettuali come Antonio Di Grado e Giuseppe Dolei, ad una operatrice culturale come Valentina Agosta: personalità diverse fra loro, ma tutte portatrici della nostra medesima rivolta”.

Presto vi aggiorneremo sui contenuti, sul cast e sulle scelte musicali dei due spettacoli, “Il Processo” e “Lettera al padre” di Franz Kafka, adattamento e regia rispettivamente di Elio Gimbo e Gianni Scuto.

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