MusicaSpettacolo

Il mese di marzo è un mese importante per la cantautrice e percussionista Francesca Incudine. Non solo perché “Tarakè”, il suo fortunato album (prodotto artisticamente con Carmelo Colajanni e Manfredi Tumminello) che si è guadagnato la Targa Tenco come miglior disco in dialetto, compie un anno. Ma anche perché il suo impegno nel racconto e nella denuncia della condizione femminile di ieri e di oggi ha portato ad altri due bei riconoscimenti. 

Il primo. Il testo del suo brano “Mi metto o suli” è stato inserito nel libro di Maria Concetta Tringali Femminicidio e violenza di genere. Appunti per donne che vogliono raccontare”. Il volume sarà presentato l‘8 marzo alla Casa internazionale delle donne, a Roma (ore 18). “Mi metto o suli”, canzone contenuta nel primo album di Francesca “Iettavuci”, è la storia di una donna che non vuole più nascondere le violenze subite tra le mura domestiche. E allora decide di denunciarle mettendosi al sole a ballare, scoprendo le sue ferite.

Francesca Incudine è stata inserita anche in un altro libro, l’ultima edizione di “Camicette bianche” di Ester Rizzo, con il suo brano “No name”. Si tratta del primo singolo di “Tarakè”, uscito l’8 marzo dello scorso anno accompagnato da un suggestivo video che porta la firma del regista siciliano Emanuele Torre.

La canzone racconta di quel 25 marzo del 1911 quando 146 operai, di cui 129 donne, rimasero uccisi nell’incendio della Triangle Waist Company di New York, la fabbrica delle “shirtwaist”, le camicette bianche di moda tra le signore dell’alta borghesia. A perdere la vita furono soprattutto immigrate ebree e italiane, in gran parte provenienti dalla Sicilia. Molte di loro davvero fin troppo giovani: bambine di 12-13 anni sottoposte a turni di lavoro di quattordici ore al giorno per sei dollari alla settimana. La canzone, così come il libro della Rizzo, raccoglie immagini, numeri, volti senza nomi di quelle donne emigranti che prima affidarono le loro vite e le loro speranze ad una nave e alle acque di un oceano e poi in un attimo furono divorate dal fuoco. Chiuse a chiave in una stanza dai padroni della fabbrica, per paura che rubassero o prendessero troppe pause, si lanciarono dalle finestre come unica via d’uscita alle fiamme.

Francesca Incudine canterà ancora per i diritti delle donne il 16 marzo a Piazza Armerina (ore 18.30 nella Chiesa di Santa Lucia) nell’ambito del progetto “E’ il margine che fa la pagina” dell’Associazione DonneInsieme “Sandra Crescimanno”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post