Cronaca

Si è svolta, sabato 23 marzo, nella Chiesa Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma, la “Giornata Antonelliana”, promossa dall’Associazione culturale “Antonello da Messina” (Roma-Messina) presieduta da Gioacchino Toldonato.

 La manifestazione, coordinata da Sergio Di Giacomo e Milena Romeo (letture antonelliane delle attrici Irene Muscarà e Nella Tirante), ha previsto la presentazione del saggio dal titolo Cristologia dipinta – L’umanesimo di Antonello da Messina (Centro Studi Cammarata Edizioni Lussografica, pp 88, 2018) di Mario Dal Bello, storico d’arte, docente presso la Pontificia Università Lateranense di Roma e giornalista culturale.

Il volume traccia un suggestivo percorso della vita e dell’arte di Antonello da Messina. Rimarcandone (e non se ne parlerà mai abbastanza) i caratteri di umanità e libertà, mutuati dalla frequentazione assidua di grandi scuole pittoriche, ma soprattutto la sua geniale capacità di anticipazione di spunti estetici e contenutistici che saranno poi propri del futuro Rinascimento. Nella pittura di Antonello, il lento e sovente travagliato passaggio dall’arte tardo bizantina ai modelli rinascimentali approda a un certo punto a un maturo concetto d’incarnazione piena e consapevole di Cristo nella storia.

Nella cristologia antonelliana – secondo Dal Bello – vibrano infatti le corde di un umanesimo assai lontano dalla fredda ieraticità delle rappresentazioni pittoriche medievali. Il Cristo di Antonello viene piuttosto raffigurato come un individuo in carne e ossa che soffre intensamente, e la cui lacerante passione riesce a riscattare il peccato proprio in funzione della sua straordinaria carica umana.La sezione centrale del saggio viene dedicata alle varie raffigurazioni pittoriche della Madonna, il cui culmine artistico è notoriamente rappresentato dall’Annunciazione custodita a Palazzo Abatellis di Palermo.

La rara perfezione delle linee e la profonda serenità della fisionomia dipinte nel momento della rivelazione della divina maternità ne fanno uno dei capolavori dell’arte sacra di ogni epoca.Un umanesimo vivo e composito ispira infine il pennello dell’insigne artista messinese nella realizzazione dell’ampia – e innovativa – ritrattistica di cui egli si conferma assoluto maestro.

Una galleria di personaggi fissati in espressioni definitive eppure sempre cangianti – come il “Ritratto d’uomo”, custodito al Museo Mandralica di Cefalù, che Sciascia, con felice aforisma, definì “archetipo stesso della somiglianza”, a esemplificare l’estrema mutevolezza fisionomica dei “tipi” di Antonello, ritrattista-psicologo per eccellenza, che vi trasfonde con abile gioco di luci e spirito moderno la propria concezione religiosa della vita. Senza mai tuttavia rinunciare, come si è scritto poc’anzi, a umanizzare il sacro, che così viene ancor più ed efficacemente innestato nella storia dei tempi.

Giuseppe Ruggeri

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