Cronaca

“Comunicare i beni culturali, architettonici, le tradizioni religiose e popolari di Sicilia”: questo il tema del convegno che si è svolto, nella mattinata di sabato 4 maggio, nella monumentale chiesa dell’arcipretura di Alì, in provincia di Messina, sotto gli auspici del comune del Val Demone e degli Ordini regionali dei giornalisti e degli architetti che ne hanno formalizzato un corso di aggiornamento con crediti formativi, dell’UCSI Sicilia – l’Unione Stampa Cattolica Italiana che quest’anno celebra i 60 anni di istituzione (avvenuta il 3 maggio 1959 a Roma) e di altri enti patrocinatori.

La scelta della sede del convegno non è stata affatto casuale, ma fortemente voluta dal presidente dell’UCSI regionale Domenico Interdonato per fare conoscere un’autentica bellezza d’arte qual è la chiesa parrocchiale dedicata alla patrona Sant’Agata, la vergine e martire catanese le cui reliquie provenienti da Costantinopoli il 17 agosto 1126 passarono anche da quelle parti del litorale jonico. E così, tutto ad Alì parla di Sant’Agata, si fa la “festa ranni” ogni 10 anni con i caratteristici “cilii” (cerei) del pane e delle ragazze, in quella che è definita “la piccola capitale del manierismo siciliano” grazie alla più importante e grande chiesa pre-terremoto del 1783, “vanto della città di Alì e di tutta la diocesi di Messina”.

A sostenerlo e nel dare i saluti di benvenuto il parroco don Vincenzo D’Arrigo, il vicesindaco Roberto Roma e l’architetto Michele dell’Ordine degli Architetti di Messina. Poi i lavori moderati dalla giornalista Lucia Gaberscek hanno visto gli interventi della giornalista e direttrice della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina “Giacomo Longo” avv. Tommasa Siragusa, impegnata nel valorizzare i beni culturali che hanno bellezza e valori sociali e di civiltà in sé a prescindere dalla ricaduta turistica ed economica, del prof. Marco Grassi che ha trattato dell’Araldica, quale scienza sconosciuta ma con i suoi stemmi “parlanti”, e dell’architetto Nino Principato, storico dell’arte, con una brillante e documentata relazione su “I beni architettonici sconosciuti in Sicilia e l’arte di farli conoscere”.

Quel che impariamo dall’incontro è che abbiamo tanto da scoprire nella nostra Sicilia in materia di patrimonio culturale costituito dai beni culturali e paesaggistici, che hanno un proprio intrinseco diritto che li tutela; che solo in Sicilia – come ha affermato Goethe dopo il suo viaggio in Italia – c’è la chiave di tutto e che, condividendo la convinzione della Siragusa, dobbiamo essere noi, il mondo, a salvare la bellezza (e non la bellezza a salvare il mondo, come dettato da Dostoevskij), impegnandoci nella conservazione, promozione e valorizzazione delle tante bellezze che abbiamo tra beni culturali, architettonici e tradizioni religiose e popolari. Il punto di partenza potrà essere la stessa piccola comunità di Alì, raggiungibile dopo una tortuosa e ripida strada piena di tornanti dalla statale 114. E perché no?

Vincenzo Caruso

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