CinemaSpettacolo

Una  XXXIII edizione quella in corso de “Il Cinema Ritrovato” (Bologna 22-30 Giugno) che conferma la sua intrinseca vocazione ad una complessità tematica difficile da riassumere, spaziando tra un gran numero di film muti e di cult ritrovati e restaurati (“il meglio dei recenti restauri, sia delle riscoperte digitali che analogici e delle riscoperte da tutto il mondo”), serate cinefile al cinema Arlecchino, monografie dedicate a divi scomparsi, cineconcerti nella “Piazzetta Pasolini” (spazio aperto della Cineteca di Bologna) con proiezioni approntate con la lampada a carbone “per ricreare la luce e le condizioni di una visione vintage”, ritratti, documenti e documentari, mostre, incontri, come ormai è d’uso nelle grandi kermesse cinematografiche, che in qualche modo segnano un tracciato ora imitato in sedicesimi anche da festival meno sontuosi.

Giunto alle ultime battute il Festival bolognese – che da tempo ha ormai conquistato il mondo intero con un’offerta ogni anno sempre più ricca e stratificata, rara e contestualmente popolare – è ormai meta di “pellegrinaggio” per studiosi, critici, storici del cinema provenienti da molte nazioni, giovani e meno giovani ed altresì di un target di pubblico indifferenziato che tra i molti percorsi possibili è libero di scegliere quello più consono ai propri interessi e passioni. E passando dall’universale al particolare, partendo proprio dalle proiezioni più spettacolari (quelle gratuite la sera che illuminano il grande schermo in Piazza Maggiore, alla presenza di un pubblico sempre strabocchevole) almeno due meritano d’essere ricordate, “Il cameraman” e “Il circo”, entrambe del 1928, rispettivamente di e con Buster Keaton e Charlie Chaplin (due artisti fondamentali per la storia del cinema mondiale), accompagnate dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Uno spettacolo nello spettacolo.

Il Cinema Ritrovato

Sempre per le serate dedicate al grande pubblico e organizzate nella strabiliante cornice architettonica di Piazza Maggiore, il Festival ha riproposto un’esaltante pattuglia d’indimenticabili cult-movie, da “Easy Rider” (1969) di Dennis Hopper a “Los Olvidados” (“I figli della violenza” 1951) di Louis Bunuel, da “Miracolo a Milano” (1951) di Vittorio De Sica a “Roma” (1972) di Federico Fellini e la versione final-cut del restaurato “Apocalypse Now” (1979) di Francis Ford Coppola, presente al Festival con il collega Peter Greenaway.

Le proposte del “paradiso dei cinefili” incastonate nella sezione “Ritrovati e Restaurati”, viaggio iconico dagli anni ’20 ai nostri giorni, a partire da “Paris qui dort” (“Parigi che dorme”, 1924 di René Clair), “L’Age d’or” (1930) di Luis Bunuel, “Toni” (1935) di Jean Renoir, fino ad arrivare all’inquietante “Blue Velvet” (“Velluto Blu”, 1986) di David Lynch e molti altri. Di Jean Gabin, mito francese dagli occhi azzurri, sono stati selezionati nove lungometraggi, tra cui gl’immancabili “Pepé le Moko” (“Il bandito della Casbah”, 1936) di Julien Duvivier e “Maigret tend un piège” (“Il commissario Maigret”, 1957) di Jean Delannoy. Omaggio anche a Eduardo De Filippo cineasta, definito “Un napoletano a Cinecittà”, di cui sono stati proiettati i suoi film, generalmente i lavori teatrali trasposti sul grande schermo (“Napoli milionaria”, “Filomena Marturano”, “Questi fantasmi”, “Le voci di dentro” ed altri). Protagonista della retrospettiva di quest’anno è l’americano Henry King, uno dei registi più longevi di Hollywood, che tra il 1915 e il 1962 girò ben 116 film di cui 11 (dal 1917 al 1959) sono stati i preferiti per il festival bolognese.

Ma di America (patria della più grande industria cinematografica mondiale) si parla, e soprattutto molto si vede (7 film), anche attraverso le riscoperte della Fox Film Corporation sotto l’egida della quale lavorarono molti dei registi più significativi di Hollywood. USA e ancora USA con i “noir” di Felix E. Feist (4 film), originale riproposizione un cineasta fuori regola che amava rappresentare personaggi disperati. Inaugurata quest’anno una nuova sezione dedicata al cinema a passo ridotto, film in formato originale che comprende pellicole dagli anni ’30 al Duemila.

Buster Keaton

Gian Luca Farinelli, Direttore della Cineteca, ha curato un segmento dedicato al Techinicolor vintage, con film messi eccezionalmente a disposizione dall’archivio dell’Academy, sette capolavori del cinema hollywoodiano, interpretati da grandi divi, tra cui “Dr. No” (“Agente 007-Licenza di uccidere”, 1962) di Terence Young e “The Wild Bunch”  (“Il mucchio selvaggio”, 1969) di Sam Peckinpah.

Moltissimi i documentari, alcuni poco noti sulle atrocità commesse dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. “La macchina del tempo” ripropone in occasione del centenario 12 film del 1919, un anno rivoluzionario anche per il cinema, tra tutti un capolavoro di Carl Th. Dreyer “Praesident” (“Il Presidente”, 1919) e “La maschera e il volto”, 1919) di Augusto Genina. Vero e proprio scrigno delle meraviglie sono i film girati nel 1899, quattro dei quali presentano film girati dalle più importanti società di produzione di quell’anno, mentre gli altri due sono immagini mai proiettate al pubblico dell’epoca.

Un ricca sezione è dedicata all’attrice, regista e produttrice francese  Musidora (Jeanne Roques), divenuta superstar del cinema francese, famosa soprattutto per aver interpretato la serie di “Les Vampires” diretta da Louis Feuillade, nei panni di Irma Vep (anagramma di Vampires), una donna dalla doppia vita. Due gli episodi dei “Vampiri” riproposti (il terzo e il sesto, 1915), oltre a “La tierra dei los toros” (1922) diretto dalla stessa Musidora e “La Vagabonde” (1931) di Solange Bussi ( a partire dal 1913 i film da lei diretti e/o interpretati, per un totale di 12 proiezioni).

Ancora, solo per accennare velocemente (ché altro approfondimento in realtà meriterebbero) alle altre proposte: l’invenzione del cinema della Germania Ovest negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale (9 film); “Sotto i cieli di Seul: l’epoca d’oro del cinema sudcoreano” (7 film, dal 1960 al 1968); “Cinema libero: 50 anni del FESPAGO, Festival panafricano del cinema di Ouagadougo, capitale del Burkina Faso (12 film); 7 film di Youssef Chahine, regista egiziano che ha portato il suo paese alla ribalta cinematografica, vero e proprio uomo-cinema; documentari di Georges Franju, cofondatore della Cinémathèque francese. Dulcis in fundo il dipartimento educativo della Cineteca di Bologna dedica una speciale programmazione ai piccoli cinefili. Alla Salaborsa  una mostra dedicata a Silvano “Nano” Campeggi, uno dei più grandi pittori di cinema, artista grafico, “figurinista”, mestiere oggi non più esistente, subito “rubatoci” da Hollywood dove ha lavorato per le grandi major disegnando tra i più bei manifesti dell’intera storia del cinema.

Con la sua fiumana in piena di circa 500 titoli Bologna si appropria nei nove torridi giorni (dal 22 al 30 Giugno) del titolo esaltante di una delle capitali mondiali della “settima arte”, ormai pienamente cosciente del ruolo primario che da molti anni interpreta. Una vera e propria eccellenza nazionale della cultura, ormai da anni frequentata ed apprezzatissima dal numeroso pubblico proveniente da molti parti del mondo.

Franco La Magna

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