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Questa seconda edizione de “Il mistero dell’Assunzione Corporea di Maria al Cielo in alcuni Padri della Chiesa Greca e Latina, nella letteratura apocrifa e nell’iconografia”, che avevamo iniziato insieme alla carissima e mai dimenticata prof. Grazia Rapisarda, la dedico a Lei che era tanto devota alla Vergine Maria. Grazia Rapisarda è tornata alla Casa dl Padre il 20 dicembre 2018 (Nota dell’autore Sebastiano Mangano).

Icona di Maria, Madre della Divina Misericordia, che si venera nella Basilica Collegiata di Catania

Sub tuum praesidium confugimus,

Sancta Dei Genetrix.

Nostras deprecationes ne despicias

in necessitatibus,

sed a periculis cunctis

libera nos semper,

Virgo gloriosa et benedicta[1].

La Dormizione della Madre di Dio nella riflessione dei Padri della Chiesa Greca e Latina dei primi quattro secoli. 

I Padri della Chiesa dei primi quattro secoli non sembrano preoccupati di accennare fatti e circostanze riguardanti la Dormizione della Madre di Dio. Anzi, non esistono testimonianze intenzionali precise neppure sulla sua morte, pur trattandosi della fine terrena di una persona che aveva svolto un ruolo unico ed  importante nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Il fatto che i Padri della Chiesa se ne siano occupati piuttosto tardi del transitus Mariae  è forse anche motivato dal fatto che non lo ritenevano rilevante agli effetti della proclamazione dell’evento della salvezza.

Nella tradizione patristica di quei secoli, riguardo alla morte di Maria, troviamo solo affermazioni incidentali sulla sua fine terrena senza alcuna particolare intenzione di rilevarne l’eccezionalità. Un testo, attribuito ad Origene († c.254), asserisce che Maria «rimase vergine fino alla morte»[2].  Evidentemente il testo del presbitero alessandrino si preoccupa di affermare la verginità  di Maria mentre l’allusione alla sua morte risulta puramente casuale. Agostino d’Ippona (†430), con molta chiarezza, sottolinea che «Maria, discendente di Adamo, è morta a cagione del peccato, Adamo è morto a cagione del peccato, e la carne del Signore figlio di Maria è morta per distruggere i peccati»[3]. Parlando poi della totale verginità di Maria, l’Ipponate  puntualizza: «concepì e rimase vergine sempre nel concepimento, nel parto e fino alla morte, anche se era stata sposa di un artigiano»[4]. Da altri testi di Agostino risulta chiaro che per lui, all’infuori della risurrezione di Cristo, non esistono altre eccezioni[5].

Il diacono Efrem Siro (†373), come altri Padri della Chiesa, parla della morte di Maria senza alcun problema, precisando solo che Maria morì senza che fosse mai violato il sigillo della sua verginità[6]. Altrove, Efrem, parlando del suo ingresso in cielo, sembra sia in favore dell’Assunzione al cielo della Madre del Signore: «Tra tutti i discendenti di Davide, tu hai scelto un’umile figlia della terra, e l’hai introdotta nel cielo, tu che vieni dal cielo»[7].

Severiano, vescovo di Gabala in Siria († dopo il 408), insieme al diacono Efrem, è uno dei primi testimoni dello stato ultraterreno della Madre di Dio. Commentando le parole del Magnificat: <<D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata>> (Lc 1, 48), il vescovo vede compiersi questa beatitudine ogni giorno in lei e riempirle il cuore di gioia: <<E che le giova, potrebbe obiettare qualcuno, se non ode? Ma certo che ode, perché si trova in uno splendido luogo, perché è nella regione dei viventi lei la madre della salvezza, la sorgente della luce percettibile: percettibile a motivo della carne intelligibile a motivo della divinità. Così dunque è detta universalmente beata. Ma mentre ancora viveva quaggiù era detta beata: udì infatti la beatitudine quando ancora era nella carne>>[8]. Sembra  chiaro che Severiano, in questa sua omelia,  intenda la presenza di Maria in cielo in una situazione diversa da quando viveva nella carne, ossia, in una condizione incorporea. Tuttavia è anche evidente che per questo autore la condizione ultraterrena di Maria è particolare in quanto madre della salvezza, sorgente della luce percettibile.

Verso la fine del IV secolo, il silenzio patristico sulle circostanze che hanno accompagnato la conclusione della vita terrena di Maria viene rotto dal significativo intervento di Epifanio di Salamina (†403), metropolita dell’isola di Cipro. Egli solleva il problema circa la conclusione dell’esistenza terrena della Vergine senza tuttavia avvertire il bisogno urgente di ipotizzare una qualche soluzione. Il problema è da lui formulato in maniera molto precisa: «La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo»[9],perciò Epifanio propone delle spiegazioni teologicamente valide per giustificarlo: «a causa della grandezza del prodigio; per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini»[10]. Il vescovo ritiene pure che l’atteggiamento migliore di fronte a questa grande realtà è il silenzio: «preferisco impormi un atteggiamento di riflessione e di silenzio»[11], però egli cerca nella Scrittura qualche probabile accenno e menziona il Vangelo di Luca: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), e l’ Apocalisse di san Giovanni: <<Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente» (Ap 12,13-14). Il riferimento di Epifanio ai versetti dell’Apocalisse scaturisce dall’interrogativo se Maria sia rimasta immortale oppure sia morta. Egli conclude con una interessante riflessione: «La Scrittura si è mantenuta al di sopra della mente umana … in riferimento agli eventi che riguardano la carne di lei»[12]Questo testo, ricco di prospettive, certamente  non offre soluzioni ma non si può negare che esso si presenti quale testimonianza indiretta sulla fede degli antichi cristiani nell’Assunzione corporea di Maria in cielo. Il metropolita di Cipro, infatti, arriva a dire: «La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo a causa della grandezza del prodigio per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini»[13]. Altrove Epifanio torna nuovamente sul tema con queste parole: <<Anche se la Vergine santa morì e fu sepolta, la sua morte è circondata da grande onore e la sua fine avvenne nella castità; la sua corona fu la verginità. Se fu uccisa, secondo quanto sta scritto: “E una spada trapasserà la tua anima” (Lc 2, 35), la sua gloria è tra i martiri e tra i beati è il suo santo corpo, dal quale ebbe inizio la luce per il mondo. Oppure ella è realmente rimasta in vita, giacché a Dio non è impossibile fare tutto quello che egli vuole; nessuno conosce infatti con esattezza la fine di lei>>[14]. Senza prendere posizione, Epifanio, con le parole «Oppure Ella è realmente rimasta in vita», sembra testimoniare l’esistenza di qualche tradizione attestante un epilogo glorioso della vita terrena della Madre del Signore. Da rilevare, come fa notare il teologo gesuita belga Jean Galot (†2008), che le parole «Nessuno sa quale è stata la sua fine» non dovrebbero essere interpretate come affermazione contraria all’esistenza di una tradizione, ma semplicemente che nessuno lo sa secondo le indicazioni della Scrittura. Ed ancora, se Epifanio si mostra reticente nei confronti della morte e del seppellimento di Maria, non sarebbe per una critica della fonte ma per motivi dottrinali ed anche per il timore che il seppellimento fosse invocato come argomento contro la verginità della madre di Gesù. Con la sua reazione critica alla morte e al seppellimento di Maria, egli sembra confermare l’esistenza della tradizione concernente la morte e la sepoltura della Vergine Madre[15]. La dichiarazione di Epifanio, anche se rimase ancora per qualche tempo isolata, deve certamente avere mosso le acque in campo patristico. Comunque  sia, dobbiamo prendere atto di alcune sfumature importanti. Anzitutto egli spiega il silenzio della Scrittura con una espressione carica di significato in quanto lascia aperto il campo che la conclusione dell’esistenza terrena di Maria dovette trattarsi di un evento eccezionale. Tra le varie conclusioni, il metropolita di Cipro non esclude quella dell’immortalità. Il riferimento ad  Ap 12,13-14 è peraltro un’intuizione da non sottovalutare anche sotto l’aspetto biblico.

ALCUNE IPOTESI SUL SILENZIO DELL’ANTICA TRADIZIONE PATRISTICA

A questo punto dobbiamo porci la domanda: perché c’è stato questo silenzio nei primi secoli, rotto solo in parte dalla voce di Epifanio, sui fatti e circostanze che hanno accompagnato la conclusione della vita terrena di Maria? 

Stando a quanto hanno scritto i Padri e gli Scrittori ecclesiastici, possiamo pensare che nell’epoca patristica la morte della Madre di Dio, piuttosto che come un fatto storicamente attestato, fosse ritenuta un avvenimento ovvio, comune ad ogni creatura. Qualcuno dei Padri della Chiesa si è anche posto il problema su questo silenzio, però in riferimento alla sacra Scrittura. Epifanio, a tal proposito, dichiara categoricamente che «nessuno sa quale sia stata la sua fine»[16].

Modesto, patriarca di Gerusalemme (†634), a sua volta, si domanda perché non solo i Padri dei primissimi tempi ma anche quelli successivi non abbiano lasciato nessun discorso sulla Dormizione di Maria, nonostante il dono che essi avevano di penetrare i significati profondi delle Scritture[17].

Il siriano Andrea di Creta, metropolita di  Gortina (†740 ca.), accenna alla legittima perplessità che si prova di fronte al silenzio degli autori sacri in merito alla Dormizione della Madre di Dio ed offre due risposte. La prima, piuttosto scontata, ritiene che tale silenzio dipenderebbe dal fatto che la Dormizione di Maria avvenne molto tempo dopo la redazione dei libri rivelati, la seconda, più interessante, motiva tale silenzio per il fatto che non erano ancora maturi i tempi per introdurre nel discorso sulla divina economia il tema della Dormizione della Vergine[18].  E ancora, possiamo  ipotizzare che Andrea di Creta sembra preferire gli autori ispirati che avrebbero deciso di limitare la loro testimonianza agli eventi della vita terrena di Gesù e, quindi, quanto accadde dopo la sua Ascensione al cielo sarebbe rimasto fuori dal testo sacro[19].Tra gli studiosi moderni, il sacerdote della Società di Maria Luigi Gambero (+2013), partendo dal fatto che Andrea di Creta[20] aveva detto – riferendosi alla celebrazione della festa della Dormizione – che tale festa sembrava essere caduta in una certa dimenticanza, scrive: «Questa testimonianza può contenere per lo meno un allusione ad un certo interesse secondario che l’antichità cristiana avrebbe nutrito verso il mistero della Dormizione di Maria»[21]. Effettivamente, se si prende atto che nell’antichità vi era uno scarso interesse dottrinale per i problemi connessi con le verità escatologiche della fede, si può anche pensare che il fatto della morte e lorificazione di Maria poteva fare parte del patrimonio dottrinale della Chiesa senza suscitare particolare attenzione. Il marianista padre  Emilio Neubert (1878-1967),  rileva acutamente che l’interesse delle prime generazioni cristiane era concentrato per motivi apologetici sul mistero della maternità verginale di Maria. In questa prospettiva «la maternità della Vergine, più che privilegio personale, appariva come una funzione subordinata al servizio dell’Incarnazione; e pertanto tendeva a monopolizzare l’attenzione dei credenti, mentre la sua individualità appariva quasi assorbita nel complesso del disegno della salvezza e pertanto non lasciava molto spazio a considerazione degli eventi che riguardavano la sua persona e la sua esistenza. Anche la fine terrena … poteva sembrare un fatto di vita privata e pertanto ritenuto non suscettibile di speciale rilevanza e considerazione»[22]. Il marianista padre Adalbert Müller (+2015) ritenne che i primi cristiani hanno rispettato la scelta compiuta dalla Madre del Signore di vivere un’esistenza nascosta, aliena da ogni occasione di emergere nella comunità cristiana. Scelta rispettata anche per la conclusione del suo destino terreno[23]. Possiamo pensare che i Padri della Chiesa si siano occupati piuttosto tardi dell’argomento mariano, forse perché non lo ritenevano rilevante agli effetti della proclamazione della Storia della salvezza. In quel tempo era urgente puntualizzare quello che era essenziale perché altre verità di fede, comprese quelle di carattere escatologico, erano ancora in fase di maturazione.

INTERESSE DEI PADRI PER IL MISTERO DELL’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO

Solo nel VI sec. inizia l’attenzione dei Padri della Chiesa e degli Scrittori ecclesiastici nei confronti della conclusione gloriosa dell’esistenza di Maria. I motivi che spiegano il sorgere e lo svilupparsi di questo interesse non sono direttamente documentabili ma si possono facilmente intuire. A livello storico c’è il dato di fatto che nessuna tradizione, né orientale né occidentale, ha mai venerato in nessun luogo – come invece ha fatto con gli apostoli e i santi – il “corpo” della Vergine. A questo dato era emersa la provocazione di Epifanio di Salamina e la diffusione dei numerosi apocrifi che valorizzavano ed ampliavano le tradizioni che avevano come punto di riferimento la chiesa di Gerusalemme dove si venerava una tomba presso il Getsemani, identificata come il luogo della sepoltura di Maria. Il Patriarca Teodosio I di Alessandria (+567), in una  sua omelia, pronunciata nel 566, asserisce di aver attinto le notizie espresse in una «storia delle fonti antiche, a Gerusalemme», però non specifica quali fossero le fonti. Comunque, questa testimonianza sta a significare l’interesse patristico iniziale circa i dati storici relativi alla sorte finale della vita di Maria[24].


La basilica dell’Assunzione e la tomba della Vergine al Getsemani – Gerusalemme

Un altro elemento determinante, che  ha portato i Padri a riflettere sull’evento finale della vita di Maria, potrebbe essere l’istituzione della festa  liturgica della Dormizione, nata dalla presenza a Gerusalemme del sepolcro della Vergine. Tale solennità fu introdotta ed estesa nella Chiesa di Costantinopoli dall’imperatore Maurizio nel 600, fissandone la data al 15 agosto. Questa solennità ebbe come risultante la necessità di una riflessione annuale a livello omiletico e, di conseguenza, lo sviluppo della dottrina assunzionista124. A livello logico, infine, la riflessione patristica sul mistero dell’Assunzione rientra nel contesto della risurrezione finale, che è parte integrante della teologia sulla futura realtà per tutti gli esseri umani. In questo contesto la fede per la Madre del Signore si presenta  in una situazione diversa ed unica. Dal momento che la risurrezione dei corpi appartiene al destino finale di ogni creatura umana, è spiegabile e possibile un’eccezione che Dio ha operato in favore di sua Madre, riservandole una glorificazione totale già al termine della sua esistenza terrena. Tra i vari i motivi che, secondi Padri, spiegano tale anticipazione  due sono particolarmente sottolineati: l’onore che il Figlio ha voluto riservare alla madre e il privilegio della perpetua verginità per cui quel corpo, la cui verginità non era stata mai intaccata, doveva essere preservato dalla corruzione della morte[25] perché <<Nulla è impossibile a Dio>> (Lc 1,37).

LA DORMIZIONE DELLA VERGINE MARIA NELLA LETTERATURA APOCRIFA

Il dies natalis  al cielo della Vergine Maria comincia ad essere celebrata sin dal V sec. Secondo alcuni studiosi, la letteratura apocrifa che, in prospettive diverse, racconta la morte di Maria, la Deposizione del suo corpo ai piedi dell’albero della vita e il suo trasferimento al cielo, sarebbero posteriori a questa festa. Padre Bellarmino Bagatti OFM (+1990), il grande archeologo di Terra Santa, che mi onorava della sua amicizia, era del parere che questi scritti fossero anteriori alla festa, facendoli risalire addirittura al II o al III sec. Egli ritenne anche probabile che ci sia stata una venerazione antichissima della tomba della Vergine a Gerusalemme da parte dei giudeo-cristiani.

Il teologo e filologo tedesco Konstantin von Tischendorf (18151874), nel suo volume sulle apocalissi apocrife del 1866, introducendo i testi concernenti il Transito della Vergine Maria, scriveva: <<Ci resta ora da spiegare quegli scritti che riguardano l’esodo di Maria. Desta meraviglia che non sia stata edita l’opera greca che ebbe così tanto influsso nello sviluppare e propagandare  le tradizioni mariane e fu tradotto in varie lingue dell’Oriente e dell’Occidente. Da alcuni fu trascurata per non dare l’impressione  di prestare fede alle stravaganze degli apocrifi, da altri per non mettere in dubbio quanto da tempo fa parte delle credenze dei pii cultori di Maria. Ma sia gli uni che gli altri sbagliarono: gli uni perché si ritrassero dall’instancabile ricerca della verità, gli altri perché circoscrissero con presupposti dogmatici, lo studio della storia>>[26].

Conosceremo dal <<Racconto di san Giovanni teologo ed evangelista (quanto e stato scritto) sulla dormizione della panaghia teotoco e sul modo  della traslazione dell’incorruttibile madre del Signore nostro>>[27]:

 [1]  Annunzio della morte. Al di là di ogni parola e al di sopra di ogni pensiero, grandi e mirabili sono i misteri della sempre vergine Maria vera madre del nostro vero Dio e salvatore Gesù Cristo: il verginale concepimento, la generazione senza corruzione, Dio che si incarna in lei e da lei nasce nella forma umana e soprattutto il glorioso e mirabile mistero della sua dormizione.

[2] Quando Maria seppe dal Signore che stava per uscire dal corpo, il grande angelo andò da lei e le disse: “Maria, alzati, prendi questa palma datami da colui che ha piantato il paradiso e dalla agli apostoli affinché la portino cantando inni davanti a te; di qui a tre giorni, infatti, deporrai il corpo. Ecco ch’io invierò da te tutti gli apostoli e non ti lasceranno più fino a quando non ti avranno trasportata nel luogo ove tu sarai nella gloria”

[3] Maria gli rispose: “Perché mi hai portato soltanto questa palma e non una per ogni apostolo? Temo che s’io la darò a uno gli altri mormoreranno. Che cosa vuoi ch’io ne faccia? Qual è il tuo nome affinché se mi interrogheranno lo possa comunicare loro?”. L’angelo le rispose: “Perché domandi il mio nome? E’ meraviglioso e tu non puoi udirlo. Ma allorché risalirò, te lo comunicherò e così lo potrai comunicare segretamente agli apostoli, i quali l’annunzieranno agli uomini e conosceranno il potere della mia autorità. Non inquietarti per la palma, giacché essa sarà strumento di molti prodigi e metterà alla prova tutti gli uomini di Gerusalemme; sarà manifestata a colui che crede e sarà nascosta a colui che non crede. Va’ dunque sul monte e là tu conoscerai il mio nome, giacché io non lo dico in mezzo a Gerusalemme per tema che non ne sia interamente distrutta: tu l’udrai sul monte degli Ulivi, ma, come ti dirò, non (sic!) lo potrai dire agli apostoli essendo giunta l’ora di deporre il tuo corpo”.

 [4] Visita di Gesù.Maria allora se ne andò sul monte degli Ulivi: la precedeva la luce dell’angelo e reggeva nella sua mano la palma. Appena giunse sul monte esso trasalì con tutti gli alberi che vi si trovavano: essi inchinarono le cime e adorarono la palma in mano di Maria.

[5] A questa vista Maria pensò che fosse Gesù e domandò: “Signore, non sei tu, forse, il mio Signore?”. L’angelo le rispose: “Nessuno può compiere prodigi se non il Signore della gloria. Come il Padre mi ha mandato per la salvezza degli uomini e per convertire quelli che egli mi ha segnalato… Non solo trasporto alberi, ma trasporto pure gli uomini che si umiliano davanti a Dio e li guido nel luogo dei giusti allorché escono dal loro corpo. Anche tu uscirai dal corpo e nel quarto giorno io verrò dal tuo corpo. Sia tu sia tutti coloro che osservano i comandamenti di Dio li conduco nel paradiso di delizie poiché sulla terra si sono conservati puri”.

[6] Maria domandò all’angelo: “In qual modo vieni da essi e chi sono quelli che trasferisci? Si distinguono forse da se stessi offrendo sacrifici dal gradito odore, e così li raggiungi, oppure sono i giusti e gli eletti, o ancora, quando sei mandato, vieni da coloro che pregano e invocano il tuo nome? Parlami di questo affinché anch’io faccia così e poi verrai a trasferirmi”.

[7] L’angelo le dice: “Che cosa hai, madre? Quando sarò inviato da te non verrò solo, ma con tutti gli eserciti celesti che canteranno inni davanti a te. Ora sono stato inviato da te per renderti edotta e tu poi trasmetta agli apostoli in segreto. Ecco, tu vuoi sapere che cosa fare: quando fui inviato da te, mentre partivo, ricevetti dal Padre una preghiera che ora ti dico affinché tu la reciti quando uscirai dal corpo, al sorgere del sole; è così infatti che bisogna recitarla. Quanto ti dico comunicalo agli apostoli giacché verranno anch’essi. Nessun amico del mondo, quanti amano il mondo, può recitare questa preghiera”.

[8] L’angelo domandò poi a Maria di trasmettere questa preghiera agli apostoli. “Verranno, infatti, da te come ti dissi, e canteranno inni davanti a te ed eseguiranno i tuoi funerali. Prendi dunque questa palma”. Quando Maria ricevette la palma, l’angelo divenne tutto come luce e salì nei cieli.

[9] Maria se ne ritornò a casa, e subito la casa tremò a motivo della gloria della palma che teneva in mano. Dopo questo tremito, Maria andò nella sua camera segreta e depose la palma su di un lenzuolo. Si tolse gli abiti, prese dell’acqua, si lavò il corpo e indossò altri vestiti con preghiere di ringraziamento. Disse:

[10] “Ti benedico, segno celeste apparso sulla terra prima di scegliermi e di abitare in me. Benedico te e i miei congiunti, che mi hanno accolto, quelli che sono venuti invisibilmente prima di te per introdurti.

Ti benedico perché nella tua forza mi hai misurata per formare le membra del tuo corpo e mi hai trovata degna del bacio della tua camera nuziale, come mi avevi promesso.

Ti benedico per essere trovata degna della perfetta eucaristia e per partecipare all’offerta del tuo gradito odore e cioè la risorsa di tutte le nazioni.

[11] Ti benedico affinché mi dia il vestito che mi hai promesso, dicendo che per mezzo suo sarò contraddistinta da tutti i miei parenti e mi farai condurre al settimo cielo per essere trovata degna della soavità perfetta con tutti coloro che credono in te e tu li riunisca nel tuo regno: giacché sei nascosto tra coloro che sono nascosti, vedi coloro che non sono visti. Tu sei la stirpe nascosta e tu sei il pléroma, tu sei il pléroma, io te prima di tutto ho partorito nel dolore e tutti coloro che confidano in te.

[12] Ascolta la preghiera di tua madre che grida verso di te! Asseconda la mia voce e manda su di me la tua benedizione e nessuna autorità venga da me nell’ora in cui uscirò dal mio corpo, porta invece a compimento quanto mi hai detto allorché piansi davanti a te, dicendo: “Fa’ ch’io scansi le autorità che vengono sulla mia anima!”. Mi hai promesso: “Non piangere, Maria mia madre! Da te non verranno né gli angeli né gli arcangeli né i cherubini né i serafini né alcun’altra autorità, bensì io stesso verrò presso la tua anima”. Or dunque è giunto il dolore per colei che partorisce. Benedico te e i tre ministri che tu hai mandato per il ministero delle tre vie. Benedico te e la luce eterna nella quale tu dimori. Benedico tutta la piantagione delle tue mani che dura in eterno. Santo, santo, colui che riposa tra i santi. Ascolta la voce della mia supplica!”.

[13] Visita dei parenti.Dette queste cose, Maria uscì dopo avere detto alla domestica di casa sua: “Va’ a chiamare i miei parenti e quanti mi conoscono e dì loro: “Maria vi chiama”” La domestica partì e li chiamò come le era stato ordinato.

Quando giunsero, Maria disse: “Padri e fratelli, aiutiamoci per mezzo di opere buone e della fede nel Dio vivo. Domani, infatti, uscirò dal corpo e andrò al mio riposo eterno. Alzatevi, dunque, e abbiate una grande umanità verso di me. Non vi chiedo né oro né argento poiché tutte queste cose sono vane e corruttibili, ma vi chiedo soltanto di avere umanità verso di me osservando quanto vi dico e restando con me questi due giorni e queste due notti. Ognuno di voi prenda una bella lucerna, e non lasciatela spegnere per questi tre giorni affinché io possa dirvi gli ultimi miei desideri prima di allontanarmi da questo luogo”. E tutti fecero come aveva ordinato Maria.

[14] La notizia si diffuse a tutti i suoi conoscenti e amici, e Maria chiamò tutti i suoi vicini e disse loro: “Alzatevi e preghiamo”. Dopo la preghiera si sedettero discorrendo tra di loro delle grandezze di Dio e dei segni e prodigi fatti da Dio per mezzo di sua madre.

[15] Arrivo di Giovanni.Mentre Maria pregava e diceva “così sia”, improvvisamente, per mezzo di una nube, giunse l’apostolo Giovanni; bussò alla porta di Maria, aprì ed entrò.

Quando Maria lo vide ne ebbe lo spirito turbato: scoppiò in singhiozzi e non ebbe la forza di trattenere le lacrime né di tacere per il grande dolore. Con voce forte, esclamò: “Padre Giovanni, ricordati le parole del Maestro, quanto ti ha chiesto a mio riguardo il giorno nel quale ci lasciò e io piangevo, dicendo: “Tu te ne vai; a chi mi lasci e presso chi abiterò?”. Tu eri lì e hai udito che mi rispose: “E’ Giovanni colui che veglierà su di te!”. Dunque, padre Giovanni, non dimenticare gli ordini che hai ricevuto a mio riguardo. Ricorda che ti ha amato più degli altri. Ricorda che a te soltanto ha detto il mistero allorché eri appoggiato sul suo petto e nessuno lo conobbe a eccezione di te e di me: tu perché vergine eletto, io perché non volle che mi rattristassi e gli sono vicino. Allora gli domandai: “Dimmi quel che hai detto a Giovanni”, ed egli ti disse di comunicarmelo. Or dunque, padre Giovanni, non mi abbandonare”.

[16] Ciò detto, Maria pianse con voce dolce e serena. Giovanni non resistette; il suo spirito ne fu scosso e non trovò che cosa dirle. Non sapeva ancora che ella stava per uscire dal corpo. Allora Giovanni esclamò a gran voce: “Maria, sorella mia, divenuta madre dei dodici rami, che cosa mi consigli di fare per te? Ti ho lasciato il mio ministro affinché ti preparasse il vitto; vorresti forse ch’io trasgredissi l’ordine datoci dal mio Signore, dicendo: “Percorrete tutto il mondo fino a che sia eliminato il peccato del mondo?”. Or dimmi, Maria, che cosa ti manca?”.

[17] Ella gli rispose: “Padre Giovanni, non chiedo nessuna delle cose di questo mondo, che anzi dopodomani uscirò dal corpo. Padre Giovanni, usami umanità, proteggi il mio corpo, deponilo in una tomba e custodiscimi con i tuoi fratelli, gli apostoli, a motivo dei sommi sacerdoti. Con le mie orecchie, infatti, li udii che dicevano: “Se troveremo il suo corpo lo daremo alle fiamme, poiché da lei venne quell’ingannatore””

[18] Quando Giovanni l’udì affermare: “Uscirò dal mio corpo”, si gettò piangendo ai suoi piedi e disse: “Signore, chi siamo noi che ci addossi queste infermità? Non abbiamo ancora dimenticato le prime e già ne dobbiamo sopportare un’altra. Perché non sono io a uscire dal corpo, e tu, Maria, colei che mi veglia?”.

[19] Udendo ciò e vedendo piangere Giovanni, Maria pregò i presenti di tacere e, preso Giovanni in disparte, gli disse: “Padre Giovanni, abbi pazienza verso di me, (trattieni) un istante le tue lacrime, affinché ti possa dire quanto l’angelo mi ha comunicato”. Giovanni allora si asciugò le lacrime e Maria gli disse: “Esci con me e dì alla folla di salmodiare”. Mentre quelli salmodiavano, lei introdusse Giovanni nella sua camera e gli disse la preghiera che le era stata data dall’angelo.

[20] Estrasse una cassetta nella quale c’era un foglio e disse: “Padre Giovanni, prendi questo libro nel quale c’era il mistero. Quando avevo cinque anni, il Maestro mi fece conoscere tutte le cose del creato e pose in esso anche voi dodici”. Gli mostrò i suoi abiti funebri e tutta la preparazione della sua dimora, dicendo: “Padre Giovanni, tu sai tutto quello che ho in questa grande casa: nulla all’infuori degli abiti funebri e due tuniche. Qui vi sono due vedove; quando sarò uscita dal corpo, ne darai una a ognuna”.

[21] Poi lo condusse nel luogo ove si trovava la palma consegnatale dall’angelo affinché fosse portata dagli apostoli; e gli disse: “Padre Giovanni, prendi questa palma; così la porterete davanti a me. Mi è stata data per questo”. Giovanni le disse: “Madre e sorella mia Maria, da solo non la posso prendere, data l’assenza degli apostoli; affinché quando giungeranno non vi siano tra noi mormorazioni e dispute. Ce n’è uno più grande di me, che è stato posto al di sopra di noi. Quando saremo riuniti, ci sarà manifestata la benevolenza del nostro salvatore”.

[22] Arrivo di tutti gli apostoli. Dopo uscirono ambedue. Mentre stavano lasciando la camera, s’udì un tuono improvviso che scosse quelli che si trovavano in quel luogo. Dopo il boato del tuono ecco apparire improvvisamente gli apostoli trasportati da una nube dalle estremità della terra davanti alla porta di Maria: erano undici assisi sulle nubi. Il primo era Pietro, il secondo Paolo anch’egli su di una nube essendo stato annoverato nel numero degli apostoli; si era appena convertito alla fede in Dio. Dopo di essi, gli altri apostoli si incontrarono sulle nubi e furono trasportati davanti alla porta di Maria. Si salutarono e si guardarono stupiti domandandosi come mai si trovassero improvvisamente riuniti.

[23] Pietro rispose: “Fratelli, preghiamo Dio che ci ha radunati, tanto più che tra noi si trova Paolo, gioia dell’anima nostra. Veramente, fratelli, ha avuto compimento la scrittura del profeta e la parola di colui che dice: “Nulla di più dolce e di più bello per dei fratelli che abitare insieme!””.

Paolo disse a Pietro: “Hai trovato una testimonianza indovinata, giacché io ero separato da voi e ora sono congiunto al gruppo degli apostoli”.

Pietro allora domandò di fare una preghiera e gli apostoli risposero: “Sì, preghiamo per conoscere il motivo per cui Dio ci ha radunato”. Si onoravano gli uni gli altri per fare la preghiera; poi dissero a Pietro: “Padre Pietro, tu sei stato posto al di sopra di noi, più che a noi spetta dunque a te fare la preghiera”. Pietro rispose: “Il Dio e Padre nostro e il Signore nostro Gesù Cristo vi glorifichi come voi avete glorificato la mia carica. Beneditemi in questo, se così vi piace”.

[24] Pietro allora stese le mani e disse: “Padrone, Dio assiso sul carro dei cherubini, assiso sulle altezze tu contempli gli abissi, abiti una luce inaccessibile nel riposo eterno, mistero nascosto nel quale è stata rivelata la croce salvifica, per questo noi innalziamo le mani in forma di croce per ricevere il riposo con l’approfondita conoscenza della croce. Tu, infatti, sei il riposo delle membra stanche, tu poni fine ai travagli, tu sei colui che rivela tesori nascosti, tu hai radicato in noi la tua bontà. Qual dio è misericordioso come te, Padre? Tu non distogli da noi la tua filantropia. Chi mai è benevolo come te, chi è misericordioso come il tuo Padre che ha salvato dal male quanti credono in lui?

[25] Il tuo volere ha vinto ogni cupidigia, la fede che viene da te ha spezzato la menzogna, la tua bellezza ha vinto la seduzione, la tua umiltà ha abbattuto l’orgoglio, tu sei colui che vive e ha trionfato sulla morte, tu nostro riposo hai sradicato la morte, tu sei la gloria della misericordia, gloria inviata dallo Spirito del vero Padre. Emmanuel Emmanuel, maranathà, ora e nei secoli dei secoli. Amen”.

[26] Finito di pronunciare l’amen, Pietro e Andrea si abbracciarono. Giovanni che era in mezzo a loro disse: “Beneditemi tutti”. E tutti lo abbracciarono, ognuno secondo il suo ordine.

Dopo l’abbraccio, Pietro e Andrea dissero: “Giovanni, prediletto del Signore, come sei arrivato e da quanti giorni sei qui?”.

Giovanni rispose: “Ascoltate ciò che mi è capitato. Mentre mi trovavo nella città di Sardi con diciotto discepoli che credono nel Signore salvatore, fui tolto di mezzo a loro su di una nube; era l’ora nona: una nube discese sul luogo ove ci trovavamo, mi tolse via e mi portò qui. Bussai alla porta, mi aprirono e trovai una folla numerosa riunita attorno a Maria, madre nostra, la quale diceva: “Sto per uscire dal corpo”. Non potei trattenermi in mezzo alla folla che l’attorniava, e il mio singhiozzo divenne pesante.

[27] Ora, fratelli miei, entrando nel giorno seguente, non piangete affinché lei non sia turbata: è questo che il nostro Maestro mi manifestò allorché, durante la cena, mi appoggiai sul suo petto; per tema che, vedendoci piangere, la folla che la circonda esiti in cuor suo e dica: “Anch’essi hanno paura della morte!”. Facciamoci piuttosto coraggio con le parole del Diletto”.

[28] Gli apostoli entrarono poi in casa di Maria e dissero a una voce: “Maria, nostra sorella, madre di tutti i salvati, la grazia del Signore sia con te!”. Vedendoli tutti, Maria fu ripiena di gioia ed esclamò: “La grazia sia anche con voi! E come siete giunti qui tutti insieme? Vi vedo, infatti, tutti riuniti”.

Ed essi raccontarono come fossero stati riuniti da tutte le regioni; e ognuno disse la regione dalla quale era stato trasportato. Poi si abbracciarono da Pietro fino a Paolo, dicendo: “Il Signore ti benedica, egli che salva tutti!”.

[29] Maria allora esultò nello spirito e disse: “Benedico te che sovrasti ogni benedizione, benedico le dimore della tua gloria, benedico il grande cherubino della luce, divenuto tuo soggiorno nel mio seno, benedico tutte le opere delle tue mani obbedienti in piena sottomissione, benedico il tuo amore con il quale ci hai amato, benedico le parole di vita che procedono dalla tua bocca dateci nella verità. Credo, infatti, che tutto quanto mi hai detto si avvererà. Mi hai detto: “Quando uscirai dal corpo, manderò tutti gli apostoli da te”; ed ecco che si sono radunati e io sono in mezzo a loro come una vite fruttifera come nel tempo in cui ero con te e tu eri come una vite in mezzo ai tuoi angeli incatenando ogni attività del nemico. Ti benedico con tutta l’energia perché quanto mi hai detto si è avverato. Hai detto, infatti: “Quando uscirai dal corpo vedrai me con gli apostoli”; ed ecco, Signore, che si sono radunati insieme”.

[30] Così dicendo, Maria chiamò Pietro e tutti gli apostoli, li introdusse in camera sua e fece loro vedere i suoi abiti funebri. Dopo, uscì e si sedette in mezzo a loro e accese le lucerne che non si lasciarono più spegnere, come aveva ordinato loro Maria.

Vigilia nell’attesa della morte. Nel secondo giorno, dopo il tramonto del sole, nella notte tra il secondo e il terzo giorno, Pietro disse agli apostoli: “Fratelli, chi ha parole istruttive, parli pure per tutta la notte fino al sorgere del sole, esortando le folle”. Gli apostoli gli risposero: “Chi più saggio di te? Noi siamo felici di ascoltare la tua istruzione”.

[31] Pietro allora iniziò a parlare: “Fratelli, e voi tutti che siete entrati in questo luogo in quest’ora, per umanità verso la nostra madre Maria, voi che accendete le lucerne col fuoco di questa terra visibile, avete compiuto un buon ministero. Anch’io voglio che ogni vergine prenda la sua lucerna nel firmamento immateriale del cielo; questa è la lucerna a tre stoppini dell’uomo interiore: il nostro corpo, la mente, lo spirito. Se questi tre brillano di vero fuoco, di quello per il quale combattete, non vi vergognerete quando entrerete alle nozze e vi riposerete con lo sposo. Così appunto è della nostra madre Maria. La luce della sua lucerna riempì l’ecumene e non si spegnerà fino alla consunzione del secolo, affinché tutti coloro che vogliono prendano fiducia da lei e riceviate anche la benedizione del riposo. Or dunque, fratelli, lottate sapendo che non restiamo quaggiù per sempre”.

[32] Morte di Maria.Mentre Pietro parlava e confortava le folle, giunse l’aurora e spuntò il sole. Maria si alzò, uscì fuori, recitò la preghiera che le aveva dato l’angelo, e dopo la preghiera si stese sul suo letto e portò a compimento la sua economia. Pietro si sedette presso il capo di lei, Giovanni ai piedi e gli altri in circolo attorno al suo capezzale.

[33] Verso l’ora terza del giorno, avvenne un gran tuono e si diffuse un gradevole profumo tanto che per la profusione del profumo tutti furono presi dal sonno, a eccezione soltanto delle tre vergini. Le fece vegliare affinché testimoniassero sulla cura delle esequie di Maria madre del Signore e sulla gloria di lei.

Ed ecco che improvvisamente si presentò sulle nuvole il Signore Gesù con una innumerevole moltitudine di angeli santi: entrò con Michele e Gabriele nella camera ove era Maria, mentre gli angeli inneggiavano standosene fuori della camera. Quando il Salvatore entrò, trovò gli apostoli attorno a Maria e li salutò.

[34] Maria allora aprì la bocca e benedisse, dicendo: “Ti benedico perché hai compiuto ciò che mi avevi promesso e non hai rattristato il mio spirito. Tu mi avevi promesso che non avresti permesso che gli angeli venissero presso l’anima mia, e che saresti venuto tu da lei; ed ecco che mi accade, Signore, secondo la tua parola. Chi sono io, misera, per essere giudicata degna di una tale gloria?”. Così dicendo portò a compimento la sua economia con il volto sorridente rivolto verso il Signore.

[35] Il Signore la abbracciò, prese la sua anima santa, la pose tra le mani di Michele, l’avvolse in pelli delle quali è impossibile manifestare la gloria. Noi apostoli abbiamo visto l’anima di Maria affidata alle mani di Michele in una perfetta forma umana, a eccezione dei tratti di femmina o di maschio, senza altro all’infuori della somiglianza di ogni corpo, e uno splendore sette volte più grande.

[36] Il Salvatore disse a Pietro: “Proteggi accuratamente il corpo di Maria, mia dimora, ed esci dalla sinistra della città, troverai un sepolcro, deponivi il corpo e aspettate fino a quando vi parlerò”. Quando il Salvatore disse questo, il corpo di Maria esclamò: “Ricordati di me, re della gloria; ricordati che sono una tua creatura, ricordati che ho custodito il tesoro affidatomi”.

Allora il Signore disse al corpo: “Non ti abbandonerò, mia perla, tesoro inviolato! No, mai abbandonerò il tesoro sigillato fino a quando sarà ricercato”. Ciò detto, improvvisamente, se ne andò in alto.

[37] La sepoltura. Pietro, Giovanni, gli altri apostoli e le tre vergini presero cura del corpo di Maria: lo posero su di un lettuccio e poi svegliarono gli altri. Pietro prese la palma e disse a Giovanni: “Tu sei vergine, Giovanni, e spetta a te cantare davanti al lettuccio e tenerla”. Giovanni gli rispose: “Tu sei il nostro padre e il nostro vescovo, spetta a te precedere il lettuccio fino a quando giungeremo al luogo”. Pietro rispose: “Affinché nessuno di noi abbia a rattristarsi, coroniamone il lettuccio”. Gli apostoli s’alzarono e si caricarono il lettuccio di Maria; Pietro disse l’inno: “Israele uscì dall’Egitto, alleluia”.

[38] Il Salvatore e gli angeli erano sulle nubi a una certa distanza davanti al lettuccio inneggiando invisibili: si udiva soltanto la voce di una grande moltitudine, tanto che uscì fuori tutta Gerusalemme. Quando i sommi sacerdoti udirono il frastuono e la voce degli inni ne furono turbati e dissero: “Che è questo frastuono?”. Qualcuno rispose: “Maria uscì dal corpo e gli apostoli cantano inni intorno a lei”. E subito Satana entrò in essi dicendo: “Alziamoci e usciamo. Uccidiamo gli apostoli e bruciamo il corpo che portò quel seduttore”. Subito si alzarono e uscirono subito con armi e mezzi difensivi per uccidere gli apostoli.

[39] Gli angeli invisibili li colpirono subito di cecità e spezzarono loro la testa contro le mura poiché non potevano più vedere dove andavano, eccetto uno solo, il sommo sacerdote. Costui era uscito per vedere ciò che accadeva; si avvicinò agli apostoli e allorché li vide portare il lettuccio incoronato cantando inni, restò pieno di collera e disse: “Ecco quanta gloria riceve oggi la dimora di colui che ha spogliato la nostra stirpe!”. E pieno di collera si diresse verso il lettuccio con l’intenzione di rovesciarlo; lo toccò nel punto ove si trovava la palma: subito le sue mani si incollarono al lettuccio, furono troncate ai gomiti e rimasero sospese al lettuccio.

[40] L’uomo pianse e supplicò gli apostoli, dicendo: “Non mi abbandonate in questa sventura! Ricordati di mio padre, Pietro, quando la portiera ti parlò, dicendo: “Anche tu sei un discepolo di quest’uomo”. Ricorda come e in qual modo ti interrogai”. Pietro rispose: “Il soccorrerti non è in mio potere né in potere di alcuno di costoro. Credi dunque che Gesù è il Figlio di Dio, colui contro il quale vi siete levati, colui che avete preso e messo a morte: allora questa lezione cesserà”.

[41] Iefonia rispose: “Non è che noi non abbiamo creduto! Sì, in verità sappiamo che egli è il Figlio di Dio. Ma che cosa dovevamo fare quando l’amore del denaro aveva ottenebrato i nostri occhi? I nostri padri prima di morire ci chiamarono e ci dissero: “Figli, Dio vi ha scelto fra tutte le tribù per reggere questo popolo, percepire le elemosine e le primizie. Vigilate affinché questo luogo non diventi ricco e voi non siate nell’abbondanza; non scatenate la collera di Dio, date invece ai poveri e agli orfani quello che a voi sopravanza”. Ma noi vedendo che il luogo godeva di una grande abbondanza, abbiamo dimenticato nel tempio le tavole dei venditori e dei compratori. Il Figlio di David entrando nel santuario scacciò tutti, dicendo: “Non fate della casa di mio Padre una casa di commercio!”. Al vedere distrutte da lui le nostre abitudini abbiamo deliberato il male e l’abbiamo messo a morte, pur sapendo che è Figlio di Dio. Ma dimenticate la nostra follia e perdonatemi. Quanto mi è accaduto è un segno dell’amore di Dio, affinché io viva”.

[42] Pietro fece fermare il lettuccio e disse: “Se tu credi con tutto il cuore, avvicinati e bacia il corpo di Maria, dicendo: “Credo, teotoco vergine e madre pura, anche in colui che è nato da te, Signore e Dio nostro””. Allora il sommo sacerdote prese la parola in lingua ebraica e, tra le lacrime, benedisse Maria per tre ore; non permise ad alcuno di toccare il lettuccio e addusse testimonianze dalle Scritture sacre e dai libri di Mosè nei quali è scritto che Maria sarà chiamata tempio di Dio e porta del cielo, tanto che gli apostoli restavano ammirati dalle grandezze e meraviglie che diceva.

[43] Pietro disse: “Appressati e attacca le tue mani”. Iefonia corse e disse distintamente: “Nel nome del Signore Gesù Cristo Figlio di Dio e di Maria colomba immacolata di colui che è nascosto nella sua bontà, le mie mani si uniscano senza alcun difetto!”. E subito divennero come erano prima.

Pietro gli disse: “Alzati, prendi (la foglia) di palma che ti dò, entra nella città, incontrerai una grande folla che non trova più la via d’uscita, racconta a essa quanto ti è capitato; porrai questa foglia sugli occhi di colui che crederà e subito riacquisterà la vista”.

[44] Iefonia salì in città come gli aveva ordinato Pietro, trovò una grande folla piangente, e disse: “Guai a noi! Ciò che capitò a Sodoma capitò pure a noi! Prima Dio li colpì con la cecità, poi cadde il fuoco e li consumò. Guai a noi! Siamo divenuti ciechi, poi arriverà il fuoco”.

Iefonia prese la foglia, parlò loro della fede e quanti credettero riacquistarono la vista.

[45] Gli apostoli portarono Maria alla tomba. Deposero il corpo, si sedettero e attesero tutti insieme il Signore, come aveva loro ordinato.

Paolo disse a Pietro: “Padre Pietro, sai che sono neofita e che sono all’inizio della fede in Gesù Cristo; non ho infatti incontrato il Maestro affinché mi narrasse i gloriosi misteri. Ho udito che li ha rivelati tutti a voi sul monte degli Ulivi. Vi prego dunque di farmeli conoscere”. Pietro rispose a Paolo: “Ci rallegriamo grandemente che tu sia giunto alla fede in Cristo, ma noi non possiamo rivelarti i misteri né tu li potresti ascoltare. Ma aspetta; restiamo qui tre giorni come ci disse il Signore, il quale verrà poi con i suoi angeli per trasportare il corpo di Maria: se ce lo ordinerà, noi te li riveleremo con gioia”.

[46] Assunzione corporale di Maria. Mentre discutevano tra loro a proposito della dottrina, della fede e di molti altri soggetti, seduti davanti alla porta della tomba, ecco che giunse dai cieli il Signore Gesù Cristo con Michele e Gabriele; si sedette in mezzo a loro e disse a Paolo: “Paolo, mio prediletto, non rattristarti per il fatto che i miei apostoli non ti hanno rivelato i misteri gloriosi. A essi li ho rivelati in terra, a te li rivelerò nei cieli”.

[47] Fece poi un segno a Michele con la voce propria degli angeli e scesero verso di lui le nubi; in ogni nube c’erano mille angeli che si posero a cantare davanti al Salvatore. Il Signore disse a Michele di innalzare il corpo di Maria su di una nube e trasferirlo in paradiso. Quando il corpo fu innalzato, il Signore disse agli apostoli di avvicinarsi a lui e saliti sulla nube cantavano inni con voce angelica: il Signore comandò alle nubi di partire in direzione dell’Oriente verso la regione del paradiso.

[48] Giunti nel paradiso deposero il corpo di Maria sotto l’albero della vita. Michele portò la di lei anima santa che deposero nel suo corpo.

Il Signore inviò poi gli apostoli nei loro luoghi per la conversione e la salvezza degli uomini. A lui, infatti, spetta la gloria, l’onore e la potenza nei secoli dei secoli.
 
Amen.
 
 

LA FESTA DELLA DORMIZIONE/ASSUNZIONE DELLA VERGINE MARIA AL CIELO

Il tema della Dormizione-Assunzione di Maria al cielo, inizialmente è stato celebrato e studiato con grande intensità e partecipazione solo in Oriente mentre in Occidente è stato pressoché ignorato. Possiamo aggiungere, però, che è questo il tema mariano più tipico e più approfondito sotto l’aspetto teologico degli ultimi secoli dell’era patristica orientale. Protagonisti di questo approfondimento sono, ancora una volta, i Padri dell’Oriente Cristiano che hanno sostenuto, spinti dagli apocrifi, un ruolo essenziale nello sviluppo della dottrina assunzionista. Degno di nota è, inoltre, il fatto che, unitamente alla Grande Chiesa, anche tutte le Chiese precalcedonesi, che si separarono dalla Chiesa greco-latina nel V-VI sec. in reazione alle definizioni conciliari di Calcedonia (425)  e di Efeso (431),  considerano la Dormizione o il Transito o l’Assunzione gloriosa di Maria ai cieli come la festa più grande e come verità sicura[28]. L’omelia sulla sepoltura della santa Genitrice di Dio del siriano Giacomo di Sarug (†521), vescovo di Batna,  – appartenente alla Chiesa precalcedonese Siro-Occidentale – è una delle prime su questo tema[29]. In Occidente, invece, il tema sulla conclusione dell’esistenza terrena della Madre del Signore è pressoché ignorato. Troviamo solo nel VI secolo, in forma del tutto isolata, il vescovo Gregorio di Tours († 594), che descrive in sintesi, sulla scia degli scritti apocrifi, l’Assunzione di Maria al cielo[30]. Siamo informati che la versione trasmessaci dal vescovo Gregorio dipende da un apocrifo greco di cui era venuto a conoscenza attraverso una traduzione latina del V sec. ormai scomparsa[31].  Non sembra che questi documenti abbiano attirato molto l’attenzione dei contemporanei occidentali. Isidoro di Siviglia (†636), qualche tempo dopo, riprendendo il pensiero di Epifanio di Salamina, afferma che noi non abbiamo nessuna informazione esatta sulla morte della Theotokos, la Madre di Dio. Egli, presentando la notizia della tomba di Maria nella valle di Giosafat a Gerusalemme, la liquida con un  generico “si dice”, al quale non sembra accordare nessuna importanza[32].

In Oriente è la liturgia che ha svolto un ruolo essenziale nello sviluppo della dottrina assunzionista. Come ci informa lo studioso della Chiesa Melchita, l’archimandrita George Gharib (+2007), la festa palestinese della Dormizione o Assunzione di Maria era celebrata già tra il V e VI secolo a Gerusalemme presso il sepolcro della Theotokos al Getsemani, «dal quale si racconta che santa Maria sia stata assunta ai cieli»[33]. È probabile che la festa sia sorta dalla presenza del sepolcro della Vergine a Gerusalemme. L’Imperatore Maurizio, nel 600, con il  suo decreto estese la festa mariana a tutte le Chiese dell’impero, stabilendo che  doveva essere celebrata il 15 agosto. La denominazione della festa era diversificata: “Dormizione”, “Passaggio”, “Traslazione”, “Assunzione[34],   ma in Occidente la festa fu introdotta più tardi da  papa Sergio I (+701). In concreto si celebrava il dies natalis della Madre di Dio. È chiaro che questa festa diede vita ad un filone omiletico sull’Assunzione attraverso il quale i Padri dell’ultimo periodo patristico, come Teotecno, vescovo di Livia in Palestina († sec. VI-VII), Germano di Costantinopoli (+733)[35], Andrea di Creta, Giovanni Damasceno (†749)[36], approfondirono il tema del mistero della fine della vita terrena della Madre di Dio. Va rilevato che rimane oscillante anche in campo omiletico la determinazione esatta dell’oggetto della festa: incorruzione del corpo traslato in attesa della comune risurrezione oppure risurrezione e assunzione gloriosa. È significativo rilevare come questa celebrazione liturgica abbia subito goduto di grande popolarità ed intensità. Teotecno di Livia, nella sua Omelia sull’Assunzione della santa Madre di Dio, definisce: «l’Assunzione della Sempre Vergine, la festa delle feste»[37].Andrea di Creta, nell’Omelia II per la Dormizione della santissima Madre di Dio,  sembra quasi voler riparare il silenzio precedente su questo mistero intensificandone la celebrazione: «Dunque il dono deve essere celebrato e non deve essere nascosto: ma non perché esso sia di recente ritrovamento, bensì perché è ritornato all’antico splendore. E se non fu riconosciuto da alcuni dei nostri, non per questo esso è degno di essere taciuto anche ora: anzi – poiché non fu trascurato del tutto – è giusto che sia proclamato»[38].Giovanni di Eubea († c. 750), nell’Omelia sulla Concezione della beata Vergine Maria, afferma che bisogna celebrare la Dormizione di Maria come la festa più solenne dedicata alla Madre di Dio. Essa, celebrata dopo l’Ascensione di Gesù al cielo e la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, sta a significare quale sia la bontà del Signore e il completamento dell’economia e della giustizia di Dio[39]. Nel Messale gotico-gallicano (sec. VI-VII), il giorno dell’Assunzione di Maria è detto «sacramento non spiegabile … da onorarsi più degli altri giorni», perché «la Vergine Madre di Dio è emigrata dal mondo a Cristo. Non è stata contagiata dalla corruzione e non ha patito la schiavitù del sepolcro»[40].

P. Martin  Jugie (†1954), lo studioso francese che si è occupato molto dei problemi relativi al mistero della morte e assunzione di Maria, nel suo lavoro: Assomption de la sainte Vierge, ritiene che «una tradizione antica in questo senso deve essere certamente esistita, altrimenti risulterebbe incomprensibile quella esplosione di testimonianze degli apocrifi e non, che si verificò nel V secolo. L’abbondante letteratura delle Koimesis e dei Transitus non poteva proliferare dal nulla e all’improvviso»[41].In questo contesto occorre prendere atto di due dati che sono emersi: il primo riguarda la “tradizione liturgica” quale possibile via per giungere alle più antiche testimonianze della fede del Popolo di Dio nel mistero dell’Assunzione. Andrea di Creta, parlando della festa della Dormizione, rileva che detta solennità  nei tempi precedenti era celebrata da pochi mentre al suo tempo era divenuta universale[42].Questa informazione è un invito a continuare ad indagare nella tradizione liturgica per arrivare ad avere indizi più precisi in merito all’evento della Dormizione di Maria. Il secondo dato riguarda la “tradizione letteraria dei Transitus“, che deve avere come attraversato la vita della Chiesa, quale fiume sotterraneo per poi sfociare apertamente nei sec. V-VIII. Giustamente Alois Muller, nel suo lavoro su  La posizione e la cooperazione di Maria, del 1973,  puntualizza che in merito al compiersi della vita terrena di Maria e la sua glorificazione, occorre ammettere una tradizione di fede[43]. In questo contesto i trasitus sono “memoria” di una tradizione di fede mai ignorata nella Chiesa anche se silenziosamente veicolata. L’Occidente patristico è sempre stato piuttosto riservato e titubante nei confronti degli apocrifi dell’Assunzione mentre l’Oriente, invece, ha saputo individuarne il valore e li ha rilegittimati. Infatti Modesto di Gerusalemme (†634)[44] e i grandi omileti dell’VII sec., come Germano di Costantinopoli, Andrea di Creta, Giovanni di Damasco, in linea con Teotecno di Livia e Giovanni di Tessalonica[45], hanno presentato argomenti portanti degli apocrifi sostanziandoli con contenuti dottrinali ed eucologici di alta fattura ed operando il passaggio formale dallo stile apocrifo a quello omiletico. Così facendo, e questo è fondamentale, essi hanno legittimato l’apocrifo del transito di Maria rendendolo uno scritto riconosciuto dall’autorità della Chiesa.

LA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA  DELL’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO

Il Dogma dell’Assunzione della Vergine al cielo in anima e corpo è una dottrina di fede definita come materia rivelata dall’Enciclica “Munificientissimus Deus” di Pio XII il 1 novembre 1950. Pio XII afferma che uno dei principali criteri per cui tale asserzione teologica è stata promulgata ufficialmente come verità di fede è il consenso comune dei vescovi: il pontefice, nell’esaminare il Dogma aveva consultato e ottenuto il parere di tutto l’episcopato cattolico che si era espresso in modo favorevole e questo era un motivo di per sé sufficiente a determinare che siffatto insegnamento teologico venisse riconosciuto autentico. Ma per affrontare adeguatamente il tema dell’Assunzione della Vergine al cielo in anima e corpo occorre far riferimento al titolo stesso dell’Enciclica papale: “Munificentissimus Deus“: Dio infatti si è sempre mostrato munifico nell’elargire la sua grazia e nel dispensare il suo amore a tutti gli uomini; ha sempre mostrato somma misericordia nell’intervenire a favore dell’umanità e soprattutto molto solerte è stato il suo intervento nell’economia della salvezza attraverso l’incarnazione: Dio ci ha raggiunti facendosi uomo e, condividendo la nostra storia, ha realizzato la sua salvezza e il suo favore per gli uomini  di tutti i tempi. Egli, incarnandosi ha assunto una dimensione storica per vivere da uomo in mezzo alla gente, ha deliberato di scegliere di vivere in una famiglia, in una cultura, in un popolo. Quindi ha deciso di nascere da una donna. Ed è appunto nella scelta del grembo materno che Dio ha voluto mostrare la sua grandezza di Creatore e Salvatore Onnipotente capace di toccare l’umanità fino ad umiliare se stesso al punto di farsi bambino: nel nascere da un grembo virgineo puro e immacolato, Dio si è mostrato all’altezza del pieno amore sottomettendo alle intemperie dell’umanità le fragili membra di un fanciullo. Il grembo di Colei che ha ospitato il Salvatore, quindi, è prezioso, poiché ha consapevolmente contribuito affinché si realizzasse per noi l’opera di incarnazione per la salvezza, e pertanto non ha potuto non ottenere dei meriti la stessa fanciulla nell’esternare la propria disponibilità a che si realizzasse tale disegno di Dio a favore degli uomini. Maria, infatti, merita molto per essere stata colei che nella maternità divina ha contribuito notevolmente alla nostra redenzione e che nella sana condotta di prima redenta, nonché “ancella del Signore”, ha seguito le orme indelebili del suo stesso Verbo divino incarnato. Ora, come poteva confondersi con la terra ed essere soggetto a disgregazione il corpo prezioso di colei che aveva contribuito con tanto zelo di amore e di fede all’opera salvifica di Dio? Non sarebbe stato proprio dell’amore di Dio che il corpo verginale e puro di Maria si perdesse nella terra. Maria, <<la serva del Signore>>, così  è diventata luogo di comunicazione del Verbo con la storia e con la vita dell’uomo; ragion per cui è chiaro, nonché scontato, che essa debba essere stata custodita nella dimensione celeste onde non poter subire corruzione alcuna. Maria inoltre è sempre stata associata al Figlio suo nella redenzione e nella lotta contro il male: dall’inizio al termine della vita pubblica di Gesù, Maria ha sempre lottato strenuamente in Sua compagnia per il vantaggio dell’umanità anche se la sua opera non sostituisce quella primaria e ineluttabile del Signore; è logica conseguenza quindi che nella misura in cui la Vergine si è associata nelle asperità della prova e della lotta abbia parimenti conseguito anche i traguardi e le ricompense del suo combattimento e pertanto se Gesù suo Figlio è asceso al Cielo riconquistando la sfera del divino, Maria è stata assunta al cielo. Trattandosi infatti pur sempre di una creatura umana, Maria, a differenza del Figlio Gesù Cristo, che era asceso al cielo, non poteva che essere elevata e innalzata nella gloria anche nella sua dimensione corporale, per meritare dei vantaggi proporzionati alle pene.

Vi sono quindi moltissimi motivi per legittimare il Dogma mariano dell’Assunzione e altrettanti sono i motivi che ci spingono ad impossessarcene e ad immedesimarci in esso, riconoscendo in Maria la vera Madre del Dio dal quale è stata amata con il dono della preservazione del suo corpo dalla insidie del tempo terrestre.

Ciò deve incoraggiare altresì a pregare la Vergine perché la sua intercessione possa farci ottenere il dono della vita divina e dell’eternità della gloria futura nella sfera celeste, alla quale tutti siamo invitati. Maria Assunta in Cielo infatti non può che incutere anche a noi amore verso il divino e la sfera gloriosa che sempre ci attende e, soprattutto, essere oggetto della grande munificenza e dell’incommensurabile amore di Dio.

Assunzione della Vergine – Nicola Poussin – 1650 – Louvre – Parigi

ENCICLICA “MUNIFICENTISSIMUS DEUS

DI S. S. PIO XII

“SULL’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELO IN ANIMA E CORPO”

AI VENERABILI FRATELLI, PATRIARCHI, PRIMATI,

ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI

AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE PACE E COMUNIONE

 PIO PP. XII SERVO DEI SERVI DI DIO

VENERABILI FRATELLI, SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE

Pio Vescovo, servo dei servi di Dio a perenne memoria

 Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cfr. Rm 8,28). Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l’ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi. Dio, infatti, che da tutta l’eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, “quando venne la pienezza del tempo” (Gal 4,4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria. Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d’immortale memoria, definì solennemente il dogma dell’immacolata concezione dell’augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, ne dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo. Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine. Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del Concilio Vaticano chiedere con vive istanze all’apostolica sede questa definizione. In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all’insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell’orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell’assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita. In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie. Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l’assunzione della beatissima vergine Maria al cielo. Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell’episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica] Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: “Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l’assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate”. E coloro che “lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio” (At 20,28) hanno dato all’una e all’altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo “singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli” (Pio IX, Ineffabilis Deus), nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse[46]. Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l’assistenza dello Spirito di verità (cfr. Gv 14,26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. “Infatti, come insegna il Concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede”[47].  Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali – è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, “debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio”[48]. Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente. I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un’acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto. Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l’approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell’assunzione della beatissima Vergine. Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall’antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, “essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana”[49]. Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: “Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei”[50]. Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria “inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini”. E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l’assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: “A te Dio, re dell’universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò”[51]. II fatto poi che la sede apostolica, erede dell’ufficio affidato al Principe degli Apostoli di confermare nella fede i fratelli (cfr. Lc 22,32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell’Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall’inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria (Liber Pontificalis). In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell’Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l’ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli (ibidem). Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall’obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni “che la santa chiesa romana ricevette dall’antichità ed osserva tuttora”[52]. Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall’albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l’oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l’incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste “glorificazione”, a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo. Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l’assunzione corporea dell’alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: “Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio”[53] Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l’incorruzione e l’assunzione al ciclo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: “Tu, come fu scritto, apparisci “in bellezza”, e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell’eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita”[54]. E un altro antico scrittore dice: “Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell’immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un’eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo”[55]. Con l’estendersi e l’affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate. Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l’accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio del- l’assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura. Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l’assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l’intima unione di Maria col suo Figlio; e quell’amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre. Frequentemente poi s’incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri[56], per illustrare la loro fede nell’assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Cosi per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: “Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione” (Sal 131,8), e vedono nell’Arca dell’Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44,10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici “che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d’incenso” per essere incoronata (Ct 3,6; cf. 4,8; 6,9). L’una e l’altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli. Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l’assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell’Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l’apostolo Giovanni contemplò nell’isola di Patmos (Ap 12,Is). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole “Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne” (Lc 1,28), poiché vedevano nel mistero dell’assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva. Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; – non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, – perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. “Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1,28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi”[57]. Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell’assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell’Assunzione, commentando le parole d’Isaia: “Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi” (Is 60,13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. “Con ciò si ha chiaramente – dice – che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore”. Perciò scrive il Salmista: “Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l’Arca della tua santificazione”. Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così “risorse anche dall’Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste”[58]. Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: “Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero”[59]. E in un discorso tenuto il giorno dell’Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell’angelo: “Ave, o piena di grazia …”, il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta[60]. Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all’anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria[61]. Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell’integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere[62]. Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: “Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? ” (Ct 8,5), così ragiona: “E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. … Poiché infatti … la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l’anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l’anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione”[63]. Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell’anima e del corpo – per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli – esige apertamente che “Maria non debba essere se non dov’è Cristo”[64]; inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l’anima e il corpo, come dell’uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire “quasi una riprova sensibile” (Idem, l.c.). In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, S. Roberto Bellarmino esclama: “E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi”[65]. Parimenti S. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non è lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: “Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?”[66]. E s. Alfonso scrive: “Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito”[67]. Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell’assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef 5,27), la quale è detta dall’apostolo “colonna e fondamento della verità” (1 Tm 3,15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell’anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell’assunzione, dice: “Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è fissata talmente nell’anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in ciclo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico”[68]. Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che “i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l’onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura”[69] fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell’assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d’animo, con cui doveva credersi l’immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite. Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto. Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’apostolo delle genti (cfr. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15,21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, “quando… questo corpo mortale sarà rivestito dell’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria” (1 Cor 15,54). In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità “con uno stesso decreto”[70]  di predestinazione, immacolata nella sua concezione. Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cfr. 1 Tm 1,17). Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine. Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’assunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione. La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l’Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo. “Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo“. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica. Affinché poi questa Nostra definizione dell’assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata. A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato. Noi Pio, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto.

Pio XII mentre proclama il Dogma dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo – Anno Santo – 1 novembre 1950

L’ICONOGRAFIA DELL’ASSUNZIONE DELLA VERGINE MARIA AL CIELO

Giovanni Damasceno, (lat.: Iohannes Damascenus; in ar.:: يوحنا ابن ﺳﺮﺟﻮﻥ ‎, Yuḥannā ibn Sarjūn),  che nacque a Damasco nel 676 circa, e morì  nel monastero di Mar Saba di Gerusalemme il 4 dicembre 749 proveniva da una famiglia araba siriana di fede cristiana, figlio di Sarjūn ibn Manṣūr e nipote di Manṣūr, fu il primo della famiglia ad assumere alte responsabilità amministrative sotto il governo musulmano degli  omayyade del califfo Mu‘āwiya b. Abī Sufyān e dei suoi due primi successori. Venerato come santo dalla Chiesa indivisa, Giovanni Damasceno, uno dei grandi e ardenti difensori dell’Assunzione di Maria al Cielo, nel 1890 papa Leone XIII lo dichiarò Dottore della Chiesa.  Giovanni Damasceno, nella II  omelia sul Transito di Maria, dice: <<Oggi l’arca santa e vivente del Dio vivo, colei che portò in seno il suo stesso Creatore, riposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d’uomo… Colei che fece scaturire per tutti la vera vita, come avrebbe potuto essere soggetta alla morte?… colei che ha ricevuto in sé la Vita stessa, infinita e illimitata, la Vita che non conosce né inizio né termine, come non sarebbe viva per tutta l’eternità?… Ma ora, il paradiso non riceverà forse colei che ha infranto in sé l’impeto delle passioni e ha portato alla luce il germoglio dell’obbedienza a Dio e al Padre, dando inizio alla vita di tutto il genere umano?… Egli era sceso verso di lei: così essa, la creatura amata sopra ogni altra, doveva essere elevata in una dimora più grande e più perfetta, nel cielo stesso (Eb 9,11.24). Era giusto che colei che aveva ospitato nel suo grembo il Verbo divino si stabilisse nella dimora del suo Figlio. E come il Signore disse che egli doveva essere nella casa del Padre (Lc 2,49), così era necessario che la Madre abitasse nella dimora regale di suo Figlio, nella casa del Signore, negli atri del nostro Dio (Sal 135,2). Perché, se lì è la dimora di tutti quelli che sono nella gioia, dove mai dovrebbe risiedere colei che è la causa stessa della gioia?>>.

Sappiamo che i Vangeli non parlano della vita di Maria, le notizie che conosciamo ce li hanno tramandate gli scritti apocrifi, principalmente il Proto-Vangelo di Giacomo, databile al 150. Secondo una tradizione Maria sarebbe stata accolta nella casa di Giovanni ad Efeso, dove sarebbe morta, secondo altri racconti, Maria Morì a Gerusalemme, dove, vicino al Monte degli Ulivi sorge una grande basilica del VI sec.


Gerusalemme –Basilica dell’Assunzione – Efeso – Casa di Maria
Tomba vuota di Maria  Basilica dell’Assunzione – Gerusalemme

Il racconto della morte di Maria, nella Chiesa latina è chiamato Dormitio Virginis, e in quella greca Koimesis, nel significato di dominio sulla morte, questi termini che spiegano come la Vergine non sia realmente morta, ma sia stata colta da un sonno simile alla morte e poi assunta in cielo. L’iconografia è stata tratta dalle notizie che ci sono giunte dalla letteratura cristiana apocrifa dei primi secoli, raccolte e sistemati in un unico racconto dal vescovo di Genova, il domenicano Jacopo da Varazze nella sua Legenda Aurea, compilata a partire dal 1260 e fino 1298, anno della sua morte. I raccontim del vescovo Jacopo ora che acquistano una straordinaria importanza.

La scena vera e propria, e la più ripetuta, mostra Maria addormentata su un giaciglio, oppure nell’iconografia rinascimentale dell’Europa del Nord, su un letto a baldacchino in un tipico interno domestico. 

La morte di Maria Cripta della Basilica di Aquileia IX sec.
Koimesis di S. Salvatore in Chora  Istanbul – sec. XIV
Maria nella Comunione dei Santi  Il Paradiso di Giusto de’ Menabuoi 1375-1378 – Battistero di Padova
Morte della Vergine MariaMichelangelo Merisi da Caravaggio 1604 – Musée du Louvre Parigi

Il ciclo completo sulla morte della Vergine Maria viene illustrato verso la fine del XII sec. in diverse opere di transizione tra l’arte romanica e la gotica, come in una vetrata della cattedrale di Saint-Maurice ad Angers (XII/XVI sec.) in Francia. Innanzitutto viene rappresentata la morte della Vergine, anche se in realtà, l’arte cristiana occidentale raffigura Maria morente, che può essere distesa, seduta o anche inginocchiata in preghiera; è quasi sempre circondata da Gesù e dagli apostoli. Più raramente l’assistono negli ultimi istanti le sue amiche, raffigurate in secondo piano. Nella Dormizione talvolta è rappresentato anche un angelo che accoglie nel lembo della tunica un bimbo nudo che Gesù gli consegna: secondo la convenzione dell’arte medievale si tratta dell’anima della Vergine Maria morente.

La deposizione della Vergine nel sepolcro, è una scena raramente rappresentata,  mentre la deposizione di Cristo Gesù nella tomba è più ricordata. La Vergine, avvolta in un sudario, viene deposta nel sepolcro da alcuni angeli e dagli apostoli, alla presenza di Gesù. Nella vetrata della cattedrale di Angers la Vergine è sepolta da sette apostoli (numero simbolico) e da un angelo. Accanto a questa scena si vede il corteo funebre, con l’episodio dell’ebreo Ruben, che <<voleva gettare a terra il venerabile feretro con il corpo della beata Maria. Ma le sue mani rimasero secche all’ altezza di un cubito e, volente o nolente, discese fino nella valle di Giosafat piangendo e gridando: le sue mani restavano, infatti, dirette verso il feretro e non riusciva a ritrarle. Prese dunque a supplicare gli apostoli affinché lo salvassero con le loro preghiere e fosse fatto cristiano. Allora gli apostoli piegarono le ginocchia e supplicarono il Signore di perdonarlo. E subito, guarito, rese grazie a Dio, baciò i piedi della regina di tutti i santi e degli apostoli, nello stesso luogo fu battezzato e iniziò a predicare il nome del Signore nostro Gesù Cristo. Gli apostoli deposero il corpo nella tomba con grande onore, piangendo e cantando pieni di amore e di dolcezza. Poi un’improvvisa luce celeste li circondò e caddero a terra, mentre il corpo santo fu assunto in cielo dagli angeli>>. Questo racconto apocrifo dello pseudo Giovanni, che è rappresentato anche nelle icone, ci aiuta a capire che il misterioso personaggio disteso a terra con le braccia alzate altri non è che Ruben, l’ebreo che aveva tentato di buttare a terra il corpo di Maria mentre gli apostoli lo trasportavano verso la valle di Giosafat per la sua sepoltura.

Segue l’Assunzione della Vergine, che iconograficamente ha molti elementi in comune con la Dormizione. Maria è distesa nel sarcofago come lo era sul letto di morte; accanto a lei alcuni angeli hanno preso il posto degli apostoli. A volte una schiera di angeli circonda la Vergine avvolta nel sudario e la solleva delicatamente.

Per l’illustrare l’Assunzione è stata ripresa la descrizione fatta da Gregorio Tours (†594), il primo autore occidentale che parla dell’Assunzione della Vergine alla fine della sua esistenza terrena. Egli, nel De gloria martyrum, scrive: <<Infine, quando la beata Vergine, avendo completato il corso della sua esistenza terrena, stava per essere chiamata da questo mondo, tutti gli apostoli, provenienti dalle loro differenti regioni, si riunirono nella sua casa. Quando sentirono che essa stava per lasciare il mondo, vegliarono insieme con lei. Ma ecco che il Signore Gesù venne con i suoi angeli e, presa la sua anima, la consegnò all’arcangelo Michele e si allontanò. All’alba gli apostoli sollevarono il suo corpo su un giaciglio, lo deposero su un sepolcro e lo custodirono, in attesa della venuta del Signore. Ed ecco che per la seconda volta il Signore si presentò a loro, ordinò che il sacro corpo fosse preso e portato in Paradiso>>.

Un capitello della cattedrale di Notre-Dame a Clermont-Ferrand

Un capitello della chiesa di Notre-Dame a Clermont-Ferrand, presenta sulle quattro facciate una versione molto originale dell’Assunzione. Gesù tiene tra le braccia il corpo della Madre avvolto in bende, ai suoi piedi il sarcofago vuoto. Da una parte due angeli, con un turibolo e un gonfalone, accolgono in cielo Maria Assunta. Su un’altra faccia altri due angeli che spalancano le porte della Gerusalemme celeste, simboleggiata da una chiesa con campanile, all’interno della quale una lampada arde su un altare. Le ultime due facce sono dedicate rispettivamente all’apertura, da parte di un angelo, del Libro della Vita, sul quale è scritto il nome di Maria e la sua incoronazione a Regina del cielo e della terra.

La glorificazione di Maria è il tema più diffuso di tutto il ciclo. Ha origine da un racconto di Melitone di Sardi sul Transito della Beata Vergine Maria, che ha ripreso l’immagine della Mulier amicta sole dell’Apocalisse 12,1 di san Giovanni.

Nell’VIII sec., la Chiesa di Roma considera ancora l’Assunzione corporale di Maria al Cielo come una pia opinione e non un dogma, che sarà proclamato il 1 novembre 1950 da Pio XII. Anche se la celebrazione della festa dell’Assunzione di Maria sia stata stabilita dall’imperatore Maurizio il 15 agosto 600, anche i bizantini hanno difficoltà ad ammetterla e preferiscono chiamarla Dormitio, la cui icona svolge il tema su due piani spaziali distinti. Uno reale a cui appartengono il letto della Vergine, gli apostoli, i santi e lo sfondo architettonico della casa di Giovanni a Efeso, l’altro mistico in cui vi è Gesù venuto a raccogliere l’anima della Madre. Sotto l’influenza bizantina, anche nell’iconografia occidentale è presente Gesù, raffigurato dietro il letto oppure in cielo, circondato da schiere di angeli, che sta per accogliere o ha già tra le braccia l’anima della Vergine, rappresentata come una figura di piccole dimensioni, pronta ad ascendere al cielo.

Bisogna, dunque, distinguere nell’iconografia l’Assumptio animae, sotto forma di bambina, dall’Assumptio corporis, nella sua forma gloriosa. L’Assunzione di Maria in anima e corpo creava dei problemi perché fino al XII sec. la liturgia non aveva mai fatto riferimento all’Assunzione del corpo, ma solo dell’anima. La prima vera assunzione del corpo viene rappresentata nell’XI sec. in Occidente ed è un modello che  poi sarà diffusissimo, come le coeve ascensioni di Gesù.

Nel XII sec. il tema è frequente nelle sculture delle cattedrali francesi, dove vengono rappresentati in sequenza la morte, l’assunzione e la glorificazione della Vergine Maria, mentre i primi esempi italiani appaiono solo nel XIII sec. Cimabue (†1302), nella Basilica superiore di Assisi, creò un modello originale: in basso gli apostoli, i santi e i profeti circondano la tomba vuota, mentre in alto Gesù e Maria siedono in una mandorla sollevata dagli angeli.

Assunzione della Vergine Cimabue e aiuti 12771283 ca – Basilica superiore di San FrancescoAssisi

Verso la fine dl XIII sec. scompare il tema della risurrezione della Vergine ed è rimpiazzato dall’assunzione:  Maria, infatti non sale al cielo come Cristo ma è portata in paradiso dagli angeli. Cristo è tornato riportando la sua anima, che si unisce di nuovo al corpo: la Vergine, in atteggiamento orante, si eleva con le mani giunte in una mandorla portata dagli angeli al di sopra della tomba aperta attorno alla quale sono riuniti gli apostoli. Il motivo della mandorla viene, successivamente, sostituito dalle nubi circondate dagli angeli: Maria ascende da sola, con le braccia distese, sotto gli sguardi stupiti degli apostoli, mentre gli angeli la circondano. La tomba è ora vuota, ora piena come un grande portafiori di gigli e di rose bianche che, secondo Giovanni Damasceno, emanavano fragranze ineffabili di Paradiso.

L’Assunzione e la tomba vuota con i fiori Benozzo Gozzoli, Pinacoteca Vaticana, 1450-1452

Particolarmente originali sono alcune scene raffigurate nel XIII sec.: sulla misura di un manoscritto di Gasgow, si vede Maria salire al cielo tutta avvolta nelle fasce. Un bassorilievo della cattedrale di Autun rappresenta, invece, la Vergine che passa attraverso il coperchio della tomba, così come Gesù è uscito dalla tomba senza rompere i sigilli. 

Per essere al sicuro dagli attacchi di demoni, Maria è talvolta scortata dagli arcangeli Michele e Gabriele che la proteggono. Maria assunta, in un bassorilievo di Donatello per la tomba del cardinale Rinaldo Brancaccio a Napoli, eccezionalmente è rappresentata seduta.

L’Assunta seduta Donatello, Michelozzo di Bartolomeo e Pagno di Lapo Portigiani Particolare  in Marmo del 1426-1428 del monumento funebre  del Card. Rinaldo Brancaccio (+1427) Chiesa di Sant’Angelo a Nilo – Napoli

In seguito, a causa di un’altra confusione iconografica, l’Assunzione perde il suo carattere originale per mutarsi in ascensione, soprattutto nell’arte italiana a partire dal XIV sec.: ne è l’esempio la grande pala d’altare di Tiziano nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.

Assunzione della Vergine, Tiziano Vecellio 1518

Nel XVII sec. anche Guido Reni  e Nicolas Paussin  fanno elevare la Vergine dagli angeli

Assunzione di Maria, Guido Reni – 1627 – Chiesa di Santa Maria Assunta – Castelfranco Emilia
Assunzione della Vergine, Nicolas Paussin– 1650 –
Museo del Louvre – Parigi

Il tema dell’Assunzione di Maria,  che con forti resistenze era entrato a far parte dell’iconografia della morte e glorificazione di Maria, diviene ora apoteosi.

Ben presto l’Assunta fu assimilata alla Mulier amicta sole di Apocalisse 12,1, sotto l’influenza delle Litanie Lauretane, la cui origine risale al XII sec., ed è generalmente raffigurata in piedi sulla mezzaluna, con il capo coronato di 12 stelle

L’Immacolata concezione, di Giovanni Battista Tiepolo 1767-1768, Museo del Prado

Il panorama dell’iconografia mariana del XVII e XVIII sec. è vastissimo. Il trionfo della Vergine Maria viene sancito nella liturgia, nella devozione, nella politica e nelle arti. Nel 1708 papa Clemente XI ufficializza la celebrazione dell’Immacolata Concezione ma, soprattutto, dopo gli orientamenti post-conciliari tridentini, nel corso di questi secoli, accanto all’iconografia dell’Immacolata Concezione, la Donna dell’Apocalisse giovannea (12,1) domina l’Immacolata-Assunta.

Assunzione della Vergine, Giuseppe Passeri –  (Roma, 1654 – Roma, 1714)

 

La difficoltà di riconoscere in molte opere se si tratta dell’Immacolata Concezione o dell’Assunzione deriva da una scienza precisa: se la pienezza di grazia suppone che Maria sia stata concepita immacolata nel pensiero divino sin dall’eternità, ciò comporta anche la sua glorificazione finale e quindi la sua assunzione al cielo. Gli effetti del peccato originale, da cui Lei era stata preservata, a maggior ragione devono essere risparmiati al termine della sua esistenza terrena:

<<Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali – è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà>>(Pio XII – Proclamazione del dogma dell’Assunzione al cielo di Maria – 1 novembre 1950).

Assunzione di Maria, Palma il Vecchio  1480 (?)- 1528 
Gallerie dell’Accademia – Venezia

CONCLUSIONE

<<Nella vita di Maria, legata totalmente a quella del Figlio, Cristo Gesù, si manifesta anticipatamente ciò che il suo Figlio ha compiuto per noi risorgendo dai morti, la vittoria appunto sul peccato e sulla morte. In Maria risplende il compimento del progetto divino sulla creatura umana: la dignità dell’uomo appare in piena luce in quella suprema destinazione, già compiuta nella Vergine Madre, a partecipare nell’integrità della persona, in anima e corpo, cioè alla gloria celeste… Il suo ‘privilegio’ appare come un segno concreto della speranza offerto all’umanità tutta intera, poiché rende manifesta la meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno e alimenta, quasi visibilmente, la fede, nella nostra risurrezione, garantita da Cristo… La figura della Vergine Madre assunta in cielo diventa allora la cifra della dignità presente e futura dell’uomo creato e redento da Dio, la densa riprova che la gloria dell’Eterno non si stabilisce sulle rovine della sua creatura, ma che al contrario Egli è glorificato nella gloria dei suoi santi>>[71]

I quattro dogmi mariani proclamati dalla Chiesa: Maternità Divina (Concilio di Efeso, 431), Verginità Perpetua (Concilio di Costantinopoli, 553), Concezione Immacolata (Beato Pio IX 8 dicembre, 1854), Assunzione Corporea al Cielo, (Pio XII, 1 novembre 1950), furono apertamente professati dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Dogmatica Lumen gentium (VIII,53-59).

Sebastiano Mangano, nato a Catania il 2 luglio del 1944, si è laureato in Pedagogia presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania il 31/7/1986 con voti 105/110, relatore la Prof. Grazia Rapisarda, con una dissertazione di laurea dal titolo: “L’Infanzia di Gesù nei Vangeli Apocrifi”; dal 1986 è membro del Centro Studi sull’Antico Cristianesimo dell’Università degli Studi di Catania. 

Ha partecipato al Seminario di Perfezionamento Patristico su “Gli Apocrifi Cristiani” presso l’Istituto Patristico Augustinianum della Pontificia Università Lateranense di Roma dal 20/9- all’1/10/1993.

Ha frequentato il Corso Teologico S. Euplo presso il Seminario Arcivescovile di Catania dall’anno 1992 all’anno 1998; è stato ordinato Diacono dall’arcivescovo mons. Luigi Bommarito il 14/9/1998.

E’ stato nominato Cultore di Letteratura Cristiana Antica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania il 22 febbraio 2006 e ha fatto parte delle commissioni ufficiali di esami.

Ha collaborato con la Prof. Grazia Rapisarda, Ordinario di Letteratura Cristiana Antica nella Facoltà di Lettere dell’Università di Catania per le ricerche bibliografiche di parecchi lavori, partecipando ai relativi convegni.

E’ autore di numerose monografie e articoli a stampa sui Padri della Chiesa Antica greca, latina e siriaca, sulla Letteratura Cristiana Apocrifa e su argomenti inerenti la storia patria, nonché sulle Forze Armate, sul Corpo Militare e sul Corpo delle II. VV. della CRI e sui Cappellani Militari della Diocesi di Catania nelle guerre del secolo scorso.

E’ 1° Capitano del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e, per mandato dell’arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, “Incaricato Diocesano per la Pastorale delle Forze Armate”, nonchéAssistente Spirituale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italia, compresi il Corpo Militare e il Corpo delle Infermiere Volontarie, Ausiliari delle Forze Armate.

Esercita quotidianamente il ministero pastorale del Diaconato nella parrocchia Madonna del Divino Amore, nel popoloso quartiere Zia Lisa di Catania.

La Madonna Assunta che dona la cintola a San Tommaso La Verna, Chiesa di S. Maria degli Angeli. Altare maggiore. 
Andrea della Robbia. 1488 ca.

INDICE

La Dormizione della Madre di Dio nei Padri della Chiesa dei e primi quattro secoli pag. 3

Alcune ipotesi sul silenzio dell’antica tradizione patristica pag. 5

Interesse dei Padri per il Mistero dell’Assunzione pag. 7

La Dormizione della Vergine nella letteratura apocrifa pag. 8 

Le festa della Dormizione/Assunzione della Vergine Maria al Cielo pag. 19

La proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo pag. 21

L’Enciclica Munificentissimus Deus di S. S. Pio XII pag. 23

L’iconografia dell’Assunzione della Vergine Maria al Cielo pag. 35

Conclusione  pag. 47

Note


[1]
                        [1] Il Sub tuum presidium, che qui è riportato nella versione romana, è il più antico tropàrion  dedicato alla Madre di Dio, risalente al III sec.  e ancora oggi usato in tutti le principali liturgie cristiane. Esso è un’invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Teothokos   invocando  con fiducia la sua l’intercessione il suo aiuto. Il papiro copto del Sub Tuum Praesidium  fu ritrovato ad Alessandria d’Egitto e acquistato nel 1917 dalla John Rylands Library di Manchester, che lo pubblicò per la prima volta nel 1938.

[2]
                In copertina: Icona russa della Dormizione della Madre di Dio, fine XIII sec. State Research Institute for Restauration, Mosca.  
                        [2] Origene, In Joannem; GCS, Origenes Werke IV, fragm. 31, p. 506. 93

[3]
                        [3] Agostino, Enarratio in Ps. 34, sermo II,3; CCL 38,314; PL 36,335.94

[4]
                        [4] Agostino, De catechizandis rudibus 22,40; CCL 46,164; PL 40,339. 95

[5]
                        [5] Agostino, Cfr. In Evangelium Joannis, 8,9; CCL 36,88; PL 35,1456; Enarratio in Ps. 126,7; CCL 40,1862; PL 36,1673.96..

[6]
                        [6] Efrem Siro, Hymni et sermones 15; T. J. Lamy, t. 2, p. 584. 101

[7]
                        [7] Efrem Siro, Sul natale del Signore, 4, ed. Assemani, V, p.415; Sermo I inter diversos, ed. Assemani Vi, 600.

[8]
                        [8]  Severiano di Gabala, Omelia VI sulla creazione del mondo 10, PG 56, 498.

[9]
                        [9]  Epifanio di Salamina, Panarion, 78, 11; PG 42, 716. 105).

[10]
                        [10] Panarion, 78,11; PG 42, 716.106. 

[11]
                        [11] Panarion, 78,11; PG 42, 716 107

[12]
                        [12] Panarion, 78,11; PG 42, 716.108

[13]
                        [13] Panarion, 78,11; PG 42, 716.110. 

[14]
                        [14]  Epifanio di Salamina, Panarion, 78,24; PG 42,737.111

[15]
                        [15] J. Galot, Cfr.Maria la donna nell’opera della salvezza, ed. Pontificia Università Gregoriana, Roma.113

[16]
                        [16] Epifanio di Salamina, Panarion, 78, 24; PG 42, 737.114. 

[17]
                        [17] Modesto di Gerusalemme, Cfr. Omelia sulla Dormizione della Madre di Dio; PG 86, 3277.115. 
 

[18]
                        [18] Andrea di Creta, OratioXII: PG 97, 1060.116

[19]
                        [19] Andrea di Creta Oratio XII: PG 97, 1060. 117

[20]
                        [20] Andrea di Creta Oratio XIII; PG 97, 1072.118, 

[21]
                        [21] L. Gambero, Maria Assunta, p. 119.119

[22]
                        [22] E. Neubert , De la découverte progressive des grandeurs de Mere. Application au dogme de l’Assomption, Paris 1951, p. 112. 121.

[23]
                        [23] A. Muller, La posizione e la cooperazione di Maria nell’evento di Cristo, in Mysterium salutis, VI, Brescia 1971, p. 615. l22.

[24]
                        [24] G. Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, I, Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme 1975, p. 216.123. 

[25]
                        [25] A Muller, Discorso di fede sulla madre di Gesù. Un tentati di mariologia in prospettiva contemporanea, «Giornale di teologia» 1 Brescia 1983, pp. 101-102; L. Gambero, Maria Assunta, pp. 130-131.

[26]
                        [26] Konstantin von Tischendorf  Apocalypses apocryphae, Lipsiae 1866, p. XXXIV. 

[27]
                        [27] Dormizione di Maria, Transito R., Cod. Vatic. gr. 1982, ff. 181-189.
 

[28]
                        [28] Le “Chiese precalcedonesi” sono quelle Chiese orientali tuttora presenti nel mondo, le quali si separarono dalla Grande Chiesa greco-latina nel V-VI secolo in reazione alle definizioni dei concili di Efeso (431) e di Calcedonia (451). 126

[29]
                        [29] Giacomo di Sarug, , in Testi mariani del primo millennio. Padri e altri autori orientali, a cura di G. Garib-Em, Toniolo-L. Gambero, G. Di Nola,   vol. IV. Città nuova editrice, Roma 1991, p. 172-177.  .

[30]
                        [30] Gregorio di Tours, cfr. Libro dei miracoli, 1, 4; PL 71, 708. 128.

[31]
                        [31] Quanto all’apocrifo greco, cfr. Antoine. Wenger (+2009), L’Assomption, Tesi pp. 22, 58s., 66, 209s.

[32]
                        [32] Isidoro di Siviglia,  La nascita e la morte dei Padri, I,11-112: PL 83,148-149. 130

[33]
                        [33] Anonimi Placentini itinerarium, Recensio altera 17; CSEL 39, cfr. Gharig. G. , Introduzione, in TMPM 2, p. 22. 131

[34]
                        [34] In Occidente la festa fu introdotta molto più tardi dal papa Sergio (687-701).132

[35]
                        [35] Germano di Costantinopoli, Omelia I per la Dormizione: PG 98,343; Omelia II per la Dormizione: PG 98,351-352: Omelia III per la Dormizione: PG 98,360-372.

[36]
                        [36] Giovanni Damasceno, Omelia prima sulla Dormizione, 10; Omelia seconda sulla Dormizione, 10.

[37]
                        [37] Teotecno di Livia, Omelia sull’Assunzione della santa Madre di Dio; Wenger, L’Assomption, p. 288. 133

[38]
                        [38] Andrea di Creta, Omelia II per la Dormizione della santissima Madre di Dio; PG 97, 1072.  134

[39]
                        [39] Giovanni di Eubea, Omelia sulla concezione della beata Vergine Maria, 22: PG 96,1500.

[40]
                        [40] Missale goticum, 28, n. 94.

[41]
                        [41] Cfr. M. Jugie, Assomption de la sainte Vierge, pp. 631-632.

[42]
                        [42] Cfr.M.  Jugie, op. cit. 

[43]
                        [43] Cfr. A. Muller, La posizione e la cooperazione di Maria, p. 615.

[44]
                        [44] Modesto di Gerusalemme, Omelia sulla Dormizione della Madre di Dio. Questo è il primo documento a contenere esplicitamente la dottrina cattolica sull’assunzione di Maria, il patriarca Modesto di Gerusalemme celebra con accenti entusiastici la Vergine che, dopo aver percorso in modo straordinario la via temporale di questa vita, fu assunta nella gloria eterna del suo Figlio, vita e risurrezione del mondo, che lei stessa aveva portata nel suo seno.

[45]
                        [45] Giovanni di Tessalonica, Omelia sulla Dormizione della santa Vergine: PO 81926, p. 375-405.

[46]
                        [46] Conc. Vat: I, Dei Filius.

[47]
                        [47] Conc. Vat. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4.

[48]
                        [48] Conc: Vat: I, Dei Filius.

[49]
                        [49] Enc. Mediator Dei.

[50]
                        [50] Sacramentarium Gregorianum.

[51]
                        [51] Menaei totius anni.

[52]
                        [52] Responsa Nicolae Papae I ad consulta Bulgarorum, 13-11-866.

[53]
                        [53] S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 14; cf etiam ibid., n. 3.

[54]
                        [54] S. Germanus Const., In sanctae Dei Genitricis Dormitionem, sermo I.

[55]
                        [55] Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Marine (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.

[56]
                        [56] S. Ioannes Damascenus, Encomium in Dormitionem Dei Genitricis Virginis Mariae, hom. II, 11; Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. Attributum.

[57]
                        [57] Amadeus Lausannensis, De Beata Virginis obitu,Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.

[58]
                        [58] S. Antonius Patav., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.

[59]
                        [59] S. Alberto Magno, Mariale sive quaestiones super Evang. “Missus est”, q. 132.

[60]
                        [60] S. Alberto Magno, Sermones de sanctis, sermo XV: In annuntiatione B. Mariae; cfr. etiam: Mariale, q.132.

[61]
                        [61] Cfr. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c. ; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art.  
                   5; In IV Sent., D. 12. q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3. sol. 1 et 2.

[62]
                        [62] Cfr. S. Bonaventura, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.

[63]
                        [63] S. Bonaventura, De Assumptione B. Marine Virginis, sermo 1.

[64]
                        [64] S. Bernardino da Siena, In Assumptione B. Marine Virginis, sermo 2.

[65]
                        [65] S. Roberto Bellarmino, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Marine Virginis.

[66]
                        [66] Oeuvres de St Francois de Sales, Sermon autographe pour la féte de l’Assomption.

[67]
                        [67] S. Alfonso Maria de’ Liguori, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1

[68]
                        [68] S. Pietro Canisio, De Maria Virgine.

[69]
                        [69] Suarez F., In tertiam partem D. Thomae. quaest. 27. art. 2. disp. 3, sec. 5, n. 31.

[70]
                        [70] Enciclica  Ineffabilis Deus – 8 dicembre 1854 per la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione..

[71]
                        [71] Bruno Forte, Maria, la donna icona del Mistero, Saggio di mariologia simbolico-narrativa, Edizioni Paoline 1989, Cinisello Balsamo (MI), p. 137.

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