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Ragione di Stato, disobbedienza civile, ribellione femminile, perdita del Sacro: che cosa significa affrontare il mito di Antigone in un momento storico in cui molti temi trattati nella tragedia di Sofocle sembrano tornati di bruciante attualità? E che cosa significa affrontarlo in una terra – la Sicilia – nutrita di grecità? I testi classici parlano al presente attraverso archetipi universali e il teatro è il luogo privilegiato per la messa in scena di quei conflitti irrisolti che ci riguardano da vicino. Chi ha ragione? Il re Creonte, il cui compito è controllare l’ordine sociale e mantenere la pace dopo la guerra civile? O Antigone, che ha come dovere supremo la sepoltura del consanguineo e viola perciò l’editto reale, in nome di una giustizia umana che precede e supera le leggi? Il dilemma che dilania i personaggi del testo sofocleo verrà elaborato – in un inedito, asciutto adattamento – nello spettacolo inaugurale della stagione 2019/2020 del Teatro Stabile di Catania, in scena alla sala Verga dal 15 al 27 ottobre, poi in tournée nazionale fino a fine marzo 2020.

Il nuovo allestimento è stato presentato stamattina, venerdì 11 ottobre, al Teatro Verga, alla presenza di un foltissimo pubblico di giornalisti, abbonati, appassionati e artisti. Al tavolo dei relatori, il consigliere del Cda dello Stabile Fabio Roccuzzo, il direttore Laura Sicignano e Alberto Cardillo, capo della segreteria particolare dell’assessore regionale al Turismo, Sport e spettacolo Manlio Messina. Trattenuti da impegni inderogabili, il presidente Carlo Saggio e la vicepresidente Lina Scalisi hanno affidato i loro interventi ad una nota, di cui riportiamo i passaggi.

“Oltre ad essere in linea con la volontà dello Stabile etneo di privilegiare contenuti sociali e civili, la nuova produzione di Antigone – scrive Carlo Saggio riconferma il posizionamento del TSC nell’orizzonte nazionale: è infatti prevista una tournée nei principali teatri italiani, Tric pubblici, privati e Teatri Nazionali da Trieste a Milano, da Firenze a Genova a Napoli, solo per citarne alcuni, oltre ad una circuitazione in teatri grandi e piccoli della Sicilia. È un ulteriore passo verso la ricostruzione della credibilità dello Stabile etneo, di cui siamo particolarmente fieri anche perché, dopo alcuni anni, la realizzazione di scene e costumi è ritornata ad essere ad opera della maestranze interne”.

“La scelta di debuttare con la tragedia di Sofocle, dramma civico e civile, – ha sottolineato nella nota Lina Scalisi è chiara: rifiutandosi di obbedire ad un ordine ritenuto ingiusto e contrario all’etica e alla morale, alle proprie convinzioni, e in questo caso alle leggi divine, Antigone fa della sua ribellione lo strumento per mettere alla prova l’autorità e la legge, sacrificandosi poi per ristabilire la verità e la giustizia. È dunque un’eroina eterna e quanto mai moderna, un modello di coraggio e rettitudine, oggi più che mai necessari”.

Nella conferenza stampa odierna, coordinata dalla giornalista Caterina Andò, responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa, come si è anticipato a rappresentare il Consiglio d’amministrazione era Fabio Roccuzzo, che ha evidenziato la missione culturale e civile che lo Stabile catanese intende assolvere: “La produzione di Antigone, con la regia di Laura Sicignano e la presenza di attori siciliani straordinari, a partire da Sebastiano Lo Monaco, apre una nuova stagione teatrale che ci auguriamo riscuota grande successo, come avvenuto lo scorso anno, offrendo ancora una volta un contributo culturale e di riflessione a una città, una comunità e una terra, la Sicilia, che della cultura può e deve fare il proprio tratto distintivo, uscendo da un torpore che troppe volte la circonda. Antigone e l’intera stagione teatrale sono il frutto di uno splendido lavoro corale, un lavoro di squadra, per il quale avverto il bisogno di ringraziare uno per uno tutti coloro che a vario titolo lavorano per il Teatro Stabile e con il Teatro Stabile di Catania”.

Sulla funzione culturale del teatro si è soffermato anche Alberto Cardillo, capo della segreteria particolare dell’assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo: “Porto il saluto dell’assessore Manlio Messina, impegnato al TTG di Rimini in rappresentanza della Regione Siciliana. L’assessore teneva molto a far comunque sentire vicina la presenza del governo regionale, il quale lavora e lavorerà alacremente per sostenere tutte le istituzioni che promuovono cultura in Sicilia, al fine di poter raggiungere una sempre migliore crescita intellettuale, sociale ed economica della nostra Regione. Non può esistere in Sicilia una promozione turistica che faccia a meno della nostra millenaria identità culturale. Complimenti e un grosso in bocca al lupo allo Stabile etneo per la nuova e ricca stagione teatrale”.

Laura Sicignano, alla guida dello Stabile da poco meno di due anni, firma la regia; traduzione e adattamento sono a cura della stessa Sicignano e di Alessandra Vannucci che, nel rispetto dell’originale, asciugano il testo e puntano ad un andamento rapido, che rifugge da enfasi e ripetizioni. Le musiche originali, eseguite dal vivo dal polistrumentista Edmondo Romano, provengono da strumenti derivati dall’antica cultura greco/turca/mediorientale; le scene e i costumi, liberamente ispirati ad un Medio Oriente nomade di infiniti conflitti, sono firmati da Guido Fiorato; luci visionarie e rigorose di Gaetano La Mela.

Un momento dello spettacolo (Ph. Antonio Parrinello)

Nei panni di Creonte, un grande attore siciliano di tradizione classica, Sebastiano Lo Monaco, mentre ad interpretare l’eroina della disobbedienza sarà Barbara Moselli, diplomata alla Scuola del Teatro Nazionale di Genova. Il cast è composto da un gruppo di attori creativi e potenti, valorizzati nelle loro individualità da una regia corale, tutti siciliani e con esperienze di rilievo nazionale: in ordine alfabetico, Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella e Pietro Pace sono parte della compagine di artisti che lo Stabile catanese sta riunendo attorno ad un’idea di teatro contemporaneo e popolare nel senso più alto del termine. La conferenza stampa è stata un modo per ascoltare dalla loro voce il significato di questa esperienza e l’approccio con i personaggi, così come Guido Fiorato e Edmondo Romano hanno parlato rispettivamente della concezione scenografica e del commento musicale.  

“La nostra Antigone – spiega la regista Laura Sicignanonon dimentica il presente, ma non vuole esserne cronaca. Si muove tra la misteriosa cerimonia tragica e la concretezza dell’attore contemporaneo. Sarà poi lo spettatore ad accogliere la proposta di riflettere su quanto riusciremo a smuovere”.

Salvatore Settis, nel saggio “Il futuro del classico”, afferma che nessuna civiltà può pensare se stessa, se non dispone di “un altrove nel tempo e nello spazio”, ovvero di altre società come termine di comparazione. E la trama di Antigone è nota, tanto quanto il suo dramma è ricorrente nella Storia. All’indomani di una guerra civile, Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie attraverso un editto: il sovrano condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Creonte come nuovo regnante è consapevole che il suo dovere ora è sancire il confine tra vincitori e vinti, buoni e cattivi, scrivendo la Storia con la Ragion di Stato e sradicando ogni focolaio di ribellione. Si oppone all’editto Antigone, senza odio, in ossequio alla legge morale e divina che le impone di seppellire il fratello. In scena l’irresolubilità del conflitto. Nel palazzo reale, bruciato dalla guerra, attraversato da lampi di luce cruda e da suoni dionisiaci, l’insanabile contrapposizione travolge tutti i personaggi della tragedia.

Venerdì 25 ottobre, alle 18.30, nella tribuna del teatro, la compagnia incontrerà il pubblico: sarà il primo di una serie di incontri ad ingresso libero con gli artisti di tutte le compagnie in abbonamento al Teatro Verga.

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