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Ambulanza Letteraria il progetto di biblioterapia on the road creato dallo scrittore siciliano, Cono Cinquemani, autore del romanzo “Zia Favola – una storia siculish” (AutAut editore), in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, il prossimo 25 novembre, alle ore 19,00, sarà a Catania, al Tabarè Female Sicilian Maker per discutere di un classico della letteratura italiana di Giovanni Verga: La lupa.

Durante l’incontro interverranno: l’attrice Lorena Cinquemani che esaminerà la filmografia nata intorno al racconto di Verga, Marisa Casaburi, insegnante di disegno e storia dell’arte; Carla Marletta, Interior designer; Giovanna Cacciola, Voce degli Uzeda e dei Bellini, che promuove da sempre l’immagine della Sicilia nel mondo;  Ljubiza Mezzatesta, architetto, artista grafomane, nonché illustratrice del logo di Ambulanza Letteraria e customizzatrice dell’auto per il progetto di libroterapia; Lina Lizzio, artigiana, restauratrice e storico dell’arte, attiva in Francia e in Italia.

Un appuntamento per discutere di tematiche sociali e purtroppo ancora attuali, attraverso i libri, i classici che da sempre trattano storie di verità. L’incontro è previsto alle ore 19.00 con – e – da “le ragazze del Tabarè”, nella galleria d’arte – caffè letterario (sita in via San Michele, a Catania).

In l’occasione della data del 25 novembre, anche il logo di Ambulanza Letteraria è stato modificato per opera di Ljubiza Mezzatesta, prendendo le sembianze della Lupa come omaggio alla novella del celebre scrittore siciliano.  

“La scelta del racconto “La Lupa” di Verga non è casuale – afferma Cono Cinquemani -,  il testo racconta più violenze: quella dell’amato, quella dell’amante e quella sociale. Inoltre, le emozioni narrate sono quelle rappresentate nelle  carte di Libredom, il gioco di Ambulanza Letteraria, illustrate per altro da Ljubitza. C’è la Gelosia della Lupa della giovinezza di Maricchia, la figlia; c’è la Rabbia della Lupa verso un mondo che la rifiuta, l’ira che placa solo amando, conquistando gli uomini  con il corpo. C’è la timidezza di Maricchia, quella che si trasforma in sottomissione, incapacità a ribellarsi ad un destino che altri avevano scelto per lei. C’è lo stress, quello che come un basso continuo ci ricorda il lavoro dei campi: luoghi di espiazione? Luoghi di peccato? Luoghi di gratificazioni? C’è la tristezza, quella di scoprire che, alla fine della novella, tutti perdono. Forse, perché il cuore nessuno dovrebbe addomesticarlo e nessuno dovrebbe preoccuparsi di difendere qualunque tipo di desiderio”

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