Cultura

L’argomento della Vergine Maria prefigurata nell’Antico Testamento un tempo veniva trattato con estrema facilità tanto che lo Ps. Bernardo scrive che <<tutta la Scrittura fa riferimento a Maria>> (Serm. 3 sulla Salve Regina: PL 184,1069). Ma il rigore scientifico di altre correnti bibliche è arrivato a conclusioni ben diverse. Per una persona che non crede affrontare l’argomento non ha senso; invece per il credente la questione prende corpo in funzioni di due principi che scaturiscono dalla fede:

Immacolata Concezione, Jusepe de Ribera (1591-1652) – Convento delle Agostiniane Scalze – Salamanca

1 Dio è l’autore della storia religiosa d’Israele; egli la conduce verso un termine che  le dà il suo significato;

2 Dio è più precisamente l’autore delle Scritture ispirate, la cui diversità è orientata verso lo stesso termine che è Cristo-Salvatore e la salvezza che egli apporta agli uomini e alle donne di tutti i tempi.

In questa prospettiva, gli avvenimenti storici della salvezza preparano moralmente e tipicamente la Vergine Madre del Messia. (Cfr. R. Laurentin, La Vergine Maria, Edizioni Paoline, Roma 1984, pag. 257-258).  La Sacra Scrittura, infatti, espone il piano divino della redenzione con la preparazione nell’Antico Testamento e la realizzazione, con tutte le sue conseguenze, nel Nuovo. Maria, nel piano della salvezza realizzato da Cristo, ne fa parte solo in funzione del Figlio che lo compie; in questo piano divino la Vergine Maria occupa un posto di preminenza, infatti si scopre <<nell’Antico Testamento la predisposizione o almeno la prefigurazione della sua venuta, delle sue virtù e della sua missione>> (A. Robert, Maria, Edutes sur la Saint Vierge, Paris 1948, vol. I, pag. 23).

La Vergine Maria nella Sacra Scrittura è profetizzata, per la prima volta, nella condanna che Dio lancia al serpente: <<Io porrò l’inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno>> (Gen 3,15). Nello stesso momento in cui Dio lanciava la tremenda sentenza annunciava già la futura redenzione; Egli chiama <<donna>> colei che punirà il <<serpente>> più tardi essa sarà chiamata “Vergine Madre” e proclamata nel concilio di Efeso (431) Theotokos, cioè Madre di Dio, che per mezzo del suo Figlio Gesù questa <<Donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle>> (Ap 12,1), schiaccerà il capo e debellerà per sempre lo spirito del male. Questa è la prima profezia riguardante <<Maria, nuova Eva>> che, <<con Gesù, nuovo Adamo>>, aprirà a noi il Paradiso che era stato chiuso a causa del peccato, donandoci così la possibilità reale di riabitare con Dio.

Madre di Dio Blachernitissa (Vergine Orante) Icona del 1224 circa proveniente da Jaroslavl’, monastero della Trasfigurazione, Mosca, Galleria Tret’jakov.

L’autore ispirato del Libro dei Numeri, ci presenta le vicende dell’indovino Balaam, un professionista dell’oracolo, trasformato in profeta dal Signore. Egli, mentre benedice Israele evocando il sorgere di una stella, ha una visione che può essere interpretata in chiave messianica: <<Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’orecchio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. Io già lo vedo, ma al presente, io già lo contemplo, ma non da vicino: un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele. Tale re schiaccerà le tempie di Moab e il cranio di tutti i figli di Set, Edom diverrà sua conquista e diverrà sua conquista Seir, suo nemico, mentre Israele compirà prodezze. Uno di Giacobbe dominerà i suoi nemici e farà perire gli scampati di Ar>> (Nm 24,15-19). Anche nell’umile Giuditta, che per salvare la città Betulia ha decapitato Oloferne, <<generale supremo>> di Nabucodònosor re degli Assiri (Gdt 2,4), è stata prefigurata Maria, che sarà chiamata beata da tutte le generazioni come madre del Salvatore: <<Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa  del capo dei nostri nemici… Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la vita di fronte all’umiliazione della nostra stirpe, e hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio>> (Gdt 13,17-20).

La Vergine Maria è stata preannunciata anche dall’autore ispirato del Libro dei Proverbi, il quale proclama: <<La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne>> (Pr 9,1). Qui la “Sapienza” è raffigurata sullo sfondo di un edificio perfetto, pensato da alcuni studiosi come un simbolo del tempio. Ma ciò che attira di più la nostra attenzione lo troviamo nelle parole pronunciate da Lamuel, re della tribù araba di Massa, che evoca l’insegnamento ricevuto da sua madre: <<Una donna perfetta chi sa trovarla? E’ superiore alle perle il suo valore>> (Pr 31,10). <<Nella donna perfetta>>, cantata nell’inno, si può intravedere la figura di Maria, la donna capace, laboriosa, intelligente, generosa e ubbidiente all’amore di Dio (Pr 31,10-31).

Il profeta Isaia, nel momento del pericolo per il regno di Giuda, esorta Acaz, figlio di Iotam, ad avere fede in Dio, ma l’incredulo re non volle dargli ascolto. Allora Isaia, insieme a suo figlio Seariasub, inviato dal Signore, va <<verso l’estremità del canale della piscina superiore, presso la strada del campo del lavandaio>>, qui incontra il re al quale lancia un messaggio di fiducia: <<Il Signore vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele>> (Is 7,14). Il Vangelo (Mt 1,23; Lc 1,31) e tutta la tradizione cattolica affermano che questo brano di Isaia prefigura la Vergine Madre e Cristo-Emmanuele. In questa profezia viene annunciata la nascita virginale di Gesù e la verginità di Maria. In un’altra pagina celebre Isaia, che forse è il canto per l’intronizzazione del nuovo re Ezechia, il re giusto, in cui il profeta riporrà le sue speranze, proclama che <<un germoglio uscirà dal tronco di Iesse e un virgulto spunterà dalle sue radici. Riposerà su di lui lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di discernimento, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore>> (Is 11,1-2). Secondo i Padri anche questa profezia riguarda Maria, figlia della stirpe di Davide, e Gesù, il germoglio sbocciato dalla Vergine. La profezia di Isaia 7,14 è importantissima perché annuncia la nascita virginale di Gesù e la verginità di Maria ante partum et in partu.

Nella profezia per la restaurazione del regno messianico, Geremia apostrofa Israele dicendo: <<Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna cingerà l’uomo>> (Ger 31,22). I Padri in questo brano vedono preannunciata l’incarnazione, infatti la <<cosa nuova>>, secondo la loro interpretazione, è la Vergine Maria che porta in grembo il Figlio di Dio che, pur essendo ab aeterno <<presso Dio>>, è <<vero Dio e vero uomo>> anche nel seno materno.

Michea di Moreset, il profeta degli umili e degli oppressi, intervenendo per infondere coraggio al popolo di Sion, nell’anno 721 a. C., durante l’assedio della Samaria  da parte dell’esercito Assiro, predice che il Messia non nascerà in una grande città ma in un piccolo paese dando gloria alla futura dinastia reale: <<E tu Betlemme di Efrata così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele… Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà>> (Mi 5,1-2). Quest’ultimo versetto richiama la profezia di Isaia 7,14 sulla nascita miracolosa di Gesù e il parto virginale di Maria.

 La concezione immacolata di Maria Vergine, già annunciata da Gen 3,15 e Gdt 13,17-20, continua attraverso i profeti.

Giobbe, trattando l’argomento sulla brevità della vita umana, afferma: <<Chi può trarre il puro dall’immondo? Nessuno>> (Gb 14,4); quindi solo da una donna senza macchia poteva essere generato il Figlio di Dio.

L’autore del Cantico dei Cantici fa dire allo sposo che la sposa <<è giglio fra i cardi>> (Ct 2,2), cioè sicuro, intatto e, tessendone le lodi, canta: <<Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia>> (Ct 4,7). Nel colloquio tra di loro, lo sposo loda la sposa cantando: <<Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata>> (Ct 4,12).

L’autore ispirato del libro del Siracide scrive: <<Prima di ogni cosa fu creata la Sapienza e la saggia prudenza è da sempre (Sir 1,4), … Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele>> (Sir 24,8). Maria, come la Sapienza, ha origine da Dio e partecipa alla sua grandezza.

Maria Madre della Divina Misericordia, Icona opera della monaca russa suor Junia (Irene) Hintz del monastero Uspensky di Roma. Benedetta da Giovanni Paolo II l’1 settembre 1982 Basilica Collegiata – Catania

La perpetua verginità di Maria è simboleggiata dal roveto di Esodo 3,2 che ardeva e mai si consumava: <<L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo ad un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosé pensò: <<Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?>> (Es 3,2). Gregorio di Nissa (335 – ca. 395) commenta con molta efficacia questo passo: <<Come il roveto ardeva fiammeggiante, senza bruciare, così la Vergine generò la luce senza corrompersi>> (Gregorio di Nissa, Orazione sulla nascita di Cristo).

Il profeta Isaia proclama il trionfo del popolo eletto che, tornato dalla schiavitù, fa fiorire la terra promessa: <<Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; si canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn. Essi vedranno la gloria del Signore la magnificenza del nostro Dio>> (Is 35,1-2). Già in Is 11,1 la Vergine è rappresentata dal  <<germoglio (che) spunterà dal tronco di Iesse>>, mentre lo stesso profeta ora la vede nella nascita della nuova Gerusalemme: <<Prima di provare i dolori ha partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un maschio>> (Is 66,7).

Il profeta Ezechiele, dando nuove disposizioni per il culto, proclama: <<Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c’è passato il Signore, Dio d’Israele. Perciò rimarrà chiusa>> (Ez 44,2). In questa <<porta>> Agostino d’Ippona vede prefigurata colei che è <<senza alcun dubbio madre delle membra di Cristo, nel senso che ha cooperato mediante l’amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano le membra di quel capo>> (Agostino, De s. Virginitate, 6: PL 40,399).

Il dolore della Madre per la crocifissione del Figlio Gesù lo troviamo prefigurato nelle Lamentazioni del profeta Geremia: <<Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio>> (Lam 1,12).

La Pietà, Michelangelo Buonarroti – Basilica di San Pietro in Vaticano

L’Assunzione di Maria non è riportata da nessun testo evangelico.

Maria Assunta, Tiziano Vecellio 1518 – Venezia-Basilica di Santa Maria dei Frari

 Nell’Antico Testamento troviamo, invece, dei brani che si possono applicare a Maria Vergine Assunta in cielo. Nel Cantico dei Cantici lo sposo loda la sposa chiedendosi: <<Chi è costei che sorge come l’aurora? Bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come le schiere dei vessilli spiegati?>> (Ct 6,10) e ancora il coro si chiede: <<Chi è costei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto?>> (Ct 8,5).

Prefigurazione simbolica di Maria nell’Antico Testamento

I Padri della Chiesa nei loro scritti hanno elencato molti aspetti della Vergine, ma per avere una lista completa bisognerebbe rileggere pure i documenti liturgici e teologici. Comunque l’esegesi, sempre in continua evoluzione, ci induce ad usare molta prudenza nell’applicare questa simbologia all’immagine di Maria, anche se essa è stata vista nella realtà del mondo fisico e negli avvenimenti della storia. La Vergine è <<come un astro mattutino tra le nubi, come la luna, fulgida come il sole>> (Sir. 50,6); <<E’ costei che sorge come aurora, bella come la luna, fulgida come il sole>> (Ct 6,10); è l’arcobaleno che riconcilia cielo e  terra (cfr. Gen 9,12-13); è la <<nuvoletta, come una mano d’uomo, (che) sale dal mare>> (1Re 18,44); è l’arca di Noè che, con il suo carico vivente, porta l’umanità nuova; è la scala di Giacobbe che <<poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo>> (Gen 28,12); è l’Arca Santa del Signore che compie il viaggio verso Sion, fermandosi per tre mesi nella <<casa di Obed-Edom di Gat>> (2Sam 6,11), davanti ad essa Davide aveva esclamato: <<Come può venire da me l’arca del Signore?>> (2Sam 6,9). La Vergine infatti è l’Arca santa in cui Dio dimora tra gli uomini. Tutti questi elementi trovano esplicito collegamento nel racconto evangelico di Luca sull’incontro di Maria con la cugina Elisabetta: <<Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua>> (Lc 1,39-45.56).

Il ritorno di Giuditta a Betulia, Sandro Botticelli – 1472 – Galleria degli Uffizi, Firenze

Anche le donne dell’Antico Testamento possono identificarsi con Maria; prima di tutto quelle che sono state favorite da nascite miracolose; quelle che sono state antenate del Messia e quelle che hanno portato Israele sulla via del trionfo e della salvezza.

La sterile Sara generò Isacco perché nulla è <<impossibile per il Signore>> (Gen 18,14). Giuditta – umile strumento nelle mani del Signore – che ha liberato la città di Betulia, è <<Benedetta… davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra>> (Gdt 13,18). La stessa liturgia dedica a Maria le parole di benedizione che il sommo sacerdote Ioakim e tutto il popolo di Gerusalemme rivolsero a Giuditta, liberatrice d’Israele: <<Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente>> (Gdt 15,9). Anche Maria, madre del Salvatore, sarà chiamata beata da tutte le generazioni.

La Vergine si può prefigurare pure in Anna, madre di Samuele, la quale per ringraziare il Signore per l’eccezionale maternità, sciolse un canto che nella vicenda simboleggia l’umiliazione degli uomini di fronte all’esaltazione di Dio come autore della storia in quanto <<Il Signore fa morire e fa vivere… rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria>> (1Sam 2,6-8). Questi mirabili versi trovano riscontro nel Magnificat (Lc 1,46-55) dove Maria, lodando il Signore, ricorda e compendia i profeti. In Lc 1,52 viene proclamata la potenza di Dio che <<ha rovesciato i potenti dai troni e ha esaltato gli umili>> (cfr. 1Sam 2,8). Questo cantico di Anna è molto importante perché si parla per la prima volta nella Scrittura del Messia (1Sam 2,10) simboleggiato da Davide e dai suoi discendenti.

E’ opportuno soffermarsi, infine, sul grande momento dell’Annunciazione ricordandola con le espressioni di Giacomo di Batna: <<Si concluse così il tempo cattivo che aveva ucciso Adamo e giunse un altro tempo, buono, in cui egli fu raddrizzato. Invece del serpente, ora Gabriele parlò per primo; e invece di Eva, Maria gli prestò ascolto. Al posto del menzognero, che con il suo inganno aveva recato la morte, si presentò il veritiero, per portare, col suo annuncio, la vita. E alla madre, che presso l`albero aveva sottoscritto la lettera di debito, subentrò la figlia, che pagò ogni debito di suo padre Adamo. Il serpente ed Eva si sono mutati nell’angelo e in Maria, e la situazione, sconvolta sin dall’inizio, è riportata all’ordine. Vedi con che facilità Eva porse orecchio al serpente, ascoltò la voce del menzognero e credette ai suoi inganni! Vieni ora e rallegrati: l’angelo versa la vita nell’orecchio di Maria, la libera dalle spire di quello e le infonde consolazione! Gabriele riedifica l’edificio abbattuto dal serpente; Maria ricostruisce la casa demolita da Eva in paradiso>> (Giacomo di Batna, Inno alla Vergine santissima, 6. VI.13).

Maria, con il suo “fiat”, obbedendo alla volontà del Signore, <<divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano>>  (Ireneo di Lione, Adv. haer., 22,4: PG 7,959; Harvey, 2,123). Così la <<disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’ubbidienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede>> (Ireneo di Lione, Adv. haer., 22,4: PG 7,959; Harvey, 2,124); e la <<morte, avvenuta per mezzo di Eva>>, è divenuta <<vita per mezzo di Maria>> (Girolamo, Ep. 22,21: PL 22,408), <<vera madre di tutti i viventi>> (Gn 3,20).

Maria SS. di Monserrato, Tela  del 1814  nella parrocchia omonima  di Catania

Diac. Sebastiano Mangano

Già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nell’Università di Catania

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