DanzaSpettacolo

Venerdì 13 Dicembre, alle ore 21, sul palco di Zo centro culture contemporanee di Catania in scena “4180 – A tale of our lives” della Sound Breaking Dance Experience di Naike Negretti, una produzione  De Vincolis-Negretti, coreografie di Naike Negretti, guest choreographer Alosha, soundtrack Filippo Basile, acting Guseppe Aiello, in collaborazione con Fia Distefano e Francesco Torrisi.

La vita te la puoi inventare fino al pianto da neonato e poi di sbattono nel mondo. A sbattersi e a morire.  Un controllo perenne sulla tua vita, un comando che ti obbliga ad un modo di vivere, se vivere si può considerare. Come può definirsi questo spettacolo? Non è certo una denuncia, non è certo una identificazione reale contemporanea. E’ invece un potenziale occhio di verità.

SINOSSI MUTANTE

X vuole trovare un modo per uscire dalla fitta rete di impositivi ordini di comportamento. Non è facile. Gli prende una stretta fitta al cuore che lo stritola dentro scoprendo “il sentimento”, non lo fa respirare ne muoversi.  Si creano dei vortici incredibili dentro di sé e poi buchi senza fondo… Le parole sono tante, ordini e comandi, troppi, senza sosta… rendendosi conto di ciò che è, brucerebbe tutto per eguagliare il suo fuoco al fuoco. Un fuoco dentro.

Si gira e guarda la solitudine che c’è intorno a se e dentro di lei… lei. Pieno di dolore attraversa le strade, forse sono le nostre stesse strade, innumerevoli pensieri viaggiano in noi, tenendoci distratti dal presente, dall’immediato. Ecco dove si colloca lo spettacolo, nel qui ed ora, nell’immediatezza, nell’insistente oblio del presente.
Così assistiamo come siamo da una nube nera, non scorgiamo più nulla, avvolti da un silenzio assordante che ci prende alle orecchie.

X si sente perennemente colpito e non sa dove scappare, dove nascondersi e come prendere coraggio di affrontare lei, la vita, ma ha le gambe spezzate, le mani spezzate, il cuore spezzato e la forza repressa, e tutto questo come noi non fa andare oltre il giardino, oltre la porta. Non possiamo far altro che fermarsi continuamente per proteggersi da quella sensazione d’inutilità che ci prende perché intorno non si vede proprio niente che è vita.

La trama continua in un altalena dove la consapevolezza di non avere un centro d’identità, ed essere spiati da “un grande fratello” riporta la sensazione di essere bucati da tutte le parti con degli spilli. E allora che si incomincia a sperare, attraverso un senso di preghiera non impartita, con quel gesto quasi innato che ci rende umani oltre l’umano. Preghi per un sorriso, preghi per un momento diverso anche per un istante che possa farti vedere diverso. Non è solo colpa nostra, tutto ciò che si desidera viene calpestato da necessità latenti e oppressive. Forse dovremmo inventarci un sorriso? O l’amore? Un impermeabile prego.

Ingresso: intero 15 euro; ridotto 12 euro; studenti universitari 10 euro

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