Affari e FinanzaRubriche

“L’Italia deve avere un ruolo importante all’interno dell’Unione Europea, deve battere i pugni sul tavolo e far valere i propri diritti. Nella fase attuale dell’emergenza, è importante che si immettano risorse nel territorio per rilanciare le imprese e metterle in condizione di ripartire. I vertici dell’Unione Europea, finalmente, lo hanno compreso e stanno cambiando rotta”.

L’industriale Giovanni Leonardo Damigella, che guida un’azienda per la lavorazione del marmo a Chiaramonte Gulfi, dice la sua nell’attuale situazione difficile del paese. Le recenti notizie giunte dalla Commissione europea, che sta coordinando una risposta comune all’emergenza Covid-19 per attenuare l’impatto socio-economico della pandemia sugli stati dell’Unione, sono un segnale di speranza. Dopo il primo “no” della Banca Centrale Europea e le frasi infelici della presidente Christine Lagarde, che hanno causato un bagno di sangue nelle borse europee, ma soprattutto italiane, arrivano segnali di un’inversione di tendenza.

L’Europa si sveglia e chiede scusa all’Italia – commenta Damigella –la ricetta, per fronteggiare l’emergenza è solo una: bisogna inondare le imprese di finanziamenti, metterle in condizione di ripartire. Se si avvitasse l’economia, si innescherebbe una spirale pericolosa: nessuno potrebbe pagare le tasse, lo Stato non avrebbe più risorse per pagare gli stipendi, le pensioni, per gestire il paese. Questo non deve accadere”.

Damigella analizza la situazione attuale: l’Italia non è povera e non ha un indebitamento maggiore rispetto ad altri Stati.

“La Germania ha più bisogno di noi di evitare il tracollo economico. In una situazione di emergenza, ci si può salvare solo tutti insieme, senza che qualcuno cerchi di affossare l’altro. L’Italia deve rigettare certe assurde imposizioni: per fortuna si sta cambiando direzione”.

Poi snocciola i dati: “L’Italia ha un debito complessivo del 265 per cento rispetto al PIL. Il debito pubblico (Stato, regioni e comuni) è del 151 per cento e, a questo si aggiunge il 41 per cento di debito delle famiglie e del 73 per cento delle imprese, inferiore rispetto ad altri. La Germania ha un indebitamento complessivo del 285 per cento, il Giappone del 373 per cento, la Francia del 304 per cento, la Spagna del 275 per cento, gli Stati Uniti del 249 per cento, la Cina del 256. Nel dato della Cina incide, in maniera forte, l’indebitamento delle imprese (163 per cento), che lo Stato ha fortemente finanziato per renderle capaci di conquistare i mercati internazionali. L’Italia, dunque, è un paese ricco e non può farsi massacrare con lo spread, mentre è più solido di Spagna e Germania. La solvibilità è garantita: il nostro paese è solido. In più, l’Italia ha un indebitamento delle imprese inferiore rispetto ad altri paesi e nei conti correnti degli italiani ci sono circa 1400 miliardi. Circa l’80 per cento degli italiani sono proprietari della casa. Il nostro è un paese sano: non dobbiamo farci massacrare, com’è accaduto in questi anni, non possiamo essere l’agnello sacrificale di decisioni economiche che devono avvantaggiare altri paesi”.

Damigella chiede quindi che l’Unione Europea finanzi le imprese e le metta in condizione di ripartire, di garantire i posti di lavoro e l’economia reale del paese. Ma mette in guardia: “Si vigili con attenzione e si eviti che questi soldi finiscano altrove. Le imprese devono rendicontare e utilizzare queste risorse nella maniera dovuta per sostenere il lavoro, la produzione,per pagare le fatture. I controlli siano rigidi. Un uso distorto deve essere perseguito penalmente per truffa aggravata”.

Infine, un suggerimento anche per la Regione siciliana. “Serve un’inversione di rotta. La Sicilia non è una regione povera. In un momento di disastro economico, la Regione crei le condizioni per far rientrare in Sicilia le tante imprese italiane che sono “scappate” all’estero, garantisca agevolazioni fiscali che consentano di investire nell’isola (esenzione Irap e altro). Trasformiamo questa “disgrazia” in una grande opportunità per creare lavoro e consentire ai nostri giovani di restare in Sicilia. Il patrimonio della loro intelligenza, della loro professionalità, oggi utilizzato da altri paesi, potrebbe per far diventare la Sicilia un fiore all’occhiello dell’Europa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post