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Prosegue il dibattito, l’attesa della ripresa nel mondo degli operatori dello spettacolo dal vivo. Tanti professionisti ed amanti dell’arte in genere (prosa, musica, danza ecc), dal cantante all’attore, dal musicista al regista, dal tecnico al danzatore, sono tutti intenti ad analizzare, a raccontare le difficoltà sorte, nell’intero comparto, per l’emergenza Covid-19 e tutti, ormai dal blocco dei primi di marzo, sono in attesa di poter salire sul palcoscenico per provare, per recitare, per suonare, danzare o cantare.

Nel mio spazio di scambio di opinioni, di pareri, stavolta ho voluto ascoltare il punto di vista di Salvo Valentino, attore della Compagnia dei Giovani e di Mara Di Maura, attrice e direttore della sala Teatro Ridotto, in via Strano 25, nella zona di Cibali, a Catania.

“Esprimo il senso di estrema preoccupazione – dichiara Salvo Valentino che accompagna, sin dall’ inizio, questo mio periodo di quarantena.  Noi attori, come tutti i lavoratori dello spettacolo, siamo stati tra i primi a dover sospendere le nostre attività e ritirarci, com’era  ed è ancora adesso giusto e doveroso, nelle nostre abitazioni. Il mio isolamento risale a due giorni prima del primo decreto emanato dal governo il 9 marzo in merito al lockdown nazionale, avendo già intuito la gravità della situazione. Da allora, sia io che Pietro Cucuzza, con cui dirigo e mi occupo in prima linea della nostra Compagnia dei giovani, abbiamo dovuto rinunciare a portare avanti i nostri progetti. Non è stato più possibile fare quello che non è solo un mestiere, ma la nostra stessa ragione di vita. E lo stesso è avvenuto a tutti quei colleghi che quotidianamente, come noi, si mettono in discussione ed investono soldi, tempo ed esistenza, senza mai certezza alcuna, in quella che può considerarsi una vera e propria missione. 

Salvo Valentino

Certamente, in questo momento, è di priorità essenziale la salvaguardia della salute di ogni essere umano e di conseguenza ogni sacrificio è ben finalizzato a ciò. Sono perfettamente consapevole del fatto che come siamo stati i primi a fermarci, saremo anche gli ultimi a riprendere. Trovata una soluzione alla pandemia, sarà un processo lento ritornare alla normalità per come l’abbiamo intesa fino a qualche mese fa e sarà ancora più complesso riportare il pubblico in teatro. Sì proprio in teatro. Perché noi attori abbiamo bisogno di uno spazio in cui esserci per la gente che viene a vederci e si emoziona con noi. L’uso dello streaming di spettacoli on line è giusto e serve a mantenere e divulgare la memoria di uno spettacolo ma non lo trovo il fine precipuo di una produzione artistica creata ad hoc, perché, a mio parere, verrebbe snaturata”.

Pietro Cucuzza e Salvo Valentino

On line bisogna usare linguaggi e prodotti diversi da quello della prosa. – conclude Valentino – Così come ritengo che lo smart working sia applicabile solo a particolari tipologie di professione, ma non certo all’arte teatrale che ha bisogno di una comunicazione empatica e del contatto. Auspico che le autorità politiche di ogni livello e grado del nostro paese, siano sollecite e pronte a sostenere tutti i lavoratori dello spettacolo, senza alcuna discriminazione di categoria e di contributi accumulati nell’anno precedente,  con l’introduzione immediata di un reddito di emergenza e/o di altri sostegni economici atti a salvaguardare la nostra sopravvivenza nei prossimi mesi. Noi artisti abbiamo già dato tanto, forse anche troppo in questi anni, pagando sulla nostra pelle pregiudizi ed indifferenza. Oggi c’è bisogno che lo Stato faccia sentire in maniera concreta e decisa la propria presenza al fianco della nostra categoria. Non possiamo essere lasciati da soli, perché il prezzo che ne pagherebbe l’intera collettività sarebbe altissimo. Quando il virus sarà sconfitto e gli aiuti mirati alla categoria saranno stati attuati, solo allora potremo ritornare in teatro e continuare, insieme, a sognare”.

“Le piccole realtà teatrali – aggiunge Mara Di Maura vivono nella continua attesa di nuovi decreti chiarificatori di tempi e graduali misure di sicurezza che consentiranno, lentamente di certo, di riprendere l’attività. In primo luogo lo Stato dovrebbe provvedere alla sospensione immediata di bollette, tasse e pagamenti di ogni genere alle compagnie e ai teatri fino alla riapertura regolare di tutta l’attività. Le giuste misure precauzionali determineranno non pochi problemi sia per il pubblico (accesso in sala con distanziamento e, conseguente, calo drastico degli incassi) che per attori, danzatori e musicisti i quali non possono, naturalmente, svolgere liberamente ed adeguatamente il proprio lavoro con mascherine, guanti e a distanza gli uni dagli altri. Sono del parere che il web o la televisione vadano visti solo come strumenti di estensione ulteriore della cultura teatrale ma mai e per nessuna ragione come mezzi sostitutivi del momento di condivisione umana tra artista e pubblico fatto di percezioni visive, sensazioni uditive, tattili, olfattive, che solo lo spettacolo dal vivo può consentire nell’irripetibile momento del qui ed ora del rito teatrale.

Mara Di Maura

Dal momento che per riportare gli spettatori all’interno delle sale teatrali e cinematografiche occorrerà vincere il mostro più inquietante e subdolo, la paura del contagio, oltre alla richiesta agli enti pubblici territoriali di una messa a disposizione gratuita di luoghi all’aperto d’interesse artistico e turistico della città cittadini con adeguati service annessi affinché, qualora i prossimi decreti lo rendano possibile, si possa fare spettacolo all’aperto fin da quest’estate rispettando le norme di sicurezza per la salute, si potrebbe sfruttare questo periodo per far germogliare nuove idee di spettacolo che possano risvegliare la sensibilità degli spettatori ricordando loro la motivazione più profonda che li spinge ad entrare in una sala teatrale: ritrovarsi come davanti ad uno specchio, come diceva Shakespeare, a contatto con la propria natura più autentica. Il teatro non morirà mai, muterà solo pelle come ha sempre fatto. Forse è solo vicina una nuova rinascita, una nuova rivoluzione teatrale”. 

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