Catania News

Cgil e  Flc Cgil  Catania hanno aderito al sit-in di protesta, indetto a livello nazionale per chiedere la ripartenza  a settembre delle attività didattiche in presenza nella salvaguardia della salute, della sicurezza e del diritto allo studio, ad un giorno dalla divulgazione della bozza del Piano Scuola da parte del  MIUR. 

Nel comune etneo l’iniziativa si è svolta davanti all’istituto Comprensivo Giovanni XXIII di via Torquato Tasso, alla presenza, tra gli  altri, del  segretario  generale Cgil Catania Giacomo Rota, del segretario generale Flc Cgil Catania Tino Renda, e Rosaria Leonardi, della segreteria confederale Cgil etnea.

“Occorre mettere in campo un sistema di rete territoriale – hanno dichiarato  Giacomo Rota e Tino Renda – e chiediamo da subito l’apertura di una nuova stagione di contrattazione sociale con i Comuni, partendo da Catania e dai comuni dei distretti sociosanitari, rivolta per avviare  le attività educative prescolastiche, frenare la dispersione scolastica e la povertà educativa che in questi mesi hanno subito notevoli incrementi”.

“Abbiamo chiesto una Conferenza dei Servizi al Sindaco della Città Metropolitana di Catania, allargata a tutti i sindaci della provincia – ha ricordato Rosaria Leonardi – per contribuire alla definizione di un piano operativo per la riapertura delle scuole, a partire dai nidi e scuole dell’infanzia, già per settembre”.

Al sit-in hanno partecipato un centinaio di docenti ed è stata presente anche l’assessore comunale alle Politiche Scolastiche, Barbara Mirabella, che ha raccolto le istanze del sindacato, ma che sulla questione sollevata di una ricognizione di edifici scolastici dismessi, edifici pubblici non più utilizzati dallo Stato, dagli enti locali o anche da privati, da riconvertire per l’ampliamento degli spazi educativi a garanzia del necessario distanziamento sociale dettato dalla pandemia, ha espresso le sue perplessità circa i tempi, i costi e la funzionalità.

“Sono vicina ai lavoratori, certamente la scuola ha bisogno di essere riaperta– ha detto – il dialogo è aperto ed è fondamentale ascoltare anche la grande esperienza dei dirigenti scolastici, chiamati ora a ridisegnare le scuole. C’è grande caos, manca una linea guida e siamo indietro con il tempo, siamo in piena estate e sfido qualunque ente locale a riconvertire in scuola, un edificio sotto il profilo dell’aerazione, della sanificazione e della sicurezza”.  

“Nelle linee guida emanante dal Ministero, ai dirigenti scolastici vengono addossate delle responsabilità che non  competono a loro – ribadisce Tino Renda – a partire dagli interventi sulle infrastrutture di proprietà dei comuni con risorse minime”.

 “Riaprire Scuole ed Istituti non sarà un’operazione semplice –ha detto il segretario Giacomo Rota –  in presenza dei vincoli e regole si sicurezza alla cui scrupolosa osservanza sono chiamati studenti e personale scolastico con la necessità anche di un adeguamento degli organici nelle scuole catanesi per il quale sono stati richiesti a livello nazionale incontri con il MIUR, per il superamento delle attuali carenze e del non procrastinabile  ampliamento delle dotazioni indispensabili per la realizzazione di classi formate da non più di 15 studenti”.

“La chiusura prolungata della scuola in questi mesi per Catania e provincia – ha ribadito Tino Renda – ha comportato la sospensione dell’attività scolastica per 165.787 alunni di ogni ordine e grado, di cui 7.863 con disabilità o con esigenza di insegnanti di sostegno”.

“L’applicazione della Didattica a distanza (DaD) – ha aggiunto Rosaria Leonardi- nonostante l’impegno profuso dai docenti e da tutto il personale della scuola non è ipotizzabile aldilà del periodo emergenziale, e per gli alunni più piccoli e per i disabili, è stata  difficilmente e parzialmente attuabile. Sono stati, infatti, rilevati casi di regressione pericolosi non più recuperabili dai soggetti più deboli”.

“Sono emerse tante criticità – ha sottolineato Rota –  dai problemi di collegamento per insufficienza della rete informatica, per situazioni abitative disagiate, per mancanza di strumentazione informatica, alle difficoltà dei genitori a seguire l’attività dei figli in DaD, che hanno, a nostro avviso, aumentato disuguaglianze sociali ed educative, divari territoriali, e povertà educativa, dispersione scolastica”.

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