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Dopo la sosta per l’emergenza Covid-19 riprende l’attività della compagnia Fabbricateatro di Elio Gimbo, Daniele Scalia e Sabrina Tellico che si prepara ad esordire per l’estate 2020, nel Giardino Fava di via Caronda 82, il prossimo 30 luglio, alle ore 21.15 (repliche ad agosto e fino al 6 settembre) con “U vaccinu”, libera elaborazione da “U contra” di Nino Martoglio, con la regia di Elio Gimbo. Ben 15 protagonisti sulla scena: Cinzia Caminiti, savì Manna, Carmelo Zuccaro, Sabrina Tellico, Daniele Scalia, Marco Cambiamo, Alessandro Chiaramonte, Paola Collorafi, Francesca Coppolino, Carmelo Incardona, William Signorelli, Marilena Spartà.

Scene di Bernardo Perrone, aiuto regia Nicoletta Nicotra, luci e fonica Simone Raimondo, ingresso 10,00 euro. Info e prenotazioni: 3473637379 (anche Whatsapp ). La normativa COVID prevede la registrazione degli spettatori. Link per la registrazione: https://forms.gle/g3L5946R27VgjmXy9

La locandina dello spettacolo

“U vaccinu” è una riscrittura in chiave contemporanea di “U Contra”, commedia scritta da Martoglio nel 1918 e dedicata agli effetti sul sottoproletariato catanese dell’epidemia di colera del 1887. Seguendo il canone stilistico del “realismo dialettico” applicato a Martoglio da Fabbricateatro, è stata traslata l’epoca lasciando immutati i riferimenti di classe. Ecco quindi uno spettacolo sul Covid, ma anche uno studio “antropologico” su Catania. L’eredità raccolta da Martoglio è quella di chi non teme di trovare il comico in un dramma collettivo e anzi lo usa come un microscopio per analizzare i dettagli dei comportamenti sociali di un popolo. I popolani catanesi, che la macchina del tempo ha trasferito dai tempi di Martoglio alla contemporaneità, spacciano droga, smanettano con i telefonini, usano i social, e non diversamente dalle masse del resto del mondo di Facebook, sono angosciati per i problemi causati dalla globalizzazione, aderiscono alle teorie del complotto, odiano gli immigrati.

Perché uno spettacolo sul Coronavirus?

Noi di Fabbricateatro – spiegano Elio Gimbo e Daniele Scalia ci eravamo lasciati a febbraio con uno spettacolo in scena, “Molly Bloom” e con un altro pronto per essere presentato, “La banalità del male”. La pandemia ci ha colpito quando avevamo allargato la nostra piccola comunità affiancando al nucleo storico la presenza di otto giovani attori in formazione destinati a preparare il nostro futuro. Abbiamo anche coinvolto per questo lavoro Savì Manna, sofisticatissimo attore di ricerca e Carmelo Zuccaro, artista poliedrico, testimone autentico della più schietta, quasi innata, comicità siciliana”.

Come è nato il progetto “U vaccinu”?

“E’ nato – ribadisce Elio Gimbo – come risposta multipla a personali linee-guida elaborate da ciascuno dei componenti della nostra squadra, è una reazione al pessimismo del nostro ambiente circa le possibilità di riprendere l’attività teatrale applicando le misure cautelative, allo scetticismo sulle capacità del teatro di raccontare la società nell’era del Covid, alla paura del pubblico verso gli spazi teatrali, al pregiudizio secondo il quale è impossibile affrontare una tragedia collettiva con il registro del comico. Crediamo fermamente che Fabbricateatro abbia nel suo DNA la capacità di affrontare le difficoltà. Noi che abbiamo “corretto” gli spazi urbani (piazze, castelli, parchi), rendendoli “teatrabii”, abbiamo fatto lo stesso con la nostra sede stabile (la minuscola Sala Di Martino e la “villetta” siciliana, ovvero il Giardino Fava, non hanno certo le caratteristiche di un teatro classico). Non ci spaventano le difficoltà -pur notevoli- del momento contingente, non rimaniamo impietriti di fronte al volto della Medusa ma semplicemente ci rimbocchiamo le maniche come sempre ha fatto il popolo del teatro”.

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