CulturaLibri

La musica ancestrale di Alfio Antico, tra i maggiori interpreti mondiali della tammorra e del tamburo a cornice, raccontata dalla penna del giornalista siracusano Giuseppe Attardi in “Alfio Antico. Il Dio Tamburo – Storia di un pastore entrato nell’Olimpo della musica”, Arcana Edizioni. L’appuntamento con l’autore e il musicista, moderato dal giornalista Gianni Nicola Caracoglia è fissato per mercoledì 26 agosto, alle ore 19.00, in Piazza dei libri, la biblioteca urbana a cielo aperto ai piedi del Castello Ursino.

Alfio Antico è erede autentico e diretto della tradizione musicale popolare siciliana, universalmente riconosciuto come uno dei tamburellisti contemporanei che più ha rivoluzionato la tecnica della tammorra. Nel suo continuo lavoro di ricerca è riuscito a fondere i suoni tribali della nostra terra con l’elettronica, diventando uno dei maggiori protagonisti della world music internazionale. Che sia il dio del tamburo è riconosciuto da tutti, ma pochi conoscono la sua storia e il suo passato trascorso nella solitudine della natura selvaggia, una storia che somiglia tanto alle fiabe che ci raccontavano da bambini e che adesso il prezioso lavoro di ricerca del giornalista siracusano Giuseppe Attardi ha fatto venire alla luce nel libro di recentissima pubblicazione “Alfio Antico – Il dio del tamburo. Storia di un pastore entrato nell’Olimpo della musica”.

Con maestria e delicatezza Attardi racconta come un pastore siciliano sia diventato un musicista di fama internazionale, permettendoci di avventurarci nel mondo ancestrale dell’artista, per conoscere le vicissitudini di chi non si è arreso alla solitudine e a quel poco che la vita aveva da offrirgli, trasformando la sua passione, il suo gioco di bambino, in un capolavoro di arte e talento. Ci consegna un libro che non è un romanzo, né una favola. Non è una biografia, nemmeno un’autobiografia. È, forse, tutte e quattro queste cose, o semplicemente una storia. Quella di Alfio Antico, “u picuraro” diventato il dio del tamburo. 

Alfio Antico

Alfio Antico è un patrimonio dell’umanità, dovrebbe essere riconosciuto dall’Unesco“, diceva Carmen Consoli. Perché il musicista lentinese non è un semplice ricercatore, né soltanto l’ultimo aedo di una cultura popolare. Alfio Antico è la “radica” di una cultura ancestrale. È anche il ta-ta-boum del Don Raffaè di Fabrizio De André. La sua vita sembra un romanzo di Verga, ma al contrario dei personaggi dello scrittore di Vizzini, Alfio non è un vinto. Un’infanzia povera, dura, di un ragazzo costretto a crescere in fretta per dare una mano alla famiglia a causa di un padre malato. L’asprezza di un’adolescenza solitaria, trascorsa sulle montagne, ad ascoltare il vento, il suono della pioggia o delle campane del suo gregge. Per rifugiarsi nello scialle della nonna che con il suo magico tamburello scacciava i mostri della solitudine e della paura. Quei tamburi sarebbero diventati i suoi burattini perché Alfio Antico è il mastro Geppetto della world music. I suoi strumenti parlano. Dalle transumanze sui monti ai grandi teatri con Maurizio Scaparro e Peppe Barra; dall’Olimpo della musica con Eugenio Bennato, De André, Dalla, Branduardi, Arbore, Capossela, Carmen Consoli, Colapesce, Cesare Basile, sino alla cucina dello chef Carmelo Chiaramonte e al cinema di Pasquale Scimeca.

La presentazione in Piazza dei Libri è a partecipazione gratuita del pubblico. Per adeguamento alle normative anti-covid è necessaria la prenotazione via email all’indirizzo gammazitainfo@gmail.com. Inoltre per garantire il rispetto delle norme vigenti tutti i partecipanti sono pregati di venire muniti dei dispositivi di sicurezza individuale e di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post