Cultura
Sant’Agostino d’Ippona
Antonello da Messina – 1473 – Palazzo Abatellis – Palermo

Aurelio Agostino nacque il 13 novembre 354 nella piccola città di Tagaste, in Numidia, (oggi Souk Ahras in Algeria), da una famiglia della modesta borghesia municipale: il padre Patrizio, che aveva limitati mezzi finanziari ma larghi principi morali, era un pagano, che si farà cristiano prima di morire, e la madre Monica, una fervente cristiana che era tutta dedita al figlio, struggendosi nella continua preghiera quando Agostino era fuori dalla retta via.

Agostino è stato l’ultimo dei grandi figli dell’Africa romanizzata che ha radunato nella sua persona tutte le ricchezze di tutti i suoi contemporanei, superando anche tutti gli altri Padri della Chiesa, per le sue doti personali e per la sua attività. Egli, che ricevette una formazione assai ampia per quei tempi, iniziò a Tagate, a dodici anni fu mandato nella vicina Madauro dove si appassionò soprattutto alla poesia latina ed infine a diciassette anni, con l’aiuto del patrizio benestante Romaniano, suo mecenate, andò a Cartagine “dove scoppiavano amori vergognosi”, per proseguire gli studi e applicarsi anche alla retorica. Romaniano sostenne finanziariamente Agostino fino al soggiorno milanese, dove il suo protetto ricoprì una cattedra remunerata. L’ardore della sensualità travolse presto l’adolescente Agostino che a Cartagine si unì ad una donna da cui ebbe un figlio nel 372, Adeodato (=dono di Dio).

Basilica di San Pietro in Ciel d’oro – Inizio VII sec. Pavia

A diciannove anni la lettura dell’Hortensius, un dialogo perduto di Cicerone, gli fece scoprire il mondo della filosofia, intesa quale ricerca del significato e del valore della vita e gli fece sentire pure il bisogno di una vita religiosa consapevole e profonda. Dopo aver cercato invano la luce della Sacra Scrittura, alla cui lettura non era preparato, fu attratto dalla dottrina manichea, fondata unicamente sulla ragione, che gli si presentava come spiegazione integrale di tutta la realtà, carica nello stesso tempo di vivo afflato religioso, incorporando in sé anche elementi cristiani per quanto adulterati e lo liberava, in forza del dualismo che ravvisava nel principio cattivo la causa del male, dal senso della colpa e del rimorso. L’entusiasmo per le teorie manichee si smorzò quando il giovane Agostino incominciò a rendersi conto della loro inconsistenza, specialmente per la contraddizione con i dati delle scienze naturali, e cedette il luogo dei dubbi tormentosi, fino a domandarsi se non avessero ragione gli scettici. Nel 383, a ventinove anni, stanco del turbolento ambiente studentesco di Cartagine, andò a Roma, ma poiché gli studenti lo frodavano della paga dovuta, l’anno dopo chiede ed ottenne l’insegnamento a Milano.

Quinto Aurelio Simmaco  (340 circa-403/403), prefetto di Roma,  che era considerato il più importante oratore di lingua latina della sua epoca, paragonato dai contemporanei addirittura a Cicerone,  lo esaminò, l’approvò  e lo inviò a Milano ad insegnare retorica. Qui lo raggiunse Monica e lo persuase ad ascoltare con lei le omelie del vescovo Ambrogio; Agostino ne fu colpito e, ancor più, rimase impressionato dagli inni che la comunità cantava. Qui, sia per l’influsso della forte personalità di Ambrogio, sia per l’ascendente che aveva su di lui e sia la forza persuasiva della sua predicazione, si staccò definitivamente dai Manichei, smantellandone pure i pregiudizi contro la Chiesa cattolica. Più tardi la lettura dei neoplatonici lo illuminò su due realtà fondamentali: la realtà spirituale e la natura del male, preparandogli la via all’intelligenza del mistero cristiano nella lettura delle Lettere di san Paolo.

Nell’agosto del 386 decise di abbandonare la carriera e di rinunziare al matrimonio, donandosi totalmente a Dio nella vita ascetica. Alcuni mesi trascorsi nella quiete campestre di Cassiciaco, in compagnia della madre Monica, di altri familiari, di amici e di discepoli, si preparò al battessimo, che ricevette a Milano dal vescovo Ambrogio il 24 aprile 387 durante la Veglia Pasquale, all’età di trentatre anni, insieme al figlio Adeodato e all’amico Alipio. Tutti e quattro decisero allora di tornare in Africa e vivere in un monastero, ma ad Ostia, durante l’attesa, morì Monica. Arrivato a Tagaste, Agostino vendette tutto il suo patrimonio donando il ricavato ai poveri e insieme ad Alipio e ad altri amici nell’anno 388 fondò una comunità religiosa in cui vissero in povertà, celibato, preghiera e studio.  Nello stesso anno morì Adeodato, che Agostino inconsolabile pianse. Egli trovò l’unica consolazione nel lavoro e nello scrivere.

Nel 391 Valerio, vescovo di Ippona, richiese il suo aiuto per l’amministrazione della diocesi e a tal fine, nonostante i timori di Agostino, lo ordinò presbitero. Il suo ministero sacerdotale, durato cinque anni, fu molto fruttifero: Valerio lo autorizzò addirittura a predicare nonostante l’uso africano che riservava questo ministero ai soli vescovi. Indebolito dall’età avanzata il vescovo Valerio ottenne da Aurelio, Primate d’Africa, che Agostino fosse ordinato vescovo e associato alla sede episcopale di Ippona in aiuto a Valerio. Agostino allora si rassegnò alla volontà di Dio e accettò l’ordinazione episcopale, ricevuta nel 395 per l’imposizione delle mani del vescovo Megalio, Primate di Numidia. Alla morte del vescovo Valerio, avvenuta nel 396, Agostino successe nella Cattedra Episcopale di Ippona, che era una città portuale di circa 40.000 abitanti. Allora i Cattolici ad Ippona avevano una Chiesa mentre i Donatisti, avversati aspramente da Agostino, ne avevano un’altra. Ma nel 426, all’età di settantadue anni, desiderando risparmiare alla sua città il tumulto di una elezione episcopale dopo la sua morte, Agostino spinse sia il clero che il popolo ad acclamare suo ausiliare e suo successore il suo discepolo, il diacono Eraclio,

L’Arca con le Reliquie di Sant’Agostino
Bonino da Campione (1325 circa – 1397 circa),
Basilica di San Pietro in Ciel d’oro – Inizio VII sec. Pavia

L’ingegno dell’Ipponate non fu mai raggiunto da alcuno per chiarezza e acutezza del suo spirito e per la capacità di sfruttare in modo originale gli impulsi provenienti da ogni parte e di ordinarli in modo sistematico. Ma tutto ciò sarebbe rimasto nascosto se egli non avesse avuto la possibilità di dare espressione commisurata e bella a tutto ciò che lo muoveva interiormente. Nella sua teologia il messaggio biblico si unisce all’eredità spirituale dei greci in modo profondamente consono al mondo romano. La sua teologia non si discosta mai dal magistero della Chiesa e l’autorità che egli godette ai suoi tempi e in quelli successivi, e che ancora oggi gode, si fonda sulla ecclesialità, non meno che sui suoi tratti personali. La vita del retore africano è stata intimamente legata alla storia e alla crisi del Basso Impero, essendo stato testimone della crisi politica, sociale e religiosa, che causò la caduta di Roma. Agostino morì a Ippona il 28 agosto 430, mentre la sua amata città dal mese di maggio era assediata dai Vandali, comandati da Genserico (390-477).   

La memoria di sant’Agostino d’Ippona è celebrata il 28 agosto dalla Chiesa Cattolica e da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi. Il suo corpo, sottratto alle profanazioni vandaliche, venne portato in Sardegna e poi, per opera di Liutprando, re dei Longobardi, traslato a Pavia e deposto nel monastero di san Pietro in Ciel d’Oro dove, nel XIV secolo, venne costruita da Bonino da Campione (1325 circa – 1397 circa), maestro di scultura gotica, la celebre Arca, che è il suo monumento sepolcrale. Nella cripta della stessa Basilica è sepolto san Severino Boezio, “l’ultimo romano e il primo scolastico”, fatto martirizzare a Pavia, in Borgo Calvenzano, da Teodorico nel 325. La sua memoria liturgica si celebra il 23 ottobre.

Diac. Sebastiano Mangano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post