Intervista con...

Attualmente impegnata a ricordare la Shoah, è stata relatrice al Teatro Garibaldi di Avola, al convegno, “Shoah: viaggio di sola andata” ed inoltre per tutto il mese di gennaio incontra i ragazzi nelle scuole e porta in giro il suo spettacolo “Io sono il mio numero” (la prossima settimana replicherà al Teatro Eschilo di Gela, al “Garibaldi” di Piazza Armerina). La sua ferrea volontà è quella di ricordare le vittime dell’olocausto: quasi un dovere!.

Il convegno al "Garibaldi" di Avola

Il convegno al “Garibaldi” di Avola

Stiamo parlando della regista, attrice e drammaturga siracusana Tatiana Alescio, insegnante di interpretazione scenica e drammaturgica all’Istituto Nazionale del Dramma Antico e che, nel 2009, proprio a Siracusa, ha firmato la regia de “Le Supplici” al Teatro Greco, nell’ambito delle rappresentazioni classiche. E’ direttore artistico e fondatrice nel 2001 dell’associazione culturale “Trinaura”. Inoltre è direttore artistico del Teatro Garibaldi di Avola e la settimana scorsa ha inaugurato la stagione di prosa registrando “sold out” in prevendita, condizione impensabile fino a poco tempo fa per una cittadina il cui teatro è stato chiuso per decenni a causa di un lungo restauro.

Abbiamo rintracciato telefonicamente la regista ed autrice siracusana parlando del percorso artistico di Trinaura, dello stato della drammaturgia, delle difficoltà attuali di chi opera in campo teatrale e dei suoi futuri impegni come regista ed autrice e come gruppo di lavoro.

Tatiana Alescio in scena

Tatiana Alescio in scena

Come è nata Trinaura Teatro e quali sono i suoi obiettivi?
“Trinaura nasce nel 2001 per iniziativa e volontà del suo Direttore artistico, ovvero la sottoscritta, a seguito di una lunga e proficua esperienza presso l’Istituto Nazionale del Dramma Antico dove il confronto con la tragedia greca ne ha indubbiamente condizionato lo stile registico. È stata prevalentemente la passione per la drammaturgia a spingermi a fondare la Trinaura (Trin da Trinacria, Aura da Aurora, mia figlia), la voglia di raccontare storie di vita (“C’è una storia nella vita di tutti gli uomini” diceva William Shakespeare), la libertà di tradurle in emozioni attraverso una messinscena onesta, scevra da condizionamenti, inevitabilmente passionale. Gli spettacoli che Trinaura produce raggiungono ogni fascia d’età: quella pre-scolare, scolare (dalle elementari al liceo), gli adulti. Offrire uno spettacolo adatto ad ogni fase della vita della spettatore, vuol dire rendere il teatro accessibile a chiunque; significa proporre un’ avventura fantastica nel rispetto della sensibilità e della maturità di ciascun potenziale spettatore. Vuol dire concedere un’opportunità di scelta e di crescita. Obiettivo della Trinaura è dunque il tentativo di riavvicinare al teatro l’adulto (sempre più attratto dall’intrattenimento spicciolo, privo di contenuti e dai ritmi serrati della tv) attraverso la riproposizione di testi classici poco esplorati o la trasposizione di romanzi di autori del passato o contemporanei. Interessare i ragazzi attraverso testi oggetto di studio o la messinscena di argomenti di storia o attualità così che il teatro diventi approfondimento e riscontro. Iniziare i bambini al teatro attraverso spettacoli tratti dai classici (Collodi, Andersen, Sepulveda, Spyre…) che stimolino il senso critico, aprano al diverso, divertano e diventino spunto per un confronto oltre che a scuola anche in famiglia. Aristotele diceva: “I bambini imparano a scuola, gli adulti a teatro”… ebbene noi vorremmo che imparassero “anche” a teatro”.

Quali i percorsi artistici ed i risultati ottenuti negli anni da Trinaura..
“Trinaura nell’ultimo decennio ha registrato una notevole crescita data dall’allestimento di un laboratorio scenografico, di una sartoria ed una sala prove attrezzata con annesso un piccolo teatro. Ciò ha consentito di produrre spettacoli seguendo tutte le fasi del processo creativo che in tal modo cresce armonicamente sotto i nostri occhi. Io partecipo fattivamente a tutte le fasi della produzione (all’occasione divento assistente scenografa, assistente costumista, assistente coreografa…)”.

Su chi punta nei suoi spettacoli….
“Puntiamo su talenti che a volte per giovane età, altre per sfortuna o incomprensione non hanno raggiunto l’apice del successo (e la Sicilia ne è davvero piena!). Vado spesso a vedere spettacoli di altri registi essenzialmente con questo scopo. Scommettere su attori/attrici relegati ad insulsi ruoli a servizio di protagonisti dai nomi altisonanti (e non sempre meritevoli), è una mia prerogativa. L’attore di successo spesso è demotivato, dunque sterile; un giovane attore anonimo potenzialmente, se ben diretto, può far calare giù l’intero teatro. È così che dovrebbe operare un regista, non cercare soltanto di “vincere facile”. Ed il risultato, posso assicurare, è sorprendentemente gratificante! Così accadeva in passato, così dovrebbe continuare ad essere: riconoscere e premiare il talento. Sempre!”

Fare teatro e cultura in Sicilia, a Siracusa. Quali le tendenze e le difficoltà attuali?
“Tentiamo con notevole difficoltà di esportare i nostri spettacoli, ma ci scontriamo (oltre che con la nota mancanza di fondi) anche e soprattutto, con la brama di molti direttori artistici di avere necessariamente un nome famoso in locandina. Una tendenza divenuta insostenibile che apparentemente attira le masse, ma sostanzialmente genera un teatro “stagnante” che annoia, allontana, impoverisce tutti, teatranti e pubblico. Occorrerebbe più coraggio e capacità di discernimento fra sterile notorietà e qualità che ripaga, sempre”.

Cosa ama raccontare e rappresentare da attrice, regista ed autrice?
“Credo di essere abbastanza versatile, ma chiaramente ho le mie preferenze: il genere drammatico. Amo raccontare la passione che strugge e a volte distrugge; amo raccontare la fragilità, le donne, sottolineare i valori, la dignità fra tutti. Emerge spesso la maternità nei miei spettacoli (deformazione!) e l’amore (forse ho invertito l’ordine!). Non disdegno la commedia, ma la pratico poco (quel poco che basta a non farmi etichettare “quella che fa piangere”)”.

Qual è lo stato della drammaturgia?
“La drammaturgia vive un momento di assoluta “abbondanza”, ciò che manca, a mio avviso, è un’originale elaborazione drammaturgica, una personalissima visione della scena, una vera e propria filosofia della drammaturgia. Pirandello, che ha posto a fondamento della sua drammaturgia l’umorismo e il disincanto, a tal proposito diceva: “Chi imita una tecnica, imita una forma e non fa arte, ma copia”. Risultato ne è dunque una proliferazione di testi che seppur ben scritti risultano monchi di personalità e strategia dell’autore, scarsi di estro drammaturgico e innovazione. Non parlo degli altri, parlo anche di me”.

Gli spettacoli che avete portato in scena e che vi hanno dato più soddisfazione…
“Tra gli spettacoli che stiamo proponendo in giro per i teatri, senza dubbio quello che ci ha dato e che ci continua a dare maggiori soddisfazioni è “Io sono il mio numero”, un testo sulla shoah arrivato finalista al “Premio Shoah 2014” indetto dall’Università di Tor Vergata. È un testo a cui sono particolarmente legata perché riesce nel difficile compito di raccontare senza eccesso di enfasi un gravissimo fatto storico puntando dritto al cuore raggirando la retorica. È uno spettacolo didatticamente ineccepibile perche tratto esclusivamente da testimonianze, quindi indicatissimo per i ragazzi, ma molto apprezzato anche dagli adulti che scoprono dettagli e sfumature rilevanti che pensavo di conoscere”.

Una scena di "Io sono il mio numero"

Una scena di “Io sono il mio numero”

A cosa sta lavorando attualmente?
“A breve debutterò con uno spettacolo su Giovanni Verga dal titolo “Inopinati occursus”, che la scorsa estate ha inaugurato le Verghiane di Vizzini (sono quattro novelle: Lupa, Caccia al lupo; Don Candeloro e Nedda). Continua anche la produzione degli spettacoli per bambini e stiamo portando in giro “Un burattino chiamato Pinocchio” e “Il sogno di Ariel” tratto da Andersen”.

Quali i suoi prossimi obiettivi?
“Sicuramente non fermarmi, oggi più che mai. Vivo la crisi economica come quella culturale e dei valori come un’opportunità: crea autoselezione, dunque quelle realtà che lavorano con impegno, massima dedizione e onestà intellettuale possono salvarsi. Ecco il mio obiettivo: tendere a quelle realtà”.

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