
E’ una vicenda quella della realizzazione del Parco commerciale-logistico di Belpasso, su un’area di 65 ettari di agrumeti, che sta suscitando discussioni, polemiche, con l’interessamento anche del gruppo parlamentare M5S all’Ars, pronto a sbarrare la strada alla grande struttura. Sono in molti a chiedersi come sia stato possibile stipulare una convenzione del genere in un terreno allora a rischio R3 per il Pai (Piano per l’Assetto Idrogeologico) e come mai, nel 2013, non si sia bloccata la proroga della concessione, non con un semplice atto di indirizzo politico, ma con un provvedimento degli uffici tecnici, così come recita la sentenza che ha accolto il ricorso dell’impresa. La proroga, infatti, a detta del TAR, è stata ottenuta per silenzio assenso.
Sulla vicenda, tanto dibattuta e che sta vedendo in prima linea il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, abbiamo voluto ascoltare l’opinione del presidente di Confcommercio Sicilia, dott. Pietro Agen.
“In questi giorni si sta tanto parlando – sottolinea il presidente Agen – del centro logistico commerciale di Belpasso, una struttura gigantesca, con più di 65 ettari sulle rive del Simeto, prima occupata da altre piantagioni arboree, già disboscata ed edificata. Ci troviamo davanti ad una semplice autorizzazione edilizia, senza alcuna autorizzazione data dalla Conferenza dei servizi per sei ettari e mezzo. Una operazione, quindi, esclusivamente immobiliare ed a tal proposito debbo complimentarmi con il Sindaco di Belpasso Carlo Caputo, attento, attivo e sensibile ai problemi del territorio e dello sviluppo”.
Quella del Centro logistico-commerciale di Belpasso è una questione che lascia perplessi su molti aspetti e che pone diversi interrogativi…
“Effettivamente si rimane stupiti e viene da chiedersi: ma non c’erano altre aree dove realizzare un altro centro logistico? Ha senso ipotizzare un altro polo commerciale a pochi minuti d’auto da Etnapolis, da Centro di Sicilia e da Porte di Catania? E poi perché, avendo ottenuto l’autorizzazione più di quattro anni fa, non si è proceduto? La verità è che non esiste un Centro commerciale su cui non si è operato in variante ed è una cosa drammatica in quanto una struttura così maestosa comporta notevoli problemi di viabilità, di movimento merci che non possono essere previsti in un Piano regolatore. Farle in variante significa portare avanti interessi di qualcuno e non della collettività. Più grave è quando avviene su un terreno agricolo, ovvero sconvolge l’equilibrio del territorio. Al momento se venisse realizzato qualcosa non riuscirebbero a venderlo perché non c’è mercato. L’azienda ha acquisito un aumento di valore dei terreni e non intende perderlo. Si tratta quindi di una bella speculazione edilizia”.
“A mio parere – conclude il dott. Agen – si tratta di uno di quei casi in cui la magistratura dovrebbe dare uno sguardo agli atti, non voglio comunque pensare male in quanto certe volte dipende da come vengono presentate le carte. Ma prima di dare colpe, di giudicare, credo si debba ben studiare la questione e le relative carte, anche se, personalmente, penso che delle responsabilità ci siano perché non siamo davanti a qualcosa di sbagliato, ma veramente di demenziale”.
Lascia un commento