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Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre Sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?

Con queste premesse dall’11 febbraio nelle sale italiane sarà in programmazione il nuovo film di Paolo Genovese dal titolo: “Perfetti sconosciuti”, una commedia dai toni ironici ma dai contenuti introspettivi.

Ecco come la presenta il regista Paolo Genovese: Già da qualche anno avevo in tesa l’ipotesi di una storia sulla vita segreta delle persone, ma non sapevo bene come raccontarla. Mi aveva molto colpito una frase di Gabriel Garcia Marquez. Diceva che “ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta”. L’anno scorso, finalmente, mi è venuto in mente il modo in cui portare in scena l’idea. Oggi la vita segreta di tutti noi passa, inevitabilmente, attraverso i nostri cellulari. Lo smartphone è diventato un oggetto fondamentale, forse l’unico che portiamo sempre con noi, è diventato – come diciamo nel film – la nostra ‘scatola nera’. E’ scattato da quella riflessione, una sorta di corto circuito per cui ho iniziato a scrivere con gli altri sceneggiatori (Rolando Ravello, Paolo Costella, Filippo Bologna e Paola Mammini).

La storia è venuta fuori di getto, il terreno era fertile e le idee arrivavano in abbondanza. Perfetti sconosciuti è un film dove tutto è il contrario di tutto, dove ognuno può raccontare la sua esperienza, può fissare dei confini tra cose giuste e sbagliate, corrette e scorrette, disdicevoli o no, parlando di vite segrete, di quello che non possiamo o non vogliamo raccontare. Nel corso di una cena, che riunisce un gruppo di amici, la padrona di casa Eva, ad un certo punto, si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se ogni rispettivo controllasse il contenuto del cellulare dell’altro. Parte così una sorta di gioco per cui tutti dovranno mettere il proprio telefono sul tavolo e accettare di leggere sms/chat o ascoltare telefonate pubblicamente. Quello che all’inizio sembra un passatempo innocente diventerà man mano un gioco al massacro e si scoprirà che non sempre conosciamo le persone così bene come pensiamo. Col procedere della serata, in maniera progressiva, verranno svelati i lati segreti di ognuno dei nostri protagonisti, sino ad arrivare a un finale inaspettato, sicuramente amaro e cinico e pronto per stimolare varie riflessioni. Crediti non contrattuali I padroni di casa sono Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak). Rocco è un personaggio molto umano e sensibile, di professione fa il chirurgo plastico ed è sposato con una psichiatra in tilt che, al momento, non sa se è innamorata del marito e non riesce a capire la figlia adolescente.

Poi, all’opposto, ci sono Bianca e Cosimo (Alba Rohrwacher ed Edoardo Leo), una coppia appena sposata, innamoratissima, lei veterinaria, timida, educata, riservata e ben voluta da tutti, l’ultima “arrivata” nel gruppo di amici; Cosimo fa il tassista ma è un uomo da mille idee che cambierebbe lavoro ogni giorno, convinto di fiutare affari sempre: potrebbe aprire un negozio di sigarette elettroniche come un allevamento di cani. Lele e Carlotta (Valerio Mastandrea e Anna Foglietta) fanno coppia da anni: lui è un funzionario che lavora in un ufficio legale di una grande azienda privata, luogo dove ha conosciuto la moglie. Carlotta è una donna che si dedica completamente ai loro due figli: per la famiglia ha lasciato il lavoro. Anche loro hanno un profondo segreto. Infine, c’è Peppe, interpretato da Giuseppe Battiston, un professore di ginnastica, licenziato per esubero e attualmente alla ricerca di un lavoro. La sera in cui si svolge la cena avrebbe dovuto presentare agli amici la sua nuova fidanzata ma, all’ultimo momento, si presenta da solo perché lei si è ammalata. Ognuno di questi personaggi, attraverso il gioco in cui è coinvolto, tirerà fuori da se stesso e dagli altri un segreto importante, un “non detto” ma, anche, la consapevolezza che pur conoscendosi tutti da tempo si ritroveranno ad essere dei “perfetti sconosciuti”.

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