Cronaca

Vero e proprio terremoto al Comune di Acireale con una operazione antiassenteismo della Polizia di Stato. Agenti del locale commissariato hanno indagato 62 dipendenti che risultavano al lavoro, nonostante fossero assenti, grazie alla complicità di loro colleghi che ‘strisciavano’ per loro il badge personale. Il Gip di Catania, su richiesta della locale Procura, per tre di loro ha disposto gli arresti domiciliari e per altri 12 l’obbligo di firma. I restanti 47 sono stati denunciati in stato di libertà. I reati ipotizzati sono truffa e falso. Particolari sull’operazione sono stati resi noti stamattina durante un incontro con i giornalisti  nella sala stampa della Procura di Catania.

I tre agli arresti domiciliari sono Mario Primavera, Venera Lizio e Orazio Mammino. I dodici con obbligo di firma sono Antonio Grasso, Mario Cocilovo, Giuseppe Calvagno, Carmelo Di Bartolo, Carmelo Amore, Pietro Currò, Anna Maria Anastasi, Teresa Messina, Orazio Musmarra, Pietro Valerio, Salvatore e Santo Trovato.

Le indagini hanno riguardato il periodo compreso tra febbraio e marzo 2015. Gli investigatori hanno fatto ricorso a intercettazioni ambientali e videoriprese. Alcune telecamere sono state installate dagli agenti negli ingressi dell’edificio comunale, dalle quali è stato possibile vedere come alcuni dipendenti comunali “strisciavano” un numero plurimo di badge – oscillante tra i due e i cinque -, talvolta anche consecutivamente, in modo da far rilevare al sistema informatico la presenza dei colleghi in realtà assenti. Quanto è risultato dalle immagini così acquisite è stato incrociato con i dati estrapolati proprio dal sistema informatico di rilevazione delle presenze del Comune di Acireale che, collegato ai “lettori marcatempo”, permetteva ai dipendenti infedeli di apparire formalmente presenti e, quindi, percepire lo stipendio.

L’indagine ha preso vita il 26 febbraio 2015 e si è bruscamente interrotta il 13 marzo, quando uno dei dipendenti indagati, prima di effettuare la strisciata di routine, guardandosi intorno con attenzione allo scopo di verificare di non essere osservato, ha notato la presenza della telecamera, nonostante la stessa fosse ben occultata. L’uomo l’ha immediatamente danneggiata, asportandola o comunque rendendola inutilizzabile. Nonostante il breve arco cronologico dell’indagine, è emersa una situazione di diffusa illegalità che ha riguardato poco meno di un quarto dei dipendenti comunali in servizio presso gli uffici oggetto di indagine.

L’attività investigativa si è, poi, concentrata sull’analisi delle posizioni e dei comportamenti di ciascun dipendente, al fine di distinguere opportunamente le condotte reiterate e continuative – sintomo di un preventivo accordo illecito tra i dipendenti interessati – dalle altre condotte che, in relazione all’intervallo temporale monitorato, sono apparse sporadiche ed occasionali. Inoltre, nel caso delle condotte ripetute, è stata presa in esame la circostanza che il dipendente possa essere stato, nel corso della giornata lavorativa considerata, del tutto assente o meramente ritardatario.

Questo approfondimento, spiegano gli investigatori, è stato necessario al fine di “quantificare temporalmente le assenze e, ferma l’illiceità di tutti i comportamenti irregolari rilevati, di graduarne il disvalore, nonchè di quantificare il danno erariale”. Caso limite, ad esempio, quello di un dipendente che, nel periodo interessato, non si è mai recato al lavoro, se non per qualche breve e sporadica apparizione pur risultando presente, in base al registro informatico di rilevazione delle presenze: ciò grazie alle false “strisciate” effettuate da una sua collega compiacente, specificamente incaricata.

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