Su delega della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha posto in stato di fermo di indiziato di delitto Salvatore Marano (1990) e Salvatore Nicola Roccia (cl. 1994), in esecuzione a decreto di fermo, emesso il 25 febbraio 2016 dalla Procura della Repubblica di Catania, in quanto gravemente indiziati di tentata rapina aggravata e lesioni.
Ricordiamo che la mattina del 10 febbraio scorso personale della Squadra Mobile era intervenuto in via Vittorio Emanuele nella gioielleria “Lanzafame gioielli” per allarme di rapina collegato al 113. Le prime frammentarie informazioni davano il titolare della gioielleria ferito dai rapinatori da colpi d’arma da fuoco all’addome.
In realtà, personale della Squadra Mobile ha verificato che, poco prima, tre individui, di cui una donna, a viso scoperto, avevano fatto ingresso all’interno della gioielleria e, dopo avere aggredito il titolare che si trovava dietro il bancone – colpito violentemente al volto – si erano avvicinati al retrobottega dove era presente il figlio.
Uno dei rapinatori, individuato in Roccia, sotto la minaccia di una pistola del tipo semiautomatico, intimava al titolare di consegnare le chiavi della cassaforte e subito dopo, si avvicinava al retrobottega dove si trovava il figlio al quale puntava la pistola esplodendo un colpo, risultato a salve. A seguito di tale azione, il figlio del titolare perdeva i sensi e cadeva per terra sbattendo violentemente la testa.
I tre rapinatori, che non erano riusciti a consumare la rapina, si davano alla fuga appiedati percorrendo la via San Giuseppe al Duomo. Il figlio del titolare, dopo essere stato medicato sul posto da sanitari del 118, veniva trasportato tramite ambulanza al Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi dove gli veniva diagnosticata una ferita lacero contusa e trauma cranico con perdita di coscienza. Anche il padre doveva fare ricorso alle cure dei sanitari che gli diagnosticavano delle ferite ed escoriazioni.
Nel sopralluogo eseguito da personale del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, all’interno del retrobottega veniva rinvenuto e sequestrato un bossolo a salve. Personale della Sezione Reati contro il Patrimonio – Squadra Antirapina, d’intesa con la Procura della Repubblica di Catania, avviava immediatamente le indagini, partendo da un attento monitoraggio degli impianti di video-sorveglianza dei luoghi in cui era stato consumato il delitto e della via di fuga.
Si individuava quindi il terzetto in via San Giuseppe al Duomo, veniva notata una donna con un giubbotto rosso procedere di corsa, seguita da due individui a passo d’uomo, mentre si avvicinavano ad un’autovettura che era stata lasciata parcheggiata. La presenza del terzetto lungo la stradina veniva notata da un Brigadiere della Guardia di Finanza che rilevava i tre a salire a bordo di una Polo “Cross” di colore grigio metallizzato – modello caratterizzato dalla presenza di barre in acciaio sul tetto e fascioni laterali – ma non si riusciva a rilevare il numero di targa. La vettura veniva notata da altri filmati procedere in direzione via Alessi. Da una minuziosa verifica dei varchi in ingresso ed uscita dal capoluogo emergeva il passaggio, in orario compatibile e successivo alla rapina, della vettura nei pressi di piazza Alcalà; successivamente, lo stesso mezzo si rilevava nei pressi del Faro Biscari in direzione dello svincolo Asse dei servizi.
Carpita la targa dell’auto, veniva avviata mirata attività, anche di carattere tecnico, nei confronti del figlio dell’intestatario, Salvatore Marano, giovane di Paternò che ne risultava l’utilizzatore. Si arrivava quindi all’identità della banda, composta da altri due giovani, anch’essi di Paternò, di cui una minore quindicenne, tutti incensurati.
Roccia è stato trovato in possesso di una pistola semiautomatica a salve, della quale tentava di disfarsene, risultata quella utilizzata per commettere il reato. Sulla scorta dei gravi e concordanti indizi di reità, la Procura della Repubblica di Catania ha emesso decreto di fermo nei confronti di Marano e Roccia ed i due fermati sono stati associati al carcere di Catania piazza Lanza.
Il video della Polizia di Stato