Beni confiscati e case popolari, la proposta del sindacato a Catania, “Città pilota”

Nella foto Giusi Milazzo (Sunia)

Nelle prossime settimane sarà stilato un protocollo d’intesa che impegnerà i comuni etnei aderenti alla proposta, a utilizzare i beni confiscati prioritariamente a fini abitativi e in stretta sinergia tra le amministrazioni comunali, il Sunia , il Consorzio Etneo per la legalità e lo sviluppo, l’Istituto Autonomo Case Popolari di Catania e la Cgil. Parte dei beni confiscati alla mafia potranno dunque essere utilizzati come alloggi popolari in situazioni di particolare emergenza. Il prossimo appuntamento è stato fissato per il  5 aprile.

La proposta, partita proprio dal sindacato degli inquilini e subito elaborata in tandem con la Cgil di Catania, è stata presentata a Palazzo Minoriti da Pina Palella, segretaria confederale CGIL, Rosaria Leonardi, responsabile politiche abitative CGIL, dal segretario generale della Camera del lavoro Giacomo Rota, da Giusi Milazzo, segretaria generale del SUNIA e da Pierpaolo Lucifora, presidente del CdA del Consorzio Etneo per la legalità e lo sviluppo; presenti all’incontro anche alcuni fra gli invitati rappresentanti dei comuni della provincia etnea quali Catania, Paternò, San Giovanni La Punta, Aci Catena, Mascalucia; presenti alcuni sindaci e assessori al patrimonio, alle politiche sociali e alla legalità dei relativi comuni, i direttori generali degli IACP di Catania ed Acireale (che comprende una ventina di comuni). Tra questi, c’era l’assessore comunale alla casa di Catania, Angelo Villari, che si è impegnato a sollecitare il Consiglio comunale ad aderire al protocollo, anche in relazione alla reale emergenza abitativa presente in città.

“Si tratta di sfruttare una massa potenziale di risorse che, dopo essere state restituite alla collettività, può essere impiegata in questa direzione per contribuire a tamponare una vera e propria emergenza sociale e personale. Non abbiamo ancora chiaro il numero preciso di beni a disposizione – spiega Pina Palella – e spesso neanche i Comuni ne sono a conoscenza. I dati vengono continuamente aggiornati ma sappiamo che sono in aumento. Cgil e Sunia si recheranno a sollecitare la sottoscrizione dell’atto comune per comune. Ma oggi abbiamo registrato massima collaborazione tra i centri della provincia, e il Consorzio, che comunque rappresenta tutti i comuni”.

Giusi Milazzo non a caso sottolinea più volte il termine “destinazione prioritaria” dei beni confiscati all’uso abitativo. “Oggi abbiamo fatto un passo in più – continua Milazzo- di certo un passaggio nel segno della concretezza, poiché abbiamo fissato step precisi per poter continuare. In questo modo, entro un paio di mesi si arriverà ai primi esiti. In verità qualche comune siciliano, come Palermo, ha già avviato un percorso in proprio in questa direzione, ed altri comuni etnei hanno dimostrato una certa sensibilità in tal senso, affidando ad esempio poche case confiscate a famiglie bisognose di alloggio. Ma senza un regolamento preciso di assegnazione e con carattere di provvisorietà. Da oggi, da Catania e per la prima volta, parte un modello pilota che vuole superare la provvisorietà con un regolamento ben delineato”. Anche a livello nazionale il sindacato degli inquilini è impegnato in questa direzione.
E il ruolo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati? SUNIA e Cgil hanno chiesto dati aggiornati su sequestri e confische . “I dati in nostro possesso del 2013 sono obsoleti. E anche quando facciamo riferimento ai 500 alloggi disponibili a Catania e provincia, sappiamo che si tratta di un dato che va aggiornato”, sottolineano le due segretarie.
La Cgil punta “ad attivare tutte le iniziative possibili per concretizzare interventi immediati legati all’emergenza casa. – aggiungono Rosaria Leonardi e Giacomo Rota- Ci sono dati allarmanti e i cittadini più bisognosi di un tetto hanno il pieno diritto di vivere in abitazioni salubri. Sappiamo inoltre di avere tanti immobili pubblici attualmente liberi ma in disuso, lasciati quasi in abbandono e in stato di incuria. Questo significa che non bisogna creare nuova edilizia pubblica ma riuscire a riqualificare tutto il patrimonio immobiliare dei comuni e anche dell’Iacp. E sgomberare quelle case popolari occupate abusivamente o da non aventi diritto. I finanziamenti per la ristrutturazione o la destinazione possono essere trovati, anche tramite fondi PON”.
Pierpaolo Lucifora spiega che sono una trentina i beni in assegnazione al Consorzio sparsi per il territorio, attualmente “stiamo cercando di ottenere i nuovi dati aggiornati dall’Agenzia nazionale ma sollecitiamo i singoli comuni a chiedere direttamente aggiornamenti all’Agenzia. Spesso i comuni non sanno di avere un bene confiscato a disposizione. Ci aspettiamo che i sindaci facciano proprio il nostro protocollo di intesa per poi approvarlo in consiglio comunale. Sarà un vero e proprio regolamento al quale attenersi”.

di Michele Minnicino 20315 articoli
Condirettore, giornalista professionista, specializzato in Opinione Pubblica e Comunicazione di Massa, ha collezionato esperienze lavorative nei diversi settori dell’informazione, carta stampata, televisione, uffici stampa di associazioni di Consumatori e Consorzi Pubblici, insegnamento del giornalismo agli studenti degli istituti superiori.

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