Teatro

Conosciamo bene la sua capacità nel raccontare storie, il suo mestiere di affabulatore, la sua arte nell’inchiodare lo spettatore in sala davanti all’argomento che affronta, suscitando emozioni e profonde riflessioni a fine spettacolo. Anche stavolta il pubblico, in circa 70 minuti, non ha mai guardato l’orologio, è stato affascinato dall’argomento proposto da Marco Baliani, attore, drammaturgo, regista, che al Centro Zo di Catania, all’interno della decima stagione della Rassegna Altrescene, ha presentato il lavoro, dal titolo già altamente ricco di spunti, “Ama il prossimo tuo”.

Con ancora in mente la forza comunicativa dei suoi precedenti lavori (primo fra tutti il coinvolgente “Kohlhaas”), anche in questo spettacolo Marco Baliani si presenta al pubblico, come sempre, vestito di nero, su una scena nuda. Sul palco c’è solo lui, in compagnia di una sedia, di un libro e delle sue magiche parole che non hanno bisogno di scenografia, altri attori, musica o altro. Ed anche stavolta Baliani incuriosisce, ammalia e con uno spettacolo-riflessione che parla dell’uomo, del suo prossimo, della carità e della compassione, del bisogno di recuperare quell’umanità che, ormai – basta leggere i giornali o ascoltare la tv – sembra irrimediabilmente perduta davanti alla pubblicità ottusa, ai falsi miti, alle guerre per dominare l’altro nostro simile, per l’eccesivo sviluppo della tecnologia, dei social  a scapito del dialogo, dell’incontro.

Baliani, uno dei più originali esponenti del panorama teatrale italiano e fra i più noti rappresentanti del teatro di narrazione, racconta con la sua prorompente e semplice forza affabulatoria, fa esempi, va indietro nel tempo e ritorna poi ai nostri giorni. La pièce è un misto di racconto e letture, prendendo spunto dalla parabola di Luca “Ama il prossimo tuo” per esplorare poi testi di Vittorini, Maaluf, Todorov e altri.

E lo spettacolo-riflessione declina il comandamento anche nella forma “ama il prossimo tuo perché è te stesso”. È stato lo scrittore Hermann Hesse (Premio Nobel nel 1946), nella raccolta di scritti “Il mio credo”, a porre la questione, partendo dall’espressione brahminica: “Tat twam asi” (“Questo sei tu!”), con la quale il brahmino si rivolge alle persone che incontra, per dire che “nessuno può essere di danno ad alcun altro individuo senza danneggiare se stesso”.

A Catania Baliani, con il suo caratteristico strumento di persuasione che è il monologo, riesce ad estrapolare dalla frase “Ama il prossimo tuo” i tre termini amore, prossimo e te stesso, costruendo per la durata della pièce una sorta di caleidoscopio di storie, frammenti di altre narrazioni che parlano dell’argomento e, tra una narrazione e l’altra (la parabola del buon samaritano, una storia orientale e una africana), fa delle piccole e personali digressioni di tipo riflessivo.

Ed alla fine riesce, come accade in tutti i suoi spettacoli-racconti, a coinvolgere, emozionare, arrivare al cuore dello spettatore con la sua straordinaria forza dell’affabulazione, lasciando tutti con un interrogativo non di poco: “ma anche gli animali non saranno anche loro il nostro prossimo?”.

Chi è Marco Baliani

Marco Baliani, nato a Verbania nel 1950, è attore teatrale, drammaturgo e regista teatrale italiano. Nel 1975 fonda la compagnia Ruotalibera con cui realizza alcuni spettacoli per ragazzi. A partire dagli anni Ottanta scrive e interpreta show per un pubblico adulto. Con “Kohlhaas” (1989) inventa il teatro di narrazione, seguendo la strada aperta da Dario Fo con il Mistero buffo (1969) e di cui è tutt’oggi uno dei massimi esponenti insieme a Marco Paolini ed Ascanio Celestini. Seguono altri monologhi: nel 1998 “Corpo di stato” sull’omicidio Moro, nel 2003 “Lo straniero” dall’omonimo romanzo di Albert Camus. Nel 2004 si è cimentato con il suo primo romanzo, “Nel regno di Acilia”. Tra i suoi spettacoli di regia si ricorda “Corvi di luna”, “Antigone delle città”, messo in scena a Bologna nel 1991 e nel 1992, “Peer Gynt” e “Pinocchio Nero”, realizzato in collaborazione con AMREF. Nel 1994 ha vinto il premio IDI come regista, per lo spettacolo “Come gocce di una fiumana”.

Marco Baliani in "Kohlhaas"

Marco Baliani in “Kohlhaas”

La sua poetica si fonda sullo stupore e l’incantamento di fronte a quanto narrato o inscenato: in questo si può notare l’eco dei suoi esordi nell’ambito del teatro ragazzi e nella scrittura di fiabe. Sempre per il suo lavoro con i bambini ha vinto il premio Stregagatto nel 1993 con lo spettacolo “Piccoli angeli” scritto e portato in scena con la compagna di teatro e di vita Maria Maglietta.

Nel corso degli anni ha anche lavorato come attore cinematografico con Martone, Archibugi, Comencini. Con il figlio Mirto ha pubblicato la fiaba “Il signor Ventriglia” nel 2002 ancora per un pubblico di bambini.

La Rassegna Altrescene

La Rassegna Altrescene proseguirà al Centro Zo di Catania con le ultime produzioni della nuova drammaturgia siciliana: il 5 e 6 Aprile Statale 114 presenta “Un Amore di Famiglia”, testo e regia di Salvo Gennuso, il 22 Aprile “Nino” di Tino Caspanello (Compagnia Pubblico Incanto), a Maggio “Speculum Animae”, un ritual act di Daniela Orlando con Riccardo Gerbino e Giovanni Arena.

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