
In uscita nelle sale italiane giovedì 7 aprile il film “Mister Chocolat” tratto dalla storia di un grande artista circense, liberamente tratto da “Chocolat clown negre” di Gerard Noiriel, diretto da Roschdy Zem ed interpretato dall’ottimo Omar Sy, scoperto dal pubblico grazie al film “Quasi amici” del 2011 e James Thierree.
Dal circo al teatro, dall’anonimato alla fama, l’incredibile destino del clown Chocolat (Omar Sy), il primo artista nero in Francia. Il duo, senza precedenti, formato insieme a Footit (James Thierrée), divenne molto popolare nella Parigi della Belle Époque, fino a quando questioni legate al denaro, al gioco d’azzardo e alla discriminazione razziale compromisero l’amicizia e la carriera di Chocolat. La straordinaria storia vera di Rafaël Padilla un artista eccezionale.

“Ho scoperto questa storia leggendo la sceneggiatura, ricorda il regista Roschdy Zem, quando i produttori Nicolas ed Eric Altmayer mi hanno proposto questo progetto, la sceneggiatura era già a buon punto con tutti i personaggi definiti e un soggetto sviluppato in modo interessante. E’ raro trovare un’idea originale in Francia, come forse altrove. Il merito va a Eric e Nicolas”.

“La storia di Chocolat, spiega Omar Sy, mi ha toccato, il suo essere nato schiavo, riuscire a fuggire e diventare un artista famoso, è incredibile. Posso solo immaginare la quantità di lavoro e di coraggio necessaria per arrivare così lontano. Ho trovato altrettanto interessante la storia della sua caduta. Chocolat faceva ridere la gente sfruttando gli stereotipi sui neri. Ma man mano che la società si è evoluta e la considerazione dei neri si è fatta più elevata e rispettosa, le persone non hanno più trovato nulla di comico in quegli stereotipi e sebbene questa sia stata una cosa positiva per le vittime di razzismo, non lo è stata per Chocolat che è caduto nell’oblio. Chocolat era un artista e desideravo che la sua storia, il suo lavoro e il suo talento venissero riconosciuti. Sono pochi i film d’epoca con ruoli per attori neri”.

“Sono cresciuto in teatro, sottolinea James Thierree. Il circo per George, il personaggio che interpreto, come il teatro per me, è un tempio, una chiesa, un’arena. C’è qualcosa di esistenziale e sublime nel confronto tra un essere umano e un pubblico che assiste. E poi c’è la sua fiducia, George è convinto di poter continuare ad arrivare sempre più in alto. Anche per me il mio lavoro è vita, non mi basta andar bene, desidero rimanere all’interno di questo “tempio” ma so che è anche necessario sapersi confrontare con il mondo, avere degli amici e cercare delle risposte”.
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