Cronaca

Finalmente anche in Sicilia parte la filiera del biogas, con l’apertura domani mattina, (sabato 16 aprile) del terzo impianto di digestione anaerobica nell’isola, realizzato dall’azienda agricola Monaco di Mezzo, a Ciolino Resuttano (CL), un esempio concreto di economia circolare anche sul nostro territorio.

Una filiera che rappresenta un potenziale da 5,6 miliardi di euro di investimenti entro il 2030, e 10 mila posti di lavoro altamente qualificati.

I sottoprodotti delle produzioni locali, come il pastazzo, la sulla, la sansa, le bucce degli agrumi dopo la spremitura, i reflui della zootecnia, se gestiti in maniera virtuosa possono, infatti, diventare elettricità, biocarburanti e persino un fertilizzante biologico grazie alla digestione anaerobica, una fermentazione naturale che avviene in assenza di ossigeno negli impianti biogas.

Questi i temi affrontati oggi nel corso del workshop che si è tenuto alle Ciminiere di Catania, organizzato dal Dipartimento Agricoltura, Alimentazione, Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania e dal  Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione (CIB).

 “Tutto il sistema agroalimentare ha grandi potenzialità di crescita ma va aggiornato alle sfide dell’innovazione con un modello di bio-economia, che metta insieme  mady in Italy  e processi avanzati – ha esordito ad apertura lavori, Luca Bianchi, capodipartimento Politiche Competitive della Qualità Agroalimentare, Ippiche e della Pesca del Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), mentre per il presidente CIB Piero Gattoni “l’agricoltura siciliana rappresenta un vastissimo giacimento di ‘energia verde’ ancora largamente inespresso” e ha lanciato l’appello al Governo perché renda pienamente operative le nuove opportunità offerte dal decreto di incentivazione del biometano.

E di politiche e interventi da definire “per fornire agli operatori del settore agricolo un quadro normativo chiaro di programmazione degli investimenti” ha parlato stamani il sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giuseppe Castiglione, cui sono state affidate le conclusioni dell’incontro.

Nello specifico, gli obiettivi per il triennio 2017-2020 in termini di agro-energie si dovrebbero ispirare a un modello basato su complementarietà con la produzione a finalità alimentare, maggiore competitività del sistema produttivo agricolo, alimentare e forestale e contrasto dei cambiamenti climatici.

Ogni anno circa 300mila tonnellate di pastazzo di agrumi e 1 milione di tonnellate di sanse esauste potrebbero essere usati in impianti di biogas e biometano. “Questi ultimi possono contribuire agli obiettivi nel settore dei trasporti e dare una spinta alle Regioni del centro-sud, il cui potenziale produttivo di biometano al 2030 – ha sottolineato Castiglione – è stimato in 3 miliardi di metri cubi e corrisponderebbe a un aumento del Pil dello 0,3%”.

L’Italia è il terzo produttore di biogas in agricoltura, con circa 1500 impianti, concentrati prevalentemente nella pianura padana, mentre in Sicilia il numero è salito a 3 con l’impianto di Resuttano, la cui visita, a cura di Luciano Zoia, presidente di BIOGAS Engineering srl, sarà proceduta dal dibattito “economia circolare, innovazione e nuove prospettive per l’agroalimentare siciliano”, organizzato dalla start-up Risorse Smart.

All’incontro di oggi, moderato da Biagio Pecorino, responsabile Sezione Economia Agroalimentare Di3A, sono intervenuti, tra gli altri, il direttore D13A Salvatore Luciano Cosentino, Ezio Veggia, vicepresidente di Confagricoltura, Stefano Bozzetto, Sicilian Biogas Refinery srl, Aldo Todaro, presidente ordine Tecnologi Alimentari di Sicilia e Sardegna, Corrado Vigo, presidente Ordine dottori Agronomi e Forestali Catania.

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