Catania News

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Alfio Lisi, portavoce Free Green. “Siamo tutti pedoni? Sarà pure vero, ma a Catania, così come tante altre città siciliane, sui segnali pedonali nessuno è ma stato sicuro. E’ possibile che in una città come Catania i segnali pedonali,  potenziale barriera di protezione per i pedoni che dovrebbero attraversare le strade della città, siano in gran parte scomparsi o del tutto invisibili a distanza ragionevole dagli stessi automobilisti, spesso indisciplinati, e che mettono a serio rischio l’incolumità di chi attraversa le strade della città?”.

Pedone attraversa sui segnali stradali sbiaditi in via Umberto

Pedone attraversa sui segnali stradali sbiaditi in via Umberto

Eppure– afferma nella nota Alfio Lisi, portavoce Free Green – i dati inconfutabili sugli incidenti stradali all’interno dei centri urbani a danno dei pedoni e dei ciclisti sono all’ordine del giorno in quanto i due terzi avvengono proprio all’interno dei centri urbani: secondo i dati dell’Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici)  ogni giorno in Italia  si verificano 590 incidenti che coinvolgono  pedoni e ciclisti, episodi che producono 12 morti e centinaia di feriti ogni 24 ore (a Catania i morti nel 2014 sono stati tre, sei nel 2015, ultimo pedone ucciso sui segnali pedonali, lo scorso febbraio, una donna di 70 anni, ferita la figlia,  in via Carrubella, ovviamente poco illuminata per non parlare dei numerosi feriti che non fanno cronaca oltre a quelli che miracolosamente ne escono illesi).  Una vera strage di innocenti, spesso senza colpevoli, che forse dovrebbe essere ridimensionata grazie alla nuova legge sull’omicidio stradale che, però, nasce monca in quanto non prevede sanzioni nei confronti dei Sindaci inadempienti e dunque corresponsabili). Essa pare non interessare più di tanto chi dovrebbe garantire la sicurezza dei cittadini inermi come i pedoni e i ciclisti a tutto vantaggio della velocizzazione delle auto e dunque il conseguente aumento di incidenti gravi altro che città a misura di bambini e di anziani”.

“A Catania, oltre alla scarsa manutenzione dei segnali orizzontali pedonali,   scomparsi da gran parte delle strade del centro e della periferia, mancano quelli verticali, i semafori a richiesta e sonori, i sottopassaggi e i soprapassaggi. L’illuminazione pubblica non è adegua in prossimità e sulle  ‘zebre’,  le aree totalmente pedonalizzate, le piste ciclabili, manca un senso civico di rispetto dei pedoni,  un controllo di tutti quei mezzi che posteggiano sui marciapiedi e sulle strisce pedonali come se a Catania fosse normale, sanzioni per quegli automobilisti che non si fermano davanti ad un pedone che attenersi sui segnali pedonali e così via. Oltre ad una ordinanza sindacale che abbassi il limite di velocità nel centro urbano da 50 a 30 km orari così come hanno già fatto da tempo tante altre città italiane che significa meno incidenti e meno smog..  Ma a tale strage dobbiamo aggiungere quella provocata dagli scarichi degli stessi automezzi a combustione. Strage (anche per questa nessuno può sentirsi al sicuro fino quando si continuerà ad avvelenare l’aria che respiriamo) che possiamo definire ’bianca’ in quanto resta da sempre senza colpevoli e senza condanne da parte delle autorità giudiziarie grazie a leggi che di fatto non difendono i cittadini ma gli inquinatori”.

Auto posteggiata sulle strisce pedonali, quasi assenti, sempre in via Umberto

Auto posteggiata sulle strisce pedonali, quasi assenti, sempre in via Umberto

“Altro che sicurezza stradale altro che mobilità sostenibile!  Catania resta una città ad alto livello di rischio per i pedoni di tutte le età in quanto vi è la sub cultura dell’auto prima di tutto anche a discapito di quei cittadini che vengono visti come ostacoli alla loro circolazione e dunque si preferisce ‘non vederli’, poche volte per distrazione, e passare oltre! Quanti altri incidenti dovranno ancora accadere affinché il cittadino pedone non venga considerato un ostacolo al traffico insostenibile, inquinante e libero di sfrecciare ma il soggetto su cui si deve imperniare il presente e il futuro prossimo di questa città così ancora poco europea nel senso più civico del termine?”.

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