Intervista con...

Lo abbiamo conosciuto, apprezzato ed applaudito lo scorso Marzo al Teatro del Canovaccio di Catania, protagonista convincente ed intrigante di “Filumè – Una Voce e Mille Pensieri”, pièce liberamente ispirata a “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo. Stiamo parlando di Franco Di Corcia jr.,  attore, autore, già direttore artistico del Teatro comunale di Santa Maria a Monte, provincia di Pisa e anima  dell’associazione I Pensieri di Bò, finalista alla quinta edizione del Premio Li Curti 2015 a Cava dei Tirreni-Salerno con “Filumè”, pièce che lo vede nei panni di una delle eroine più note delle opere di Eduardo, ovvero Filumena Marturano: un uomo vestito da uomo, che su una scena spoglia (un solo tavolo, con una candela, una brocca d’acqua, un piatto, un bicchiere ed una sedia), vive e fa vivere al pubblico, in una atmosfera di autentica esplorazione dei sentimenti e dell’anima, le inquietudini, le sofferenze, la forza interiore della protagonista Filumena.

Franco Di Corcia (Ph. Gianni Mattonai)

Franco Di Corcia (Ph. Gianni Mattonai)

Dell’esperienza e dell’emozione di “Filumè”, della sua frenetica attività, dei suoi progetti, della sua passione per il teatro, ci parla proprio lo stesso Franco Di Corcia, tra un impegno e l’altro.

Raccontaci la gestazione di “Filumè”, cosa ti ha dato e cosa ti continua a dare…

“Filumè – Una Voce e Mille pensieri” era un sogno nel cassetto da tantissimi anni e mi sembrava irrealizzabile. Ci sono voluti, infatti,  più di nove anni per maturare in me la consapevolezza che non avrei commesso nessun ‘sacrilegio’ se avessi interpretato ‘io-uomo’ Filumena Marturano. L’idea di partenza del progetto artistico di Filumè era e rimane la VOCE: come strumento di trasmissione delle emozioni. E rimane comunque uno spettacolo ancora in costruzione, che si arricchisce di volta in volta di sfumature nuove. Non è stato facile trasformare in un monologo una commedia in tre atti di Eduardo de Filippo, senza tradirne la storia ma arricchendola – drammaturgicamente – di ‘pensieri’ che la nostra Filumè vuole raccontare al pubblico”.

Come è nata la tua passione per il teatro?

“La mia passione per il Teatro nasce da giovanissimo. Come tanti le mie prime esperienze  sono state nel ‘teatrino della parrocchia’; poi da studente universitario vivo a Firenze la mia prima e vera esperienza di Teatro frequentando il Centro di Avviamento all’Espressione di Orazio Costa e partecipando – incuriosito – alle lezioni della Bottega teatrale di Firenze, fondata da Vittorio Gassman. Affascinato e ‘spaventato’ dal Teatro respiro, in punta di piedi, tante esperienze teatrali fiorentine fino a giungere alla conclusione che il Palcoscenico fosse l’unica  Casa che avrei voluto abitare. Cibandomi di ‘pane e De Filippo’ (Eduardo De Filippo) maturo una naturale propensione al racconto ‘eduardiano’, innamorandomi fin da subito delle Verità che in Teatro si vivono.

Ho la fortuna – o la sfortuna – di essere un’anima eclettica: ciò mi permette di non ‘legarmi’ a nessun genere teatrale e di accettare con entusiasmo ‘le sfide’ di generi diversi: dall’opera alla prosa classica, passando dalla sperimentazione contemporanea con contaminazioni di linguaggi artistici diversi: la musica, la danza, la pittura, la scultura, la fotografia, la poesia ecc.”.

Parlaci del tuo lavoro, della tua attività come costruttore di emozioni con “I pensieri di Bò”

 “Non è facile raccontare il mio lavoro. Tutto ruota intorno al Teatro, ma con mille sfaccettature diverse mi occupo – innanzitutto – della conduzione di Laboratori Teatrali, della  ideazione e della gestione di ‘progetti culturali’ rivolti soprattutto alle nuove generazione; dal 2006 gestisco un Progetto di Teatro per le Scuole (denominato Narrativa in Scena); infine, dirigo e gestisco una Scuola privata di recitazione (La Scuola di Bò). Dal 2014 sono il Direttore Artistico di un Teatro (Teatro di Santa Maria a Monte, provincia di Pisa) ed in questa nuova veste stiamo lavorando affinché il Cartellone artistico e culturale “La Bella Stagione”  diventi un punto di riferimento importante per il territorio capace di dialogare con le altre realtà teatrali più importanti come La Città del Teatro di Cascina, diretto da Donatella Diamanti, il Teatro Era di Pontedera (divenuto – insieme al Teatro La Pergola di Firenze – Teatro Nazionale) diretto da Roberto Bacci, il Teatro Di Bartolo di Buti diretto da Dario Marconcini ecc.

La bella stagione

Il cartellone “La Bella Stagione”

Ho la fortuna di vivere artisticamente in un territorio ricco di Teatro e di ‘aspettative per il Teatro’, questo rappresenta un grosso stimolo a non arrendersi mai e di essere sempre curiosi ed aperti alle novità, che spesso vengono dalle piccole realtà teatrali. E Oltre a fare – alla meno peggio – “l’imprenditore culturale”, scrivo per il Teatro da sempre e curo la regia di tutti i miei spettacoli. Tutto questo all’interno di una struttura, I Pensieri di Bò.

I Pensieri di Bò hanno avuto il coraggio di creare, in questi primi 15 anni,  una ‘credibilità artistica’ soprattutto fra i giovani. Voglio ricordare che il primo pensiero su cui fonda l’attività de I Pensieri di Bò è una frase di Albert Einstein che dice “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”. Ecco, io sono quello sprovveduto! E da ‘sprovveduto che non sapeva’ sono diventato un costruttore di emozioni”.

Cosa provi in scena, davanti al pubblico e cosa vuole oggi, secondo te,  lo spettatore dall’attore in scena?

 “La prima parte di questa domanda mi mette in difficoltà, ad essere sincero. Posso solo rispondere che da ex timido, da ex balbuziente, da ex introverso, davanti al pubblico provo ‘rivincita’. Vincendo le ‘vecchie’ paure vivo e faccio vivere in scena le verità delle storie, dei personaggi ed è quello – secondo me – che oggi lo spettatore si aspetta da un attore in scena: essere travolto dalla verità delle emozioni”.

Perché da anni una politica governativa ottusa taglia pesantemente i contributi a chi opera nel mondo dell’arte, della cultura, del teatro?

“Il Teatro, l’Arte, la Cultura in generale creano ‘esseri pensanti’ capaci di analizzare criticamente il proprio tempo, diventando ‘liberi’ nel pensiero senza essere omologati alle mode e al ‘pensare altrui’.  Ogni taglio governativo ‘uccide’ un essere pensante. Chi ci ha governato – e ci governa –  non ha ancora capito che la vera crescita di un Paese passa dalla Cultura e non dalla sottocultura. Meno male che il Teatro viaggia e sopravvive  – nonostante l’ottusità dei governi a tagliare proprio laddove dovrebbero investire – grazie ad una classe sociale non riconosciuta e sacrificata: l’artista. E grazie all’Artista coraggioso e curioso che il Teatro non ‘perde mai la strada’!

Auspico che il Teatro e la nuova drammaturgia diventino sempre più un modo, uno strumento che ci permetta di orientarci nella contemporaneità, ma non il modo in cui sentirsi contemporanei. Anche nella riproposizione di opere classiche occorre ricercare un senso di contemporaneità, tirandone fuori l’essenza per proporla in maniera viva, attuale e ancora sorprendente”.

In scena con "Filumè"

In scena con “Filumè”

Chi è Franco Di Corcia nella vita di tutti i giorni e dove sta andando come artista e come uomo?

“Nella vita di tutti i giorni io sono un figlio, un fratello, un amico che fa fatica a trovare “il suo posto nel mondo”, rispettando se stesso e gli altri. Devo dire grazie agli ostacoli se oggi posso gustarmi a pieno il mio sogno di artista. Il primo ostacolo è stato far capire alla famiglia e a tanti altri che il mio ‘sogno d’artista’ non era un semplice hobby ma un lavoro, pieno di sacrifici e soprattutto di rinunce. Adoro il verbo ‘andare’. Significa viaggio, movimento, non stare fermi. Come artista sono in movimento “per ampliare il proprio pubblico”, costruirsi una vita artistica fatta di incontri e non di esclusive. Come uomo sto andando verso la serena costruzione di una  ‘casa affettiva’”.

Soddisfazioni e delusione in questi anni di attività…

“In questi lunghi anni ho avuto la fortuna di vivere molte soddisfazioni accompagnate da altrettante delusioni. Le mie soddisfazioni sono legate , in primis, ai miei allievi, alcuni dei quali divenuti grandi hanno proseguito il loro viaggio nel mondo dell’arte e del teatro. Una grande soddisfazione è stata portare “Filumè” a Catania al Teatro del Canovaccio, un posto magico, subito familiare e non smetterò mai di dire grazie a Saro Pizzuto, a Salvo Musumeci e Giuseppe Calaciura. Le delusioni, invece, sono soprattutto legate alla falsità dei colleghi o presunti tali”.

Impegni e sogni che vorresti realizzare…

“Parto subito dal sogno che vorrei realizzare. Premesso che ne ho molti. Ma c’è un sogno che è ancora legato a Filumè: poter recitare la mia Filume’ davanti alle grandi interpreti Isa Danieli, Lina Sastri e il mio idolo Sofia Loren.  I miei prossimi impegni riguardano nuove produzioni teatrali come regista e drammaturgo. Sto lavorando alla  rilettura teatrale del film La Strada di Fellini, alla messa in scena nel prossimo autunno inverno di ‘Non c’è nessuno’ (spettacolo su la Legge MERLIN) e ad ‘Emma e le altre’ (Donne nella resistenza italiana), ‘Eduard’ (Omaggio a Eduardo de Filippo), “Uno di meno” (spettacolo su Pasolini) e la produzione di una rilettura della Commedia Musicale ‘Se il tempo fosse un gambero” di Garinei e Giovannini.

Stiamo anche lavorando all’uscita di un libro su Filume’, curato da Laura Bonocore e costruito dall’incontro di persone che hanno respirato con noi lo spettacolo. Altri impegni sono legati alla costruzione del Cartellone 2016/2017 de La Bella Stagione del Teatro di Santa Maria a Monte e alla gestione delle attività artistiche della prossima Estate 2016”.

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