Intervista con...

In questi ultimi tempi, Gerry Scotti nella sua trasmissione televisiva “Caduta libera” spesso, quando a sorpresa è battuto il concorrente principale, pronuncia la famosa frase “Clamoroso a Cibali”. Probabilmente, molti, a parte i più “vecchietti”, non sanno a cosa si riferisce. Un nostro amico, Orazio Indelicato (paroliere, poeta, organizzatore di eventi culturali e direttore di scena di prosa) ne parla in questo suo racconto.

La prima rete di Castellazzi in Catania-Inter 2-0

La prima rete di Castellazzi in Catania-Inter 2-0

“Il 1961 era stato l’anno del “Clamoroso al Cibali”, pronunciato, si dice, dal mitico Sandro Ciotti.  Quella domenica del 4 giugno – ultima partita di campionato Catania-Inter 2-0 con reti di Castellazzi e Calvanese – allo stadio, in tribuna B, c’ero anche io. Come tutti pensavo al 5-0 dell’andata, frutto anche di 4 autogol. Cosa irripetibile pure a volerlo fare apposta e forse record mondiale. E pensare che il Catania andava a Milano trovandosi al 3° posto: Inter 24 punti – Milan 23 – Catania 22. C’ero andato con l’abbonamento di mio fratello Michele, impiegato comunale, che aveva l’agevolazione di pagarlo a rate mensili sullo stipendio.

Nella foto Orazio Indelicato

Nella foto Orazio Indelicato

Avevo 18 anni e lavoravo di notte nelle farmacie “Spadaro Ventura”; così il giorno lo passavo al mare, al Lido Casabianca. Come si usava a quel tempo, con altri 5 o 6 compagni, avevamo una cabina in affitto per tutta la stagione. Nella stessa fila, accanto a noi, una cabina era occupata dai giocatori della Massiminiana, sicuramente pagata da Angelo Massimino.

Davanti al Lido, nello spazio adesso usato come posteggio dell’acqua scivolo, ogni pomeriggio si giocavano delle partitelle. In uno di questi, ospiti degli amici della Massiminiana, c’era Calvanese e anche lui, come qualche giorno prima Prenna, è coinvolto nella partita rituale.

Il logo della Massiminiana

Il logo della Massiminiana

Io non ho mai saputo giocare al pallone. Quando ero piccolo – anche se il pallone era quasi sempre il mio – i miei compagni di gioco mi mettevano sempre in porta. Quelli del “Casabianca”, sapendo tutto questo, mi mettevano sempre in difesa. Sono capitato con gli avversari di Calvanese. Dopo qualche minuto di gioco l’ho visto arrivare da lontano con il pallone al piede che se li “mangiava” tutti ed io sono rimasto lì a guardare senza provare nemmeno ad ostacolarlo un po’. Tanto, sarebbe stato inutile. A gol fatto – in porta c’era il povero Pignataro venuto a mancare di lì a poco – mi sono beccato un sacco di parolacce da una parte e risate dall’altra.

Di questa figuraccia tre anni dopo, nel ’64, mi sono rifatto, almeno con me stesso e anche senza volerlo. Ero militare in Friuli, “Lancieri di Novara” a Codroipo, vicino a Udine. Nel mese di luglio al mio Squadrone è toccato di andare a un campo estivo di 15 giorni a Osoppo, sempre in provincia di Udine, località che adesso ogni anno ospita il più grande Raduno “Reggae” d’Europa.

Al Reggimento li avevamo lasciati che stavano preparando i campionati di corsa campestre della nostra Brigata; noi, nel pomeriggio, quando si era liberi e anche se in uno spazio vicino alle tende, giocavamo delle partite di pallone; io e un mio compagno di camerata andavamo per sentieri e argini di torrenti ad allenarci un po’ alla corsa, in vista di una nostra partecipazione al campionato. In uno di quei pomeriggi, al ritorno dalla nostra faticata, ci chiedono di entrare a giocare in una partita già in corso con il punteggio di 2-0. Io fui scelto, non sapendo che ero una schiappa, da quelli che perdevano e fui schierato all’attacco.

Com’è successo non lo so: mi arriva un pallone tra i piedi e faccio gol. Subito dopo ci viene concesso un rigore e tutti vogliono che a tirarlo sia io e ancora una volta faccio centro. Fin qui niente di straordinario, se il militare che era in porta non fosse stato il portiere titolare della Torres che in quel periodo militava in serie C”.

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