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Urla, sangue e pistolettate ieri mattina in via Belfiore, nel pieno del popoloso quartiere San Cristoforo. Questo lo scenario che le Volanti si sono trovate ad affrontare al momento del loro intervento. Erano le 7,30 del mattino quando una telefonata al 113 avvisava di una sparatoria nel pieno di San Cristoforo, una segnalazione che imponeva un intervento immediato, ma anche “sicuro”. Così, sono state dirottate sul posto quattro volanti che, appena giunte, hanno presso immediatamente contatti con le vittime: tunisino lui, russa lei hanno raccontato di un acceso diverbio tra conviventi, finito tra urla e improperi sul marciapiede di via Belfiore. L’animato teatrino avrebbe seriamente disturbato il riposo di Vincenzo Scalia (classe 1991) pregiudicato per gravi reati e, come si scoprirà dopo, pistolero dal grilletto facile. L’uomo, evidentemente infastidito dagli schiamazzi dei due litiganti, si è affacciato sul balcone della propria abitazione, intimando alla coppia di smetterla immediatamente con il loro vocio, poi – rimasto evidentemente inascoltato – ha esploso due o tre colpi di pistola.

A una delle due vittime, e precisamente al tunisino, è stata riscontrata una ferita alla testa che, a sentire il ferito, sarebbe stata causata dal colpo esploso dallo Scalia che lo avrebbe preso di striscio: tale ipotesi, però, è ancora tutta da verificare.

I poliziotti, muniti di giubbotti antiproiettile e armi in pugno, hanno fatto ingresso nell’abitazione dello Scalia, per verificare la veridicità del racconto della coppia; qui sono stati “accolti” da uno stupito padrone di casa il quale –però – ben poco ha potuto fare per dissimulare l’acre odore di polvere da sparo che ha immediatamente confermato agli agenti che in quel luogo era stata da poco utilizzata un’arma da fuoco.

L’inevitabile perquisizione, a conferma della fondatezza dei sospetti degli operatori, ha rivelato, ben occultate tanto all’interno dell’appartamento, quanto in un “sottotetto” di esclusiva pertinenza dello Scalia, ben tre pistole, tutte Beretta: due cal. 7,65 e una cal. 9.

La cal. 9 si presentava con la matricola abrasa, una delle 7,65 aveva il “colpo in canna”, mentre l’altra è risultata di provenienza furtiva. Una situazione complessa, quindi, che ha condotto lo Scalia immediatamente nel Carcere Piazza Lanza da dove dovrà rispondere delle accuse di detenzione e porto di armi clandestine e delle relative munizioni, ricettazione delle medesime armi e spari in luogo pubblico. Inoltre sono in corso ulteriori indagini in merito alle cause del ferimento del tunisino.

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