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Finalmente, si può archiviare il campionato europeo pallonaro. Qualche eco, qualche commento, qualche “io l’avevo detto”, qualche rimpianto (di qua e di là) e tanta, tantissima retorica.

Il “Corriere dello sport” sottolinea come nell’11 ideale di “France Football” siano “snobbati gli italiani”. Per converso mi pare di registrare che tra gli italiani prevalga ampiamente il compiacimento per il successo portoghese. Per decoro andrebbe precisato che, per lo più, il compiacimento è per il fatto che sia stata sconfitta la Francia in casa propria. E, se si deve dire tutta, l’italica soddisfazione è completata dalla precedente “uscita” della Germania. Niente a noi, niente a loro (Francia e “Tedeschia”)…

Siamo fatti così; male? Forse; ma l’atteggiamento della stampa francese lascia supporre che anche per loro, seppure è risultata acerba l’uva che sembrava matura, l’importante è non aver perso né con i tedeschi né con gli “azzurri” e, di non secondaria importanza, neanche con gli avversari d’Oltremanica”.

Portogallo campione d'Europa 2016

Portogallo campione d’Europa 2016

Se, poi, si vuole continuare questa “roulette russa” si può immaginare cosa pensino inglesi e tedeschi. In parole povere, quanto questa Europa del pallone è dissimile da quella – diciamo così – politica?

Ciao, cari “padri”, che sognavate un’Europa dei popoli, unita; non certo dai fogli stampati da una banca privata portatrice più di germi di dissoluzione che di comuni radici culturali, ecc. ecc.

Ma, se i “lumbard” praticano lo sport di sodomizzare i “terun”, gli emiliani di fare la stessa cosa con tutti, e così via, tanto da rendere precaria la stessa unità nazionale, cosa ci si può aspettare su più larga scala? In quanti si è impegnati per il superamento delle differenze, per il trionfo della solidarietà e del bene comune?

Questo impegno dobbiamo aspettarcelo dagli Stati Uniti, dalla Cina? Da chi? Da chi ha tutto l’interesse a indebolire ipotetici concorrenti nell’economia globale di un mercato esasperato e violento? Dal cielo?

Bisogna scandalizzarsi per un giornaletto sportivo gallo-transalpino che non mette alcun italiano tra i migliori? E chi avrebbe dovuto citare? Quel “taglia gambe” juventino che in Italia gode di immunità? O quel portiere che, a proposito delle scommesse sulle partite di calcio, sostiene che ciascuno, dei propri soldi, può farne quel che vuole? Nella sola finale il portoghese Rui Patricio ha almeno il 50 per cento dei meriti per il successo della squadra. Semmai lui! L’allenatore… Conti? Valutato solo dai “suoi” come un taumaturgo, ha lavorato per pochi “spiccioli” su un progetto tutto suo. Fallito miseramente. Con l’aggravante del “come”. Pronto, comunque, a consolarsi.

Eiropa politica

Europa politica

Tornando all’Europa, ogni tanto non farebbe male ripassare la storia e risalire alle origini dello stesso nome. E, se non si dispone di troppo tempo o voglia, si può ricorrere a qualcuna delle scorciatoie informatiche.

Se l’Italia – secondo una frase attribuita a Metternich, statista austro-ungarico, ma alterata spregiativamente, come accadeva anche allora (metà dell’Ottocento), dalla stampa – non era che un’espressione geografica, l’Europa per allontanarsi dall’analoga condizione deve fare tanto cammino. È auspicabile che lo faccia; velocemente; e prima che sia troppo tardi.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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