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“Si tratta di una vera e propria rivoluzione di rigenerazione urbana per Catania che darà lavoro al comparto dell’edilizia ma anche a tanti artigiani. E’ un grande progetto per la città e sono contento che tutti lo abbiano a colto come un fatto positivo”. Così il sindaco di Catania Enzo Bianco ha aperto la conferenza stampa di presentazione dello “studio di dettaglio delle tipologie edilizie in Centro Storico” in variante alle norme di attuazione del Piano Regolatore Generale.
Oltre al sindaco Bianco erano presenti l’assessore all’Urbanistica e al Decoro Urbano Salvo Di Salvo, la Soprintendente ai BB.CC. di Catania Maria Grazia Patanè, il Capo Genio Civile di Catania Gabriele Ragusa, Presidente della 4^ Commissione Consiliare “Urbanistica” Rosario Gelsomino, i consiglieri Nuccio Lombardo e Elisabetta Vanin, il Presidente della 1^ Circoscrizione Salvatore Romano; i rappresentanti di CISL – Filca Edilizia, CGIL – Fillea Edilizia, UIL – Fenea Edilizia, SICET, SUNIA, UNIAT; il presidente dell’Ordine degli Agronomi della Provincia di Catania Corrado Vigo, il presidente dell’Ordine Architetti della Provincia di Catania Giuseppe Scannella, il presidente dell’Ordine Regionale  dei Geologi Giuseppe Collura, il presidente dell’Ordine dei Geometri della Provincia di Catania Paolo Nicolosi, il presidente dell’Ordine Ingegneri della Provincia di Catania Santi Cascone; il presidente di Ance Catania – Giuseppe Piana, i rappresentanti dell’Ente Scuola Edile di Catania, il Presidente Italia Nostra sezione Catania – Tania Paternò.

Con questa variante l’Amministrazione comunale utilizza la legge regionale 10 luglio 2015, n. 13, con la quale sono state promulgate le Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici, con la finalità di semplificare le procedure, favorire la valorizzazione e la rivitalizzazione economica e sociale dei centri storici, incentivare la rigenerazione delle aree urbane degradate. Un percorso iniziato nel mese di dicembre 2014 che è stato condiviso dall’amministrazione comunale con tutte le realtà competenti sul territorio attraverso tavoli, incontri, confronti, dibattiti che alla fine hanno condotto alla realizzazione di un studio condiviso.

“Alle parole seguono i fatti – ha dichiarato il sindaco Enzo Bianco –. Mi ero impegnato prima della mia elezione a sindaco a varare il nuovo regolamento edilizio che da sessanta anni Catania non aveva più, a fare una variante del centro storico della città e poi ad iniziare un percorso di città metropolitana con un PRG per tutto il suo territorio e infine il PRG della Città di Catania. Oggi il secondo di questi impegni, la variante, è stato onorato. Abbiamo censito in questi mesi la quasi totalità degli immobili dei centri storici della città: di quello settecentesco, di quello ottocentesco, di quello novecentesco, di quello di San Giovanni Galermo, ed anche quello di zone degradate come San Cristoforo e piazza Palestro. Completato questo censimento abbiamo classificato gli immobili. Tutto questo comporta una rigenerazione urbana di straordinario livello, in piena sintonia con la Soprintendenza, il Genio Civile e gli ordini professionali”.
“Quando fu varata la legge regionale – ha aggiunto Bianco – noi eravamo già in fase avanzata di progettazione perché avevamo anticipato i tempi. E infatti siamo in primi in Sicilia ad avere intrapreso questo percorso”.

“Una rigenerazione senza cementificazione ma che punta alla qualità degli immobili, con il recupero del centro Storico  – ha detto l’assessore Di Salvo –. Grazie alla partecipazione attiva di tutte le componenti sane della città si è potuto concretizzare un risultato importante. Gli uffici dell’Urbanistica hanno svolto un lavoro straordinario”.
Nell’idea dell’Amministrazione il centro storico deve diventare propulsore economico, sociale e culturale e polo di attrazione turistica. Un centro che deve essere riconsegnato alla città divenendo sicuro, fruibile e abitabile in modo che i catanesi tornino ad occupare i circa 20 mila vani che da anni sono disabitati. Altro punto qualificante, vale in particolare per San Berillo, è che una volta definiti gli interventi di recupero degli edifici si passi ad una vera e propria rigenerazione sociale.

“Un lavoro svolto in sinergia – ha dichiarato Grazia Patanè -, il metodo giusto per ottenere buoni risultati. Garantisco il mio impegno personale e quello della Soprintendenza affinché si cambi passo rispetto al passato, non consentirò ritardi o comportamenti che possano rallentare qualsiasi cosa già fatta”.
“Il Genio Civile – ha aggiunto l’ingegnere Ragusa – è e sarà sempre a fianco dell’amministrazione comunale in particolare in questi momenti di grande importanza”.
Plauso e soddisfazione è stata espressa dagli ordini professionali, in particolare con le parole dell’ingegnere Santi Cascone che ha espresso “grande apprezzamento per il lavoro svolto dall’amministrazione comunale” ed ha sottolineato l’esigenza di coniugare la salvaguardia del centro storico con la normale attività quotidiana “unendo la conservazione della memoria storia alla sicurezza sismica”.

Il sindaco Bianco ha poi ricordato che le due grandi strutture ospedaliere presenti nel centro storico, il Vittorio Emanuele e il Santa Marta, diverranno rispettivamente il più grande campus universitario del Meridione d’Italia e un importante centro di servizi sociali; per il Santa Marta si prevede l’abbattimento dell’opera in cemento che da anni copre l’edificio storico. Altro importante aspetto del progetto generale sarà l’abbattimento del muro doganale e dunque la completa apertura del porto alla Città.
Con legge regionale 10 luglio 2015, n.13, sono state promulgate le Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici, con la finalità di semplificare le procedure riguardanti il recupero del patrimonio edilizio esistente, favorire la valorizzazione e la rivitalizzazione economica e sociale dei centri storici, incentivare la rigenerazione delle aree urbane degradate.

La legge 13/2015 definisce le diverse tipologie edilizie presenti nel centri storici siciliani in relazione ai loro caratteri architettonici, dimensionali e strutturali, individuando, in via esemplificativa, otto tipologie: edifici qualificati “tipologie Tc, Td; edifici monumentali” tipologie Te, Tf; edifici non qualificati Ta, Tb, Tg, Th.
La stessa legge prescrive che i comuni individuino, in maniera oggettiva, con apposito Studio di dettaglio, con effetti costitutivi, l’appartenenza degli edifici alle suddette tipologie edilizie. Ad ogni tipologia edilizia la legge fa corrispondere gli interventi ammessi, manutenzioni, ristrutturazioni o sostituzioni, consentendo quest’ultima, con demolizione e ricostruzione, esclusivamente per gli edifici non qualificati: Ta, Tb, Tg, Th.
Lo Studio di dettaglio deve essere approvato con deliberazione del consiglio comunale, previo parere reso in conferenza di servizi, dalla Soprintendenza e dall’Ufficio del Genio Civile.

Il centro storico di Catania zona omogenea – è composto da quattro sottozone denominate A;B;A1 e San Cristoforo che sono ampie rispettivamente 241 ettari la Zona “A”, 40 la “B”, 49 la “A1” S.G. Galermo e 26 San Cristoforo.
Stante la grandissima estensione del centro storico di Catania e l’elevatissimo numero di unità edilizie da esaminare (circa 6.000) è stata intanto predisposto uno stralcio dello Studio di dettaglio previsto dalla l.r. 13/2015 relativo solo alle zone denominate Ae B del P.R.G. vigente. Lo Studio relativo alla zona di San Giovanni Galermo e San Cristoforo è in corso di predisposizione. Lo Studio di dettaglio già predisposto, a seguito di attenta ricognizione e verifica di tutti gli isolati e dei singoli immobili (5487), e trasmesso al consiglio comunale, previa acquisizione dei pareri previsti, cataloga gli edifici come richiesto dalla L.r. 13/15: 3.399 edifici qualificati tipologie Tc, Td pari al 62% del totale; 264 edifici monumentali; tipologie Te, Tf n. 264 pari al 5%; 1651 gli edifici non qualificati Ta, Tb, Tg, Th, pari al 30%.
Il 67% degli edifici risulta qualificato o monumentale proprio perché il centro storico di Catania, grazie alle norme restrittive finora vigenti, risulta particolarmente integro, motivo per cui l’UNESCO lo ha dichiarato PATRIMONIO DELL’UMANITÀ, per la qualità del tessuto urbanistico e del patrimonio edilizio che per loro omogeneità, effetto della contemporanea ricostruzione dopo il terremoto, rappresentano un’eccezionale testimonianza culturale.
Tuttavia gli edifici non qualificati sostituibili, dopo l’approvazione dello Studio, risultano comunque una quantità (quasi il 30%) rilevante, in particolare in termini di volumetrie pari a circa 3.630.000 di mc, e capace di attivare meccanismi rigenerativi del nostro centro storico e di innescare processi economici apprezzabili.
Inoltre lo Studio di dettaglio, individua le parti delle zone Ae B di P.R.G. interessate da degrado da riqualificare mediante interventi di ristrutturazione urbanistica.

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