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“Il piano edilizio del centro storico predisposto dal Comune di Catania presenta alcune forti criticità, anche a causa della discutibile legge regionale del luglio del 2015 sul recupero dei centri storici”. Lo sostiene il Sunia di Catania che per bocca della segretaria Giusi Milazzo, segnala: “nonostante  il pregevole e indubbiamente utile lavoro di classificazione di più di 5000 immobili, che permetterebbe interventi  differenziati, riteniamo che un piano edilizio non sia sufficiente a favorire la tutela, la valorizzazione e la rivitalizzazione economica e sociale  dei centri storici. 

Nella foto Giusi Milazzo (Sunia)

Nella foto Giusi Milazzo (Sunia)

Eppure è questo l’obiettivo che si propone la legge regionale, ripreso per altro nella relazione di accompagnamento del piano predisposto dal Comune di Catania”. Il Sunia di Catania si chiede se con una semplice sommatoria di singoli interventi  si possa assicurare la riqualificazione del centro storico cittadino.

“Può l’assenza di una forte direzione pubblica e l’assenza di una programmazione degli interventi negli spazi e negli edifici pubblici garantire una rivitalizzazione sostenibile ed equilibrata ? Se poi anche gli interventi possibili saranno resi complessi dalla poca chiarezza delle norme regionali, a cui si rimanda necessariamente nel piano del Comune, e dalla mancanza di contributi pubblici a supporto della piccola proprietà, il rischio è che anche l’obiettivo, dichiarato e importante, di collegare nuove opportunità di lavoro alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, al miglioramento della loro efficienza energetica e della sicurezza sismica, non possa essere raggiunto”.

Il SUNIA  considera comunque il lavoro presentato “un punto di partenza” che però “non può però sostituire né l’elaborazione di  un piano urbanistico, né l’apertura di un processo partecipativo che coinvolga la collettività su scelte e progetti  utili a migliorare le condizioni dell’abitare e del fruire il centro storico nel rispetto dei suoi caratteri identitari. “Riteniamo per esempio che  la proposta di realizzare un campus universitario nel sito dell’attuale Ospedale Vittorio Emanuele, una volta che l’ospedale sarà dislocato, non sia l’unica possibile né la più efficace  per riqualificare  quel quartiere. Ci sembra interessante  l’esperienza avviata per il quartiere San Berillo che vede Amministrazione e associazioni partecipare ad un tavolo tecnico per individuare azioni condivise ed efficaci” .

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