La parola “polemica”, derivata dal greco, attiene alla “guerra” (πόλεμος, pòlemos) da cui deriva. Le polemiche (fedeli all’etimo) sono più diffuse di quanto si pensi e, in politica, di fatto, una regola.
Così, nei confronti di Bianco, sindaco di Catania, se ne registra una al giorno. È vero che talvolta sembra che se le vada a cercare, ma è anche vero che i suoi “competitori”, oltre a stare sul “chi va là”, spesso esaltano la loro fantasia.

Corso delle Province, a Catania
Che frastuono sulla pista ciclabile del Lungomare! A me non sembra meno degna di attenzione (perché pericolosa) la scelta di destinare anche ai cicloamatori le corsie – contromano – riservate ai mezzi pubblici. È ovvio che si sarebbe potuto fare meglio o che si potrebbero e dovrebbero apportare adeguate correzioni! La vicenda, però, mi ha riacceso un’incazzatura vecchia di nove anni (2007) quando fu rifatto Corso delle Province e da una strada a doppia carreggiata e con un’aiola (comprensiva di binari), la giunta dell’epoca fu capace di recuperare un misero viottolo con, a mala pena, due corsie per la marcia. Chissà… Magari, gli attuali detrattori della pista, all’epoca tacquero, se non addirittura plaudirono alla realizzazione di quell’ignominia. Ricordo bene quali fossero – allora – le ipotesi alternative bocciate.
In tema di portenti e di piste ciclabili, tuttavia – non dimenticando le schermaglie (termine quanto mai pertinente e di attualità) acesi sull’argomento – segnalo quello realizzato a Mascali, comune confinante con Riposto, dove, nella strada che dal “Porto dell’Etna” va verso Torre Archirafi, è stata ricavata una bella e frequentata (soprattutto d’estate e nei festivi) corsia riservata ai ciclisti e basta, accanto a un marciapiedi ben ampio e protetto per i pedoni. In via Spiaggia, invece, dalla località di Sant’Anna – nel territorio, appunto di Mascali – verso Fondachello, è stata realizzata una corsia delimitata da transenne fisse, destinata a ciclisti e pedoni. Sissignori! Assieme! Come l’inequivocabile segnaletica chiarisce. Da notare che la strada è sempre stata priva di marciapiedi, ma ben fornita di strisce blu. Così, in un sol colpo, sacrificando gli introiti di tanti posti a pagamento (cosa, peraltro discutibile, giacché la pubblica autorità consente la balneazione con brevi tratti di spiagge libere e molti stabilimenti gestiti da privati) è stato risolto il problema dei pedoni e si può “esibire” un percorso ciclabile; con, in più, l’istituzione del senso unico per le auto; cosa che, visto il caos (eufemismo) della viabilità della zona, costituisce un ulteriore guaio. A Riposto c’è una via parallela per il ritorno; nella zona in questione, quando ti sembra di avere trovato la via alternativa per tornare indietro, trovi cartelli minacciosi che limitano il traffico ai residenti.
Mi capita di andare per altre città d’Italia prestando attenzione a come in esse è affrontata la gestione della cosa pubblica. Ovunque – anche sui marciapiedi nei quali sono ricavate corsie ciclabili – c’è ben marcata la differenza tra la parte destinata a esse e quella riservata ai pedoni. Seppure, anche in tali casi il mio stomaco borbotta. I non vedenti – ad esempio – che devono fare? Chi addestra i cani destinati alla loro guida, oltre che tra i colori dei semafori, insegnerà a discernere tra le corsie indicate con la vernice?
A Mascali il problema è stato risolto (si fa per dire) con l’indifferenziata! Che, in questo caso, non è la spazzatura ma persone, trattate – qualcuno insinua – alla stessa stregua, anche per la compresenza dei cassonetti nella stessa sede. Il cartello blu (ben visibile nella foto) – per la verità – pone i pedoni “sopra” e i ciclisti “sotto”… Chissà in che senso. Anche perché, soprattutto nei mesi estivi, questa neoformazione (“budello”) è davvero frequentata, indifferenziatamente, dagli uni e dagli altri e in quantità considerevoli degli uni e degli altri. Tale promiscuità può comportare pericoli? Direi, senza esitazione, di sì! Anche perché dai tanti viottoli provenienti dal mare che portano proprio alla corsia in questione, fuoriescono famiglie e, talvolta – direi – sciami di umani di ogni età, sesso e stazza, con ombrelloni, sdraio, fagotti, fagottini, borsoni termici e ogni altro genere di masserizia al seguito, che si ritrovano scaraventati nel groviglio ecologico delle due ruote e degli altri avventori del “mare nostrum” (nel senso di “nostrano”). Gliene importa qualcosa a qualcuno?

Salvo Nicotra
Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.