Cinema

In Italia, ormai, quasi nessuno continua a coltivare il genere della recensione tagliente, sapida, irriverente, della “stroncatura” documentata ma incurante delle buone maniere, refrattaria a ogni galateo da letterati. La critica cinematografica, ormai, è un mestiere d’élite, di mandarini che si rivolgono a un uditorio proibito, lontano, autoreferenziale; un mestiere da educande, di cortesie reciproche e modi gentili, che ha smarrito da tempo la sua funzione sociale. Soprattutto perché la gran parte dei film sono prodotti dalla TV, che ovviamente non può che incensarli a prescindere dal reale valore delle opere.

Quello che abbiamo perso, però, ha un valore immenso. La critica “dal basso”, indipendente e autarchica, è una risorsa smarrita, una possibilità in meno – per il pubblico – di confrontarsi criticamente con i prodotti cinematografici che è chiamato a consumare: come se lo spettatore dovesse accontentarsi di una fruizione silente e passiva, limitarsi a una valutazione segreta e personale, e lasciare ad altri la libertà di valutare, contestare, assolvere pubblicamente le pellicole che il nostro cinema propone a getto continuo.

È ora di cambiare le cose. Ridateci i soldi è il nome di un’iniziativa, ormai un cult, che da 20 anni il Codacons organizza nel corso del Festival del cinema di Venezia.

L’Associazione intende ribaltare il quadro, mettendo a disposizione dei visitatori del Festival una apposita area al Lido (gestita da Gianni Ippoliti). Qui, finalmente, i cittadini godono di uno spazio esclusivo – una bacheca aperta a tutti – dove esercitare il proprio potere: possono esporre e pubblicare le proprie opinioni non solo su film, attori e registi in concorso, ma anche sulla mostra stessa e più in generale sullo stato del cinema nostrano. Una provocazione leggera e intelligente a tutto vantaggio della democrazia, con una sola regola: il sovrano incontrastato è (sempre) il pubblico, e nessun altro.

Critiche, commenti, battute e “stroncature” riempiono rapidamente la bacheca e possono essere lette da chiunque – turisti e visitatoriin primis – e poi riprese, fotografate, pubblicate sul web e sui social network, condivise. Ogni anno il commento più divertente e brillante, più efficace e irriverente, viene individuato da una apposita commissione dell’Associazione (capitanata da Gianni Ippoliti) e premiato con la “Coppa Codacons” – una scultura realizzata dall’artista Ferdinando Codognotto. E da quest’anno, spazio anche a un nuovo premio, “Non essere cattivo”, dedicato al film dell’anno scorso che – secondo gli spettatori – avrebbe dovuto trovarsi in concorso, e invece è stato inspiegabilmente escluso.

Il valore di partecipazione democratica che questa iniziativa garantisce è sotto gli occhi di tutti, e non è un caso se – mentre tanti paludati opinionisti dibattono fra loro – il premio “Ridateci i soldi” raccoglie da anni ampio consenso da parte del pubblico. Sono oltre 10 mila, infatti, i commenti raccolti nell’area allestita al Lido dalla prima edizione del concorso fino a quella del 2015.

I cittadini, insomma, meritano più spazio – e lo sanno. Lo scopo di “Ridateci i soldi”, da questo punto di vista, è chiaro: rappresentare il diritto dell’utente del cinema di esprimere democraticamente il proprio pensiero sulle opere cinematografiche, garantire e ribadire il diritto dei cittadini a esprimere a 360 gradi la propria opinione. A oggi, infatti, si tratta di un diritto riservato ai critici di professione, che godono di (troppo) ampio spazio sui media.

Uno spazio che bisogna assolutamente riequilibrare, con la collaborazione di tutti i mezzi d’informazione che vorranno supportare questa iniziativa; restituendo agli spettatori la libertà d’irridere, e sorridere, insieme.

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