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La promessa di non esprimere giudizi, se non dopo la partita con l’Akragas e il recupero con il Fondi, è mantenuta. Adesso possiamo cominciare con i dati obiettivi: è arrivato un solo punto sui sei auspicati; sarebbe più corretto definirli “attesi”, essendo il Catania una realtà ambiziosa, affiancata nei pronostici alle squadre che volano su ben altri cieli. Altro dato obiettivo è la sterilità offensiva: i legni colpiti e le “interferenze” arbitrali sono alibi, ma non incidono sul risultato. C’è anche da rilevare che quella del Catania ha smesso di essere la porta meno perforata del girone, che la squadra ufficialmente ha zero punti e che, pur senza la penalizzazione, sarebbe fuori dall’amplissimo giro “play off”, che – invece, a otto punti – comprende sia il Fondi sia l’Akragas e anche il Taranto, prossimo avversario degli etnei.

L'1-0 di Fornito con il Fondi (Ph. Calciocatania)

L’1-0 di Fornito con il Fondi (Ph. Calciocatania)

Casuale la sconfitta con l’Akragas? Determinata anch’essa dalle forzature arbitrali (che ci sono state)? La partita doveva e poteva portare in dote i tre punti. Quella con il Fondi? Doveva e poteva portare anch’essa tre punti; primo, perché sembrava essersi messa in discesa con il bel sinistro di Fornito; secondo, perché in alcuni scorci la squadra “girava”, creando molte più occasioni da rete che non gli avversari (grande parata – però – di Pisseri che evitava la seconda beffa consecutiva); tutto questo, a prescindere dalle balle spaziali arbitrali.

Appunto… Eccoci agli arbitri e ai loro collaboratori, schermi della cronica “ingiustizia” calcistica… A quel guardalinee di pelo rossastro (quello che, nel secondo tempo, seguiva la metà campo della difesa pontina) sembrava che gli si fosse atrofizzato il braccio in posizione perennemente contraria ai rossazzurri; è vero che alcuni dei fuorigioco, soprattutto di Paolucci, c’erano (ma non tutti)… ma è anche vero che ha invertito falli laterali e interpretato, a modo suo e a senso unico, le mazzate che si davano in campo. Il vero re delle interpretazioni unidirezionali, però, è rimasto il proprietario del fischietto, al secolo Camplone da Pescara, che non ha voluto far rimpiangere il suo predecessore; in certi momenti è parso un autentico “creativo”, sperimentatore di nuove regole.

Azione in Catania-Fondi (Ph. Calciocatania)

Azione in Catania-Fondi (Ph. Calciocatania)

Tuttavia, non voglio rendere centrale l’argomento e smetto di parlarne; del resto a Matera le cose erano andate al contrario, tanto che il tecnico dell’Akragas (Di Napoli, qualche giorno prima della partita concomitante con la ricorrenza del settantesimo compleanno del Club etneo) aveva messo le mani avanti con una velenosa dichiarazione sul sospetto di possibili condizionamenti che il “blasone” del Catania potrebbe esercitare sugli arbitri. A me pare evidente, piuttosto, una certa mancanza di rispetto (da non confondere con il favoritismo) e questo è un problema serio che Lo Monaco non può risolvere con proclami (che servono solo alla “piazza”) ma con un lavoro diplomatico certosino che – ne sono convinto – ha ripreso a fare. I suoi predecessori lo avevano fatto? Meglio non entrare nel merito. E non voglio neanche esplicitare il mio retro-pensiero che conduce a “Farina, Farina, Farina…”, responsabile della Commissione Arbitri Nazionale di Serie B… Su Wikipedia è immortalato come quello che non fece celebrare il “terzo tempo”, dopo un’oscena direzione di Catania-Inter, a causa dello scherno patito ad opera dei tifosi etnei; ed anche per essere stato l’(immondo) arbitro di Catania-Palermo del famoso 2 febbraio. È colui che sceglie gli arbitri della serie cadetta; che “promuove”, quindi, quelli della serie inferiore.

Mister Pino Rigoli (Ph. Calciocatania)

Mister Pino Rigoli (Ph. Calciocatania)

Tornando al “blasone”… È quella cosa per la quale i centotredici (tanti sembravano) fondani presenti sul terreno del Massimino, al termine della partita, irrefrenabili, festeggiavano come se avessero conquistato la Coppa dei campioni? Per converso, i tifosi (curvaioli, soprattutto) – dimentichi dei “debiti”, accumulati in tutti i sensi dalla Società – si scagliano… contro chi? Contro Rigoli, soprattutto contro Rigoli (sebbene in cima ai loro pensieri ci sia sempre Pulvirenti). L’allenatore, si sa, è quello che paga per tutti. Non a caso, in passato, gente come Maran (che a Verona sta recitando la sua “schifiosa” parte) è piombata dalla gloria degli altari alla polvere. Non credo che noi siamo più intelligenti di Rigoli. Non credo che ne capiamo più di lui. Non credo neanche che egli sia autolesionista… Quando guidava l’Akragas – cioè sino a qualche mese addietro e prima di essere chiamato a furor di popolo – di lui si dicevano mirabilie… “Ci vuole una scossa” si legge dappertutto… Ma il “capo” mi pare che lo abbia recentemente rassicurato con una frase del tipo “stai sereno”… Sì, è l’allenatore che paga; non i giocatori (neanche quelli che si trascinano sonnolenti; neanche quelli che sbagliano il gol fatto o “smarriscono” l’attaccante avversario che, al contrario, il gol lo segna indisturbato) e neanche chi mette a disposizione gli atleti. “Dura lex, sed lex”, disse (se non erro e non in latino, ovviamente) prima di bere la cicuta Socrate, che in questi giorni torna nella “mia” attualità con lo spettacolo al Castello Ursino…

Sin dall’inizio, dalla partita pur stravinta con lo Stabia, a non convincermi è stato il centrocampo, dove Biagianti fa – al meglio – quello ha sempre saputo fare ma, ovviamente, non basta. Se gli avversari, a differenza degli etnei, con due palleggi sono già nella nostra “trequarti”, se i “nostri” cercano sempre i lanci “a scavalcare”, se a centrocampo non si recupera mai un pallone giocabile di testa… Se, se, se… È solo colpa dell’arbitro, che agli “altri” consente l’aspro agonismo e ai nostri, subito, “tiè”, cartellino giallo?

La campagnia abbonamenti del Catania Calcio

La campagnia abbonamenti del Catania Calcio

Tutto questo spiega perché il numero degli abbonamenti sia calato, nonostante il termine prolungato e la testardaggine di quelli come me che non cercano l’accredito, ma pagano la tessera per la tribuna, dove andavano da ragazzi a vedere Calvanese, Cinesinho, Danova, Prenna e Vavassori. Il calo si spiega anche e soprattutto con l’acuirsi dell’impatto quotidiano con problemi più “seri” cui il calcio dovrebbe offrire parentesi di tregua. Invece, anche qui la legge del becero profitto costringe a scarabocchiare continuamente l’agenda per continue modifiche di calendario. Lo chiamano “spezzatino”… Ma lo spezzatino che preferisco è un altro.

Nella foto Salvo Nicotra e l'impianto di Torre del Grifo

Nella foto Salvo Nicotra e l’impianto di Torre del Grifo

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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