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Dopo i suoi precedenti ed innovativi lavori-esperimenti che offrono allo spettatore un certo tipo di teatro contemporaneo (“S.O.G.N.O Ergo Sum” e “Diversi- Personaggi in cerca di un Altrove”) anche quest’anno l’attore, autore e regista catanese Silvio Laviano ha voluto continuare il suo percorso, che sposa una concezione-visione reale, folle ed esplosiva della società, dei nostri tempi e della città etnea e con il Progetto S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione), in residenza al Teatro Coppola di Catania, ha costruito e messo in scena lo scorso fine settimana- con un gruppo affiatato e disinvolto di interpreti – la pièce “Innamorati. Tragicommedia della Purificazione”, tratto da Sarah Kane e Nino Martoglio.

Una scena di "Innamorati" (Ph. Sebastiano Trigilio)

Una scena di “Innamorati” (Ph. Sebastiano Trigilio)

In una scenografia confusa, con svariati oggetti che coesistono con gli interpreti e con il loro vissuto, tra oggi, ieri e domani (un luogo ambiguo che può rappresentare un cielo azzurro, una prigione, la strada o l’ospedale psichiatrico) assemblata in modo volutamente caotico dallo stesso regista-autore Silvio Laviano, lo spettatore diventa parte integrante, viene quasi risucchiato in una qualsiasi città del Sud, la fantomatica “Bogotà Ionica”, dove regna incontrastata la violenza, il potere eterno di qualcuno (prima il Direttore-sindaco e poi il clown dal beffardo ghigno finale), dove cercano di sopravvivere gli infelici, i tossici, i gay, dove si incontrano e scontrano le sofferenze e soprattutto la follia, l’aggressività di chi vive nelle strade, nelle periferie.

Questa atmosfera tanto reale e questi ambigui personaggi sono accompagnati da una colonna sonora di brani neomelodici che acuiscono le interferenze, i disturbi di chi vive il bisogno e la negazione dell’amore e proprio questi “innamorati” danno vita alla tragicommedia della purificazione.

Gli abitanti di "Bogotà Ionica"

Gli abitanti di “Bogotà Ionica”

L’atto unico, di circa novanta minuti, secondo l’idea, l’intenzione dell’autore-regista Silvio Laviano, vede convergere, senza qualche titubanza ed incomprensione tra il pubblico, la britannica “lesbica e suicida” Sarah Kane ed il “catanese per eccellenza”, Nino Martoglio, che ha cantato il suo popolo ed i quartieri come la “Civita”. Questo confronto tra la Kane e Martoglio crea un mix, una pièce, un racconto tragicomico e crudele, dai connotati forti, reali, violenti e dove emerge la folle rabbia giovanile, figlia dei contrasti, dei desideri, dei bisogni, dell’impossibilità di dare e ricevere amore.

Sempre su dei ritmi elevati, tra un direttore-sindaco che sembra dare i tempi a tutti ed alla vicenda, una scandita Via Crucis nelle sue dodici stazioni dei personaggi in scena, un tappeto musicale neomelodico e da quartieri periferici, innaffiato anche da note della “Sonnambula” che accompagna lo svolgersi della pièce con gli interpreti (Roberta Amato, GianMarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Paolo Guagenti, Giada Morreale, Vincenzo Ricca, Diego Rifici) che danno il massimo per creare, rendere viva e caoticamente reale quell’atmosfera, fino alla purificazione finale e dalla quale, forse, si potrà ripartire per costruire un futuro. Nel finale, però, l’arrivo di un ambiguo clown (reso dall’autore e regista Silvio Laviano) con il suo ghigno agghiacciante e che si passa il testimone con il Direttore (interpretato dalla misurata Egle Doria), non promette nulla di buono, sottolineando che ci saranno sempre pupi e pupari. D’effetto, in un muro del “Coppola”, la frase di Antonin Artaud che così recita: “Impazzisci e muori o diventa equilibrato e malsano” e che riassume le due strade, le due possibilità, che abbiamo nella vita, ovvero continuare a subire da pupo o alzare la testa e provare a reagire e costruire qualcosa.

Nella foto di Sebastiano Trigilio, Silvio Laviano ed Egle Doria

Nella foto di Sebastiano Trigilio, Silvio Laviano ed Egle Doria

Nulla togliendo all’impatto, ai connotati fragorosi e volutamente dissacratori e reali della pièce, sfrontata nel linguaggio e nei gesti, con continue incursioni nell’universo neomelodico, dobbiamo annotare che, così come nei precedenti lavori di Laviano, lo sviluppo drammaturgico, anche se rigoroso, vario, comico e ironico, tragico e grottesco, appare, a tratti, confuso. Lo spettacolo, infatti, sembra a volte inciampare nei suoi stessi meriti ed assunti, con i protagonisti che, coinvolti assolutamente dalla storia narrata, si lasciano andare a gesti, a dialoghi in dialetto non proprio semplici da recepire per il pubblico. L’impegno degli attori in scena, dei protagonisti del Progetto, è comunque ammirevole e snervante ed il lavoro-studio di Silvio Laviano, attento e scrupoloso anche in cabina regia, come nei suoi precedenti spettacoli, contiene mille spunti di riflessione e nel suo complesso è interessante. Crediamo poi che l’impianto, lo sviluppo drammaturgico della pièce, in una fase di work in progress, possa liberarsi di alcuni particolari ridondanti che finiscono per appesantire lo spettacolo e quindi affinarsi ed arricchirsi di altri aspetti e sollecitazioni contemporaneamente.  Da ricordare che lo spettacolo, vista l’affluenza di pubblico, effettuerà al “Coppola” tre repliche straordinarie nel prossimo fine settimana, il 14, 15 e 16 Ottobre.

Un plauso, infine, lo rivolgiamo alla struttura ed agli organizzatori del Teatro Coppola di Catania (“il teatro dei cittadini”) che, – costantemente a rischio di sfratto – alla sua sesta stagione, continua a rivendicare la sua sopravvivenza ed a proporre interessanti iniziative e spettacoli alternativi, mentre il settore culturale ed artistico accusa preoccupanti pause e difficoltà notevoli.

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