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Una serata indimenticabile è stata quella trascorsa dalle ex allieve e dai loro numerosi familiari ed amici nell’Istituto scolastico delle suore domenicane del Sacro Cuore di Gesù, in Catania, per uno straordinario concerto, degno omaggio musicale-sonoro a Francesco Paolo Tosti, massimo compositore italiano di romanze della Belle Epoque, nel centenario della morte e nel 170° della nascita, con la partecipazione di Toti Sapienza conduttore, voce recitante e cantante, Angela Curiale soprano, Marzia Catania soprano, Alfio Marletta Valori tenore, Giovanni Raddino pianoforte e Antonino Capizzi violino.

Introdotto dalla presidente prof. Santuzza Quattrocchi Paradiso, entusiasta promotrice di una iniziativa che al momento culturale ha aggiunto una dilettevole pausa di godimento spirituale, il prof. Sapienza, già illustre cattedratico in campo medico ed oggi effervescente e noto chansonnier catanese, prima di presentare gli artisti, brillanti protagonisti della serata dedicata al bel canto del Bel Paese, ha tratteggiato, con l’ausilio di rare ed inedite immagini di ritratti, locandine e manoscritti originali, la movimentata biografia del grande musicista abruzzese, universalmente riconosciuto come il più importante autore di canzoni “da salotto” formatosi alla scuola del m° Saverio Mercadante, nel Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dove si diplomò in violino e composizione.

Agli inizi della carriera, Tosti si trasferì a Roma dove cominciò ad esibirsi come tenore e per la sua bravura divenne presto tanto celebre da essere assunto come maestro di canto dalla principessa Margherita di Savoia-Genova, futura sposa del cugino re Umberto, e da stringere amicizia con due noti abruzzesi, il poeta Gabriele D’Annunzio e il pittore-fotografo Francesco Paolo Michetti.

Il giovane compositore, su raccomandazione di Giuseppe Verdi, ebbe modo di trasferirsi a Londra, dove divenne maestro di canto alla corte della regina Vittoria -punto di riferimento di tutti i musicisti italiani, tra cui i giovani Puccini, Leoncavallo e Mascagni- di raggiungere una fama internazionale e di accettare, pur con una certa riluttanza, la cittadinanza britannica non trascurando di rientrare periodicamente a Roma e soprattutto a Francavilla, in Abruzzo, meta d’incontro di alcuni dei migliori ingegni della cultura italiana: oltre a D’Annunzio, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo, Eleonora Duse e tanti altri. Dopo la morte di re Edoardo VII, nel 1910 rientrò a Roma dove, stroncato da un infarto, morì il 2 dicembre 1916.

Tosti fu un compositore molto prolifico come testimoniano le 550 romanze per canto e pianoforte, i cui testi vennero scritti soprattutto da D’Annunzio e da altri poeti come Hugo, de Musset, Di Giacomo, Fogazzaro, Negri, Leoncavallo, Verlaine, Carducci.

Da questo vasto repertorio, frutto di un proficuo connubio poetico-musicale, l’affiatato ed affermato gruppo canoro-musicale ha tratto, per il diletto del vasto pubblico presente, alcune delle più belle romanze ancor oggi di gradevolissimo ascolto: <‘A Vucchella>, nata a Napoli per una curiosa scommessa, <L’alba separa dalla luce l’ombra> e <Aprile>, dalla profumata atmosfera primaverile, affidate alla voce del tenore Alfio Marletta; <Vorrei>, la manieristica canzone dannunziana firmata con lo pseudonimo Mario dei Fiori, <Per morire>, un brandello di vita vissuta dal Vate, <Vorrei morire>, dalla melodia delicata e trascinante, offerte dal soprano Angela Curiale; <Chi sa>, una perla napoletana, e <Ideale>, uno dei più noti brani di Tosti, <Le rose che mi desti>, raffinato brano immeritatamente sconosciuto, cantati dal soprano Marzia Catania.

Sceso dal palco, Toti Sapienza ha mandato in visibilio gli spettatori con <Malia>, arcano potere di un fiore donato da una bella donna, e con <Non t’amo più>, sospiro fascinoso di melodia. A conclusione della brillante esecuzione di altre raffinatissime romanze tostiane, tutti e quattro i cantanti, accompagnati dagli applausi ritmati del pubblico, hanno fatto rivivere la struggente canzone napoletana “Marechiare” composta su versi del grande poeta Salvatore Di Giacomo, che ha meritato “a furor di popolo” più di un bis, ben assecondato dai bravissimi musicisti Giovanni Raddino e Antonio Capizzi.

 Antonino Blandini

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