Catania News

Anche quest’anno, la sera del 3 febbraio, alle 20 in punto, le campane della Cattedrale suoneranno a festa e un brevissimo attacco di un “gioco di fuoco”, coloratissimo e fumogeno, segnerà il tradizionale avvio della spettacolare scenografia, sonora e visiva, della “sira ‘e tri”. Subito dopo lo stimolante “anticipo” che ricorda a tanti l’ingresso, veloce ed allegro fino a metà degli anni Sessanta, dei “giovani cantanti” dei 4 “partiti” della città, sul palco allestito davanti al prospetto principale di palazzo dei Chierici, nella gremitissima piazza Duomo, sarà eseguita dalla corale “Giuseppe Tovini” diretta dal m° Pietro Valguarnera la commovente “Cantata” a S. Agata, consistente in tre tempi: Inno, Preghiera e Cabaletta.

   Dopo il magico spettacolo pirotecnico –il più grandioso dell’anno- sarà eseguito un concerto di musiche belliniane. Questa Cantata, tanto cara al cuore dei devoti anche perché segna il conto alla rovescia per poter correre a “vedere” l’amata Patrona, all’alba, uscire dalla “cameretta”, è attribuita a Michele Giarrusso; di quest’autore, presumibilmente catanese, non si conosce se non il nome trovato tempo fa casualmente nella partitura per banda. Le cantate in origine erano tre e due si son perse. Mons. Nunzio Schilirò, compianto maestro fondatore della Cappella Musicale del Duomo, a tale proposito, precisò che una delle tre, l’attuale, fu da lui ricostruita in modo rocambolesco. Da un corista del Teatro Bellini, che faceva parte della parrocchia S. Maria in Ognina curata da mons. Mariano Foti, anch’egli musicista e cantante agatino con il m° Salvatore Riela, mons. Schilirò venne a conoscere il testo, parole e musica, da lui trascritto udendone il canto eseguito dallo stesso corista. Per fortuna assieme al dr Andrea Dell’Acqua, cercando e ricercando, trovò nell’archivio comunale una parte della banda, da lui rivista e studiata. Così su incarico del comm. Luigi Maina fu sistemata la “questione” delle cantate, ormai diventata insostenibile, con il ripristino e l’adozione della Cantata ritrovata “Lo jonico mare”. Per sostituire le altre due andate perdute con la morte del Riela, il m° Schilirò inserì nel concerto della “Sera del Tre” la “coroncina” di Maugeri, da lui rielaborata, l’inno del XVII centenario del martirio, “O Signore dal tetto natìo”, “Va pensiero” e anche brani di Norma.

   Riferisce Antonino Marcellino, docente di storia della musica nell’istituto musicale V. Bellini, che Francesco Pastura, in un saggio apparso sulla “Rivista del Comune di Catania” (gennaio-febbraio 1934), occupandosi dello sviluppo della Cantata, così ne precisa con attenzione la forma: “La forma musicale della cantata…è quella classica derivante certamente dalle antiche forme musicali del genere. Consta di tre tempi: Allegro maestoso, Adagio e Allegro vivace”. Siamo lieti di far conoscere il testo integrale dell’ultima “Cantata” ritrovata:

Allegro maestoso, introduzione

Lo Jonico mare – con l’onda serena / Le piazze giulive  le mura festanti, / Le Chiese votive – con fervidi canti / Inneggiano al nome, – che è vita ed amor. / Quel nome sacrato – ripete il canuto, / La madre amorosa – ai figli lo insegna, / L’adulto e la sposa, – chi serve e chi regna, / Con fervido zelo – lo invocano ognor.

Adagio, preghiera

Or che nei regni floridi / Sei della Patria vera, / Difendici, o Sant’Agata, / Dall’ignea e rea bufera, / Tergi le nostre lagrime / Versate sul suo altare, / Cento anni corsero, / Che orribile tremuoto, / Case distrusse e templii, / Precipitò nel vuoto…/ E l’arca tua adorabile / Volea, volea disfar

Grave si sparse un gemito / Dall’Etna alla marina; / Peccammo tutti dissero / E giusta ogni rovin: / E’ sana e inconcepibile / Di Dio la sua volontà; / Quelli che allora perirono, / sono a goderti in cielo: / Su noi, benigna e placida / Stendi il tuo santo Vel. / Ed il Vulcano attonito / Miri la tua pietà.

Allegro vivace, cabaletta di chiusa

Le labbra rosee – apre al sorriso / Cogli occhi teneri – torna a guardar, / Pregò Sant’Agata – Nel Paradiso / Salva è Catania – col suo pregar / E per gli spazi – del firmamento, / su un colle fertile – su un Santo altar, / Alziamo ad Agata ringraziamento / Sull’onde cerule – del nostro mar.

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