SpettacoloTeatro

E’ una edizione apprezzabile e ben interpretata e diretta quella in scena fino al 14 Maggio al Teatro Verga di Catania, per la stagione dello “Stabile” etneo, de “Il misantropo“, commedia scritta da Molière e presentata nell’adattamento e con la regia di Giovanni Anfuso che si avvale delle eleganti scene di Alessandro Chiti, dei raffinati costumi di Riccardo Cappello e delle musiche – estremamente funzionali alla vicenda – di Nello Toscano. La pièce, in due atti di due ore e quaranta, si avvale di un affiatato e convincente cast ed anche della coreografia di Amalia Borsellino, del gioco luci di Salvo Orlando e con Agnese Failla assistente alla regia.

La vicenda narra di Alceste, un irascibile innamorato che non riesce a conciliare i suoi rigidi principi con la società di aristocratici che gli stanno attorno. Amante e convinto assertore della giustizia, viene amaramente deluso e nonostante la maturità raggiunta, non ha ancora imparato a stare al mondo e la sua predisposizione si manifesta poi nel deludente amore per Cèlimène, donna fascinosa, frivola, mangiatrice d’uomini e soprattutto incapace di sincerità e dedizione. L’adorazione di Alceste per Cèlimène evidenzia la sua inadeguatezza all’ipocrisia, agli intrallazzi di un mondo, di una società,  basata su menzogne, elogi falsi e compromessi. Alceste si rifiuta di arrendersi alla realtà e dovrà andarsene verso quel ritiro campestre che sogna e che invece Cèlimène rifiuta. Alla fine  quella di Alcesti sarà la storia di una sconfitta, con il mal di vivere che prenderà il sopravvento e con il protagonista isolato, preda della follia, in un deserto, lontano da quel momdo che rifiuta.

I protagonisti in scena (Ph. Antonio Parrinello)

L’adattamento di Giovanni Anfuso – con una regia godibile e scorrevole – presenta un “Misantropo” di estrema aderenza alla realtà, con un Alceste moderno e attuale che non riesce a rapportarsi con la società ipocrita e corrotta in antitesi col suo caro amico Philinte, che cerca sempre di consigliarlo al meglio per individuare la via da percorrere con pochi compromessi e per non essere travolto dalla sua dilagante misantropia. Alceste, però, finisce sempre per arroccarsi sulle sue posizioni, rivelandosi incapace di vivere in società, di godersi l’amore di Cèlimène, alla ricerca dell’isolamento che raffigura, quindi, il dramma di un individuo e la sconfitta sociale.

Rosario Minardi, Sebastiano Tringali e Giovanna Di Rauso (Ph. Antonio Parrinello)

In scena spicca l’intenso e convincente Alceste di Rosario Minardi, l’amico Philinte reso credibile da Sebastiano Tringali, la sensuale e spregiudicata Cèlimène interpretata da Giovanna Di Rauso, mentre negli altri ruoli citiamo Giovanni Argante (il corrotto Oronte, innamorato di Cèlimène), Barbara Gallo (la falsa e raffinata amica di Cèlimène, Arsinoé), Luana Toscano (Eliante, cugina di Cèlimène e donna positiva), Angelo D’Agosta (il furbo e vanitoso marchese Acaste), Davide Sbrogiò (il marchese Clitandre). Completano l’assortito cast Daniele Bruno, Giovanna Chiara Pasini, Eleonora Sicurella, Eduardo Monteforte e Giuseppe Aiello.

Uno spettacolo efficace, di estrema attualità – in replica al “Verga” sino a domenica 14 Maggio – e che, nonostante la lunga durata, mantiene alta l’attenzione del pubblico che, alla fine, riserva al regista ed alla compagnia – di alto livello artistico – reiterati applausi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post