Cultura

La 53^ edizione delle rappresentazioni classiche di Siracusa offre l’occasione di richiamare le contestazioni delle quali esse sono stato oggetto da parte dei giovani futuristi siciliani. Dai più si continua, però, ad ignorare il ruolo centrale svolto da Giorgio la Pira.

   Nel 1921 il Teatro Greco era stato riaperto con le Coefore di Eschilo, per le quali il grecista Ettore Romagnoli, direttore artistico e regista, aveva curato la traduzione e le musiche. I futuristi reagirono con una campagna anticlassicista e antipassatista. Sabato 16 aprile il diciasettenne La Pira, inviato speciale di “Voci Goliardiche” di Messina, contestò lo spettacolo prendendo parte alla protesta organizzata da F. T. Marinetti, il fondatore del Futurismo che, l’indomani arringò la folla in piazza Archimede e al Teatro Epicarmo parlando dell’<arte moderna>.

   La Pira, sotto lo pseudonimo “Gilapi”, appoggiò i colleghi che avevano sottoscritto “il manifesto futurista per le rappresentazioni classiche”, distribuito ai passanti per le strade sui cui muri erano stati affissi coloratissimi placards futuristi, segno dell’opposizione alle “esumazioni di teatro antico” e dell’appoggio dato alla proposta che voleva fosse rappresentato annualmente un dramma moderno di un giovane autore siciliano.

   Al manifesto aderirono, con Buzzi, Carli, Pratella, Cangiullo, Russolo, Corra, Volt, Trampolini, Casavola, Marchi, Balla, Mix, Mazza, i futuristi Vann’Antò, Federico De Maria, Carrozza, Sortino, Vasari, Etna, Cimino, Aliotto, Calderone, Attardi, Fiancada, Raimondi. Il concorso, bandito dal comitato delle rappresentazioni avrebbe dovuto avere due commissari: Marinetti e Pirandello un “siciliano non sospetto ai passatisti e che noi futuristi stimiamo”

   Il pamphlet conteneva esplosive dichiarazioni: “Noi futuristi, sicuri che la Sicilia abbia più intelligenza di quanto il passatista Romagnoli non ne metta nelle sue traduzioni e nelle salsicce dei suoi ‘drammi satireschi’, affermiamo che le rappresentazioni classiche sono il prodotto di mentalità arretrate nello spirito dell’Isola vulcanica, e che i consiglieri siracusani –funghi di muffa sopra un verde tronco- vengono meno alle più elementari regole d’igiene quando trasportano cose puzzolenti in una città che s’era fatta ammirare finora per la sua pulizia. A tutto il teatro greco, polvere ed ossario, noi contrapponiamo le Sintesi Futuriste e la famosa òpira dei pupi siciliana che è la ri-creazione più viva e più geniale degli avvenimenti e della vita del passato. Ogni creatore di Sintesi, ogni don Giuvanni d’òpira possiede tanto genio quanto a mala pena possono metterne insieme tutti 13.715 Romagnoli di questa terra. Convincetevi che il mondo più non si regge con la morale, con le esigenze di 2000 ani fa; ha un ritmo e degli ideali che superano la vita antica…Perciò invitiamo il popolo di Sicilia, d’Italia e del Mondo…a disertare le gradinate del Teatro Siracusano, a lasciare che l’erba cresca come utile pascolo alle pecore, tra i ruderi…Abbasso l’Arte Greca! Viva l’Arte Popolare Siciliana! Gloria al genio Creatore Italiano d’oggi e di domani!”

   La Pira da Siracusa portò al suo direttore il manifestino e il servizio della prima delle Coefore, alla quale, egli ancora digiuno di ordinata preparazione classica (frequentava con i fraterni compagni di scuola e lavoro a Messina Salvatore Quasimodo, futuro Nobel, e Salvatore Pugliatti, futuro rettore dell’università, l’istituto Tecnico commerciale e per geometri), aveva assistito elogiando la bravura degli attori.

L’articolo esprime un giudizio negativo sulle rappresentazioni. L’intraprendente giornalista in erba, responsabile della redazione messinese del più importante periodico futurista siciliano “La Nave” -a quell’età già critico letterario accesamente dannunziano, anticlericale, divoratore di libri d’avanguardia senza trascurare il pensiero classico- partecipò anche al lancio del 2° manifesto dei futuristi, che proponeva il programma marinettiano circa l’utilizzazione del Teatro Greco.

  A Gino, come lo chiamavano in famiglia, si unì Totò Quasimodo: i loro inseparabili nomi apparvero nella rivista “La Balza Futurista” che dedicò un servizio alla vicenda: “Il Teatro Greco di Siracusa ai giovani siciliani!”, per favorire la conoscenza di nuovi commediografi che non doveva essere soffocata dalle pur meritorie riprese dei classici.

   La Pira -fervente sicilianista e nazionalista- scrisse per l’<Imparziale> un articolo in cui ribadiva il giudizio negativo: “…Le Coefore furono come la fredda rievocazione di un ricordo sperduto, qual beneficio ne trasse? Quello di seccarsi snobisticamente…”.

Antonino Blandini

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