Intervista con...

Li abbiamo incontrati alla fine del loro concerto tenuto lo scorso 23 Maggio al Centro Zo di Catania. Stiamo parlando degli Oi Dipnoi, trio formatosi proprio nella città etnea nel 2013 e costituito da Mario Gulisano, Marco Carnemolla e Valerio Cairone, con l’intento di rivisitare la tradizione musicale della nostra Isola in chiave contemporanea. Alla fine dell’intenso ed applaudito concerto catanese abbiamo conosciuto meglio il trio e Mario, Marco e Valerio ci hanno raccontato i loro inizi, le loro esperienze e recenti avventure, nonché i futuri progetti che li attendono, sottolineando innanzitutto che la loro città rimane sempre il luogo in cui la loro storia è incominciata, nonché inesauribile fonte di ispirazione.

Oi Dipnoi

Come nasce il gruppo Oi Dipnoi e perché avete scelto di chiamarvi con questo insolito e curioso nome?

“Il gruppo si è formato nel 2013 – risponde Mario Gulisanounendo l’estro e la creatività del polistrumentista Valerio Cairone con l’esperienza della sezione ritmica dei Nakaira, gruppo catanese e greco attivo dal oltre quindici anni, con Marco Carnemolla al basso e Mario Gulisano alle percussioni. I Dipnoi sono dei pesci polmonati molto antichi di diversi milioni di anni che si sono poco evoluti, infatti si sono conservati inalterati nel tempo ed hanno mantenuto sia le branchie che un polmone rudimentale con il quale possono respirare all’occorrenza l’ossigeno atmosferico, sopravvivendo ai periodi di siccità. Questa metafora ci ha affascinato nella scelta del nome, poiché ci offerto un accostamento con la nostra attuale condizione di artisti in Sicilia, all’insegna della sopravvivenza”.

Le radici della vostra musica ed il vostro genere. Quali sono gli strumenti che adoperate nelle esibizioni?

“La nostra musica trae spunto da una matrice tradizionale, – aggiunge Marco Carnemollainfatti, basso a parte, noi utilizziamo per composizione e arrangiamento tutti strumenti della tradizione. Per primo l’organetto, strumento alquanto antico, progenitore della odierna fisarmonica, da cui ha eredita il sistema costruttivo, basato appunto sulle ance. Poi le percussioni come il tamburello, tipico del sud Italia, il dumbek turco, il cajon sudamericano, il marranzano, strumento appartenente a numerose culture popolari di tutto il mondo ed infine la ciaramedda, la zampogna siciliana, strumento noto per le sua tradizione performativa della Novena durante le feste natalizie. Tuttavia scriviamo musica contemporanea, spesso seguendo uno schema tradizionale, a volte no. Quindi possiamo dire che attualizziamo la tradizione e la rendiamo materia viva e vibrante”.

Il Trio siciliano

Tradizione ed innovazione, dove finisce una e dove inizia l’altra…

“Come dicevamo prima, la nostra attività musicale – risponde Valerio Caironenon può prescindere dalle profonde radici che affondano nella tradizione musicale siciliana. Seguendo questo solco, soprattutto io, cresciuto musicalmente nel paese di Maletto, dove sin da bambino ho metabolizzato suoni, repertorio e tecniche dei suonatori tradizionali, ho elaborato una personale capacità compositiva che tiene conto dello stile, anche se guarda al futuro. Cosa è infatti la tradizione musicale? Di certo non una fotografia ingiallita a cui fare riferimento. Secondo noi la tradizione è in continua evoluzione, come la cultura dell’umanità. Anzi, proprio da questa elaborazione costante è possibile estrarre nuova linfa espressiva che rielabora e attualizza il linguaggio performativo dell’artista”.

Come giudicate la situazione musicale a Catania e quali opportunità ci sono per i tanti giovani musicisti che vogliono cimentarsi da soli o in gruppo?

La copertina di “Bastrika”

“Da organizzatore, oltre che musicista che ha viaggiato parecchio all’estero, – spiega Mariosono abbastanza preoccupato del futuro musicale di questa città. Nonostante gli sforzi fatti dalla attuale amministrazione comunale, che è apertissima al dialogo e alla collaborazione e con la quale possiamo dire di avere, noi e gli altri operatori catanesi, una costante sintonia, mancano due cose fondamentali e strettamente connesse: fondi e programmazione. E ciò non dipende certo dalla nostra amministrazione locale. Il problema semmai è molto più a monte, risiede nelle sedi governative regionali e nazionali, paralizzate da un immobilismo e una burocrazia che si protraggono da decenni. L’Europa trotta, ma noi arranchiamo a malapena, e restituiamo il 90 per cento dei fondi destinati alla cultura al mittente. Perché in Puglia ciò non accade? Al danno si aggiunge la beffa. I giovani sono i primi a pagare, perché non avranno risorse, spazi, fondi, formazione, palcoscenici, insomma opportunità che altrove sono semplicemente un diritto, ma qui sono oramai un privilegio. A chi i nostri docenti stanno insegnando a suonare? Probabilmente a chi emigrerà ed andrà ad ingrossare le fila dei musicisti italiani all’estero. E’ facile pertanto proiettarsi nel futuro e immaginare l’impoverimento culturale che ci attende, con le conseguenze disastrose che tutto ciò si porterà dietro”.

In concerto a Catania

Nel campo musicale è più importante il titolo e la teoria, la pratica (l’esperienza sul campo, le serate, il continuo suonare) oppure l’opportunità di avere gli agganci giusti ed al momento giusto?

 “Secondo me un po’ l’insieme di tutte queste componenti. – precisa Marco Lo studio e la pratica dello strumento sono al centro della formazione di un musicista, ma l’esperienza sul palco non può certo mancare, con tanto di gavetta, passando dalle situazioni più casalinghe, come gli house-concert adesso tanto in voga, a quelle più tradizionali come festival, teatri, rassegne. Importantissimo anche il contatto col mondo del professionismo: fiere e promozioni di se stessi, anche attraverso il web, il crouwdfunding, YouTube non possono mancare. Queste attività rappresentano un vetrina sul mondo professionale che, se saputa gestire, può assicurare rapida notorietà e successo”.

A Camberra – Aprile 2017

Nei vostri tour all’estero, dalla recente esperienza in Australia, come si è arricchito il vostro lato umano, culturale e musicale? Cosa vi è rimasto dentro delle tradizioni dei paesi visitati?

“I frequenti tour all’estero, non ultima la bellissima tournée in Australia, – aggiunge Valerioci hanno formato umanamente e professionale non poco. Aver registrato e prodotto il nostro disco in Ungheria in un momento di particolare stagnazione della scena folk in Italia, ci ha aiutato a scavalcare l’indifferenza generale che regna nel nostro Paese per ripresentarci come un prodotto nuovo e rigenerato. Del resto sembra a impossibile oggi poter guardare al mondo professionale in un’ottica solo territoriale, quando all’estero le opportunità non mancano. L’Australia ci ha ridato amore per il nostro lavoro. Abbiamo ritrovato nuovi stimoli, umani e artistici, conosciuto tanti artisti di talento e incamerato nuova energia per il futuro che ci attende. In estate infatti torneremo in Ungheria un paio di volte, prima per registrare il nuovo disco, poi per un altro festival e successivamente andremo in Francia per una mini tournée che toccherà anche Parigi in agosto”.

Qualche episodio, qualche aneddoto, che vi è rimasto impresso nel recente tour in Australia…

“Uno in particolare, – racconta Marioquando ci trovavamo a suonare a Sydney e la nostra agente ci portò in un noto locale gestito da un filantropo amante dell’arte e della cultura. Così, mentre facevamo il soundcheck venimmo sapere che avremmo dovuto suonare improvvisando anche durante il pomeriggio, mentre c’era una strana performance che coinvolgeva un club di pittori che si cimentavano nel ritrarre una modella… ma completamente nuda e messa lì al centro della sala. E’ inutile dire come fummo colti dall’imbarazzo generale, non tanto per la modella, quanto perché ci chiedevamo cosa potevamo inventarci! Fu così che ci rimboccammo le maniche e ci mettemmo alla prova. Il risultato fu entusiasmante, con il plauso del pubblico in sala, perché fummo capaci di tirare fuori pagine musicali che forse difficilmente potremo replicare…certo, l’”ispirazione” quella sera non mancava di certo!”.

Il trio (Ph. Sebastiano Trigilio)

Chi sono nella vita di tutti i giorni i tre componenti del gruppo? Quali i vostri passatempi, le vostre passioni, i vostri sogni?

 “Siamo essenzialmente tre musicisti siciliani dal carattere forte e deciso. – spiega MarcoValerio è anche un grande appassionato di Scienze Naturali, prossimo alla laurea, interessato di yoga e alimentazione alternativa. Mario è un organizzatore fra i più attivi in Sicilia, oltre che da sempre appassionato di antropologia, spiritualità e filosofie orientali. Io sono essenzialmente un musicista a tutto tondo (e non solo per questioni di peso corporeo), in quanto mi interesso di musica da sempre, avendo suonato con decine di gruppi di ogni genere e stile sin dagli anni 80. Mi diletto anche in cucina, da quando in Australia sono stato folgorato dalla prelibatezza della Laksa, una zuppa orientale a base di latte di cocco e noodles che sto imparando a perfezionare. E in realtà in questo siamo molto in sintonia, infatti qualche tempo fa i nostri amici e fan catanesi ricorderanno una fantastica serata dal titolo “Cu sona fa muddichi” organizzata al Ballatoio in cui ci siamo cimentati prima nel cucinare prelibatezze vegane e successivamente nel suonare in acustico mentre di cenava. Ed fu un successone, certamente da replicare prima o poi!”.

Il concerto al Centro Zo di Catania

Dopo l’album “Bastrika”, cosa state preparando come gruppo, quali i vostri progetti futuri?

“Intanto dovremmo dire che “Bastrika” – conclude Valerioha avuto più successo di quello che speravamo. Ci ha aperto le porte di numerosi festival e grazie a questo lavoro siamo usciti allo scoperto. Inoltre il CD verrà presto ristampato e distribuito in Europa da un nota etichetta inglese, che lo commercializzerà in tutto il mondo diffusamente. La ristampa sarà quindi pubblicata a settembre insieme al lancio del nuovo disco, che stiamo attualmente finendo di arrangiare e perfezionare. Questo nuovo lavoro infatti, rispetto al precedente, conterrà più o meno gli stessi ingredienti, ossia uno scheletro acustico, registrato dal vivo in studio, con alcuni ospiti che arricchiranno gli arrangiamenti, e contemplerà tutte composizioni originali, alcune molto vicine alla sperimentazione contemporanea, altre più alla tradizione. Alcune di esse le abbiamo ampiamente verificate in concerto dal vivo nelle recenti tournée, altre sono novità assolute. I nostri fan non rimarranno di certo delusi, perché il suono manterrà tutte le caratteristiche di sempre, tuttavia non mancheranno sorprese”.

Auguriamo, come “Cronaca Oggi Quotidiano”, un buon lavoro ed una “buona musica” agli intraprendenti e laboriosi “Oi Dipnoi”.

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