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I fondi comuni di investimento sono prodotti finanziari del “risparmio gestito”. Attraverso la loro sottoscrizione è possibile investire, con l’aiuto di un team di professionisti, in tutti i principali mercati finanziari del mondo.

Non sempre, però, questi strumenti sono il modo migliore per investire il proprio capitale per cui è possibile utilizzare prodotti alternativi più semplici e vantaggiosi.

Come funzionano i fondi comuni di investimento?

Un fondo comune altro non è se non un “salvadanaio gestito”, nel quale i risparmiatori investono le loro disponibilità economiche affinché un soggetto terzo, il gestore, le amministri nel modo migliore sulla base del regolamento del fondo stesso.

Il sottoscrittore di un fondo, in buona sostanza, acquista due tipi di servizio:

  • a diversificazione del portafoglio
  • la gestione professionale del risparmio.

A fronte di questi servizi i fondi comuni presentano due tipi di costo: le commissioni di ingresso e quelle di gestione.

Le prime sono l’onere che il sottoscrittore paga al momento dell’investimento (a meno che si tratti di fondi no load), mentre le secondo sono il costo “occulto” che viene prelevato periodicamente dalla quotazione del fondo.

Va da sé che le commissioni di gestione sono più difficili da identificare (perché non vengono sottratte direttamente dal controvalore investito), sono più penalizzanti (perché sono prelevate periodicamente) e sono spesso la ragione delle scarse performance di molti dei prodotti disponibili.

Se scegli di investire in fondi comuni opta sempre per i prodotti meno cari, sia in termini di onere di ingresso sia di costo di gestione.

Le tipologie di fondi comuni di investimento

Nel corso degli anni l’offerta di fondi si è ampliata moltissimo, e con essa il numero di prodotti e di categorie disponibili. Tuttavia la grande varietà di strumenti presenti sul mercato può essere raggruppata in quattro grandi categorie:

  • fondi azionari
  • fondi bilanciati
  • fondi obbligazionari
  • fondi flessibili

I primi investono prevalentemente in azioni e potranno avere una maggiore o minore specializzazione in base alla tipologia di prodotto. E’ così possibile trovare sul mercato fondi che diversificano il loro patrimonio nelle azioni di società mondiali, europee o americane o, al contrario, prodotti iperspecializzati che investono in società operanti nel settore agroalimentare o delle infrastrutture.

I fondi bilanciati investono in modo variabile ed equilibrato sia in azioni sia in obbligazioni, in parte variabile a seconda della sotto-categoria di appartenenza.

I fondi obbligazionari, come dice il nome, investono in obbligazioni, mentre i flessibili variano la propria strategia di investimento a seconda delle previsioni del gestore circa il futuro andamento dei mercati.

Se la politica di investimento del fondo è internazionale avremo infine i fondi comuni hedged, che “coprono” – eliminandone le oscillazioni – il rischio di cambio, e quelli tradizionali a cambio aperto.

Quando investire in fondi non conviene

Fino al 2002 l’investimento in fondi era l’unica soluzione disponibile per l’investitore italiano che volesse diversificare il proprio portafoglio in modo efficace e redditizio. Dal settembre di quell’anno sono arrivati in Italia dei nuovi strumenti finanziari, che permettono all’investitore di comprare il solo servizio di diversificazione del portafoglio, rinunciando alla gestione professionale del risparmio.

Che cosa sono gli ETF? Gli Exchange Traded Funds, noti con l’abbreviazione “ETF”, sono fondi di investimento passivi che replicano l’andamento di interi mercati finanziari, clonandone alla perfezione, e generando un rendimento uguale a quello prodotto dal mercato sottostante.

Poiché non sempre la gestione professionale del risparmio (nota come gestione attiva) riesce a generare rendimenti elevati, al netto dei costi, l’investitore consapevole potrà scegliere di investire in ETF tutto o parte del proprio capitale risparmiando molto in termini di costo.

I tradizionali fondi comuni, infatti, hanno commissioni di gestione pari a dieci volte quelle degli ETF. Risulta quindi immediato comprendere come, a meno che il gestore abbia una capacità superiore alla media di individuare i titoli migliori ed il momento ottimale per comprarli e per venderli, il maggior costo richiesto difficilmente sarà ricompensato da una migliore performance.

Prima di investire in fondi il proprio capitale è bene seguire questi semplici passi:

  • informarsi sull’esistenza di un ETF che investe nello stesso mercato in cui opera il prodotto che ci viene proposto
  • chiedere un confronto grafico tra l’andamento del fondo e quello dell’ETF su più periodi di tempo, ad esempio un anno, tre anni e cinque anni
  • se la performance del fondo è complessivamente migliore rispetto a quella dell’ETF chiedere l’abbattimento o l’annullamento totale delle commissioni di ingresso.

Se, invece, il fondo risulta “perdente” nei confronti dell’ETF allora sarà meglio scegliere quest’ultimo invece del fondo proposto dalla banca.

Giacomo Saver

SegretiBancari.com

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