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A Bauke Mollema la 15 tappa del Tour de France attraverso le insidiose ondulazioni del Massiccio Centrale. Anticipato di 19’’ un gruppetto con Ulissi, Gallopin, Roglic e Barguil. Froome sempre in giallo su Aru e Bardet. Bel balzo del siciliano Damiano Caruso che fa capolino nella top ten.

Una bellissima frazione di mezza montagna, corsa ad oltre 40 km/h, impossibile da commentare minuziosamente. Il solito fuggi fuggi scatenato quasi subito da Barguil lancia in fuga ventotto uomini. Una compagnia assortita con tanti obiettivi distinti. Fra di loro vorrei segnalare Matthews, perché cerca punti nel difficile inseguimento alla maglia verde di Kittel; Barguil, perché la maglia a pois va messa al sicuro; De Gendt, perché c’e’ sempre e perché con lui ci sono Benoot e Gallopin; Caruso perché pensa alla top ten, e lo pensa in grande, con lui ci sono De Marchi, Moinard e Roche; poi altri che provano a dare un bel significato al loro Tour come Ulissi, Roglic, Mollema, Tony Martin, Perichon, Bakelants. Dimenticavo, non può mancare Calmejane.

Al loro inseguimento si pone con particolare piglio la Sky che cerca di mantenere il distacco entro limiti accettabili, probabilmente vista la presenza davanti del nostro Damiano Caruso.

Il terreno incontrato è di quello che stuzzica. Nella parte centrale, allungo di Tony Martin. Il tedesco cerca di il vantaggio necessario per affrontare il Peyra Taillade, massima difficoltà di giornata. Sa che sulle quelle pendenze per lui non ci sarà scampo. In questa fase la BMC consuma le maggiori energie per tenere a tiro Martin nell’ambizioso progetto di fare tappa e classifica. Ci sarà chi se ne beneficerà. Nel gruppone è l’AG2R a tramare contro la maglia gialla. Attacco in massa e primo frazionamento, con Froome dietro e migliori davanti. Al secondo assalto dei francesi, Froome cambia ruota per un problema meccanico. Forse l’inglese farebbe bene a farsi benedire le bici visto i frequenti problemi. L’Ag2R non pensa minimamente al fair play e si aprono venti minuti di braccio di ferro tra i francesi e Froome che utilizza i suoi uomini in modo ottimale uno alla volta. Braccio di ferro che si chiuderà con il ricongiungimento nel pezzo duro del Peyra Taillade.

Il finale eleva il suo livello di spettacolarità con Mollema che rilancia dopo il GPM e prende il volo. Non lo rivedranno se non dopo l’arrivo, ciò malgrado la strenua caccia di Ulissi, Gallopin, Roglic e Barguil. Potente l’azione dell’olandese, dalla tipica andatura di chi spinge un rapporto impossibile. A oltre sei minuti di distanza un caparbio Daniel Martin non bada a spese per guadagnare i secondi necessari per scavalcare Landa e salire al quinto posto in classifica. Quintana, in questa battaglia senza esclusione di colpi, alza definitivamente bandiera bianca in un Tour per lui da dimenticare.

Il Tour si appresta dunque ad iniziare l’ultima settimana con un equilibrio mai visto, quattro uomini in ventinove secondi, sei in 1’17’’. Ognuno di loro ha dei buoni motivi per essere soddisfatto. Froome, in maglia, in corsa ha sempre un sacco di problemi, che magari un giorno ci spiegherà, ma anche la forza per saperli risolvere, anche se oggi, forse, la Sky ha esagerato nella prima fase della tappa ed  il leader poteva pagare questi sprechi. Aru ha dato le giuste risposte, a chi (me compreso) si è posto non poche domande dopo la defaillance di ieri, rimettendosi bene in sella. Confermo, con maggior convinzione, che nulla è perduto. Bardet corre dall’inizio in modo perfetto, nulla da dire. Uran, la piacevole riscoperta. Daniel Martin, un combattente mai visto a questi livelli. Landa è il migliore dei numeri due, chissà se qualcuno non gli dia prima o poi un chance migliore.

In casa nostra bene Ulissi, cresciuto forse un po’ tardi. Benissimo Caruso che guadagna la decima posizione in un Tour dal livello eccelso. Oggi l’ostinazione ai limiti dell’autolesionismo della Sky gli ha impedito di scalare qualche altra posizione.

Dopo il meritato riposo, ripartiamo con una frazione che dovrebbe riportare in auge i velocisti. Da Le Puy en Velay a Romans sur Isere di 165 km ci portiamo ai piedi delle Alpi. Il condizionale è tuttavia d’obbligo in ragione del fatto che le energie ed il numero di chi dovrebbe tenere cucita la corsa inevitabilmente sono stati intaccati.

Meno male. Oggi ho più di un motivo per stare meglio di ieri!

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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