Cronaca

Come vuole la tradizione, anche quest’anno il sabato precedente l’ultima domenica d’agosto si celebra la memoria liturgica di Maria Santissima sotto il titolo di “Valverde”, che all’arcidiocesi metropolitana di Catania (una volta comprendente parzialmente anche quella di Acireale) è particolarmente cara per i vincoli che la legano al celebre santuario mariano del ridente paese etneo: nel 1791, la Madonna di Valverde fu proclamata Patrona Regina di Catania ed Acireale.

   Nel capoluogo etneo grande è la devozione per la Bella Madre di Valverde, la cui origine risale al 1038-1040 allorché l’esercito imperiale bizantino, guidato dal protospartario macedone Giorgio Maniake, cercò di liberare l’Isola dal dominio arabo con l’aiuto determinante di un contingente di cavalieri mercenari normanni e longobardi mandati dal principe di Salerno Guaimario IV e guidati da Guglielmo “Braccio di Ferro”, uno dei numerosi figli di Tancredi d’Altavilla. Costoro si segnalarono per valore ed audacia ma, rimasti scontenti per l’ingiusta spartizione del bottino da parte delle truppe dell’impero romano d’Oriente, abbandonarono gli alleati e si ritirarono nella loro contea di Aversa, che proprio in quel periodo incominciava ad estendere il suo dominio in quasi tutta la Campania. In questo contesto vanno collocate le tradizioni dell’icona bizantina di “S. Maria del valorosissimo Maniace” -legata alla grande vittoria riportata sui saraceni nei pressi dell’ospizio basiliano dove sarebbe sorta l’omonima abbazia benedettina- e della traslazione delle reliquie dei protomartiri e santi della Sicilia orientale greco-romana: Agata, Euplio, Lucia, Leone vescovo di Catania, Eutichio vescovo di Siracusa e Clemente abate del monastero aretuseo di S. Lucia. Per quanto riguarda la presenza del corpo di Euplio in Irpinia, l’ipotesi più attendibile potrebbe essere quella di essere diventate le sue reliquie bottino di guerra dei normanni, i quali ben presto conquistarono anche Benevento. L’origine del culto alla Madonna di Valverde si deve alla conversione di Dionisio, un ex soldato normanno rimasto in Sicilia e diventato brigante sull’altipiano boscoso della Vallis Viridis, dove sarebbe avvenuto il prodigio delle gru e dell’immagine impressa sul pilastro che avrebbero dato origine al santuario. Il culto s’estese rapidamente: già nel 1647 esisteva a Catania la Confraternita della Madonna di Valverde.

   In Puglia, c’è il santuario “gemello” di Valleverde in Bovino, in provincia di Foggia, che assieme a quello dell’Incoronata costituisce uno dei santuari più grandi di quell’arcidiocesi. Anche qui la Madonna, nel 1265, sarebbe apparsa in sogno ad un umile contadino chiamato Niccolò rivelandosi: “Sono la Madre del Figlio di Dio. Provengo dalla Spagna, da una località chiamata Valverde, dove esiste un mio santuario. Gli abitanti di quella regione si sono dimenticati di me; si sono dati al vizio e al peccato. Ho deciso quindi di venire qui a Bovino. Voglio che qui si costruisca una chiesa intitolata a S. Maria di Valleverde”. Ogni anno la prima domenica di maggio il popolo di Bovino col vescovo e il clero si reca in devoto pellegrinaggio al santuario. Il 29 agosto 1876 il simulacro della Madonna col Bambino fu incoronato per concessione del Capitolo Vaticano.

EDICOLA VOTIVA MADONNA DI VALVERDE PATRONA SECONDARIA DI CATANIA

In via Caronda, tra via Santa Maria di Monserrato e, scendendo sul lato destro, via Puleo, addossata alla facciata di un palazzo ottocentesco si trova l’edicola votiva della Madonna di Valverde che custodisce, dentro una nicchia protetta da una grata di ferro chiusa con catenaccio e riparata da un vetro trasparente, una bella raffigurazione, dipinta su muro a grandezza naturale, della Beata Vergine Maria con il Bambino, sotto il titolo di Valverde, che il 24 novembre 1791 fu eletta patrona secondaria di Catania. L’icona è sempre illuminata da una lampada votiva e adornata con un vaso di fiori. Il beato cardinale arcivescovo Giuseppe Benedetto Dusmet, molto devoto della Beata Vergine Maria di Valverde nel cui santuario etneo si recava periodicamente, concesse ai devoti del Borgo Sant’Agata di poter godere di benefici spirituali; ciò è attestato da una piccola lapide dedicatoria marmorea che, posta sopra l’edicola, così recita: “G.B. Dusmet arcivescovo concede giorni 40 d’indulgenza a chi recita un’Ave davanti a quest’immagine/ Catania 14 – XII- 1882”.

 Antonino Blandini

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