Cronaca

La sera di venerdì 1° settembre, presso il Circolo Auto Yachting Club Catania, lungomare viale Artale Alagona n.4 in Ognina, nel corso degli annuali festeggiamenti in onore della Madonna di Ognina predisposti dal Santuario diocesano parrocchiale titolare “Santa Maria di Ognina”, si è tenuta una conferenza pubblica -in sintonia con la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata ai giovani, in programma nell’ottobre del prossimo anno- avente per tema “Accompagnare i giovani oggi: una sfida o un’utopia?”.

 Relatori dell’incontro socio-culturale aperto a tutti sono stati una religiosa originaria della provincia di Catania, la suora salesiana di Don Bosco, Maria Trigila, figlia di Maria Ausiliatrice, l’unica giornalista professionista al mondo operante in un istituto di vita consacrata e studiosa delle realtà giovanili, e un laico, dott. Sebastian Intelisano, della Comunità catanese di Sant’Egidio, associazione pubblica di laici nella Chiesa Cattolica dediti alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo e particolarmente attenti nell’ambito sociale al mondo dei bambini, degli adolescenti e dei giovani. A seguire la conferenza dei due oratori della serata, presentati dal presidente del Circolo dott. Franco Ballati e dal parroco sac. prof. Francesco Luvarà, hanno partecipato in tanti, non solo ogninesi, attratti dal tema molto interessante trattato magistralmente anche con l’ausilio di immagini didascaliche da due studiosi noti anche per la loro collaudata conoscenza ed esperienza in campo giovanile.

   Suor Trigila, che per alcuni anni è stata direttrice dell’Istituto “Maria Ausiliatrice al Borgo” in procinto di assumere la direzione della “Casa Don Bosco” a Barriera-Leucatia, ha iniziato con il commento di un filmato (‘Le nuvole’) per dimostrare che l’accompagnamento non è anzitutto un contenitore ma un percorso, come dice Papa Francesco, che si fa ascolto della vita quotidiana dei giovani: “si fa discernimento delle scelte che articolano lo stato di vita dei giovani; per aiutare i giovani a decidere e a scegliere”. La persona che accompagna è chiamata a mettersi in discussione e a riscoprire la sua vocazione di custodire la vita. “Nell’introduzione al cap.II del documento preparatorio del Sinodo dei Giovani la Chiesa afferma che accompagnare -ha sottolineato la direttrice- prendersi cura di ogni giovane implica il custodire la vita e ciò chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza…che non è la virtù del debole, anzi al contrario, denota fortezza d’animo e capacità d’attenzione, di compassione, diventa apertura all’altro, capacità di amore”.

   La studiosa, anche con l’ausilio di diapositive, ha fatto luce al retroscena <dell’accompagnamento dei giovani nel contesto socio-culturale che li accoglie non come ospiti ma cittadini, figli, futuro della società> per presentare alcune possibilità: capire attraverso l’ascolto la persona, il suo disagio, la sua sofferenza, le sue speranze…considerare la realtà specifica del contesto in cui vive il giovane perché si tratta di una realtà complessa, fluida, in rapido mutamento, mai sperimentata in precedenza…l’accompagnamento non è una variabile di ricerca sociologica o psicologica. “Il punto è -ha precisato- come l’educatore fa diventare l’accompagnamento <ascolto> dei giovani per aiutarli a decidere e a scegliere e per collaborare alla loro gioia. Si tratta allora di mettere d’accordo la dimensione della sfida con quella dell’utopia. I due estremi in cui transita la relazione educativa che si concretizza nell’accompagnamento, cioè nei sentimenti, nelle emozioni che segnano la nostra quotidianità come l’amicizia, l’amore, la paura, la vita, la felicità”.

   La relatrice si è soffermata, quindi, sulle tre condizioni in cui si concretizza l’accompagnamento: l’ascolto dei giovani con particolare riferimento al carisma salesiano scaturente dal dialogo educativo di San Giovanni Bosco e dall’esperienza di Santa Maria Domenica Mazzarello; l’accompagnamento per aiutarli a decidere e a scegliere sulla base del discernimento che porta a riconoscere le situazioni della vita, interpretare con realismo ciò che si è provato, scegliere con libertà e responsabilità; collaborare al loro benessere interiore, tenuto presente che ciò richiede un processo di grande libertà interiore da parte dell’educatore perché impari ad ascoltare i giovani e lasciarli parlare in pubblico e in privato. “Il documento del Sinodo dei Giovani esprime tutto ciò in tre verbi: uscire, vedere, chiamare”. Suor Trigila ha concluso la conversazione con un breve filmato accompagnato dalle seguenti parole: “In Maria troviamo lo stile dell’ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e il coraggio della testimonianza e della missione” e con un consiglio: “Diciamo spesso ai nostri giovani: non aspettiate che siano gli altri a farvi da specchio. Siate voi, speranza del mondo, i protagonisti della vostra storia”.

  La relazione del dottor Intelisano ha avuto come punto focale il protagonismo dei giovani siciliani e  catanesi nel sostegno ai più poveri attraverso attività rivolte ai bambini, ai senza fissa dimora e agli anziani. In particolare il relatore ha raccontato quanto l’attività volontaria dei giovani della nostra città abbia di fatto dato una risposta intelligente, accogliente e integrativa durante la stagione degli sbarchi. I giovani catanesi hanno risposto con semplicità dell’abbraccio sin dal primo sbarco del 10 agosto 2013 e con l’intelligenza dell’uomo che non cade vittima del “populismo perché ha incontrato l’uomo venuto dal mare”.

   “Da cinque anni, infatti, i giovani per la pace -ha sottolineato l’oratore- giovani della comunità di Sant’Egidio, integrano i migranti attraverso l’amicizia e la prossimità col povero. In tutti i nostri servizi di volontariato, infatti, partecipano numerosi migranti che, insieme ai giovani catanesi, vanno a portare la cena a chi vive in strada, fanno compagnia agli anziani in istituto, aiutano i bambini che frequentano le scuole della pace”. L’integrazione è, infatti, una catena virtuosa e i migranti integrati aiutano ad integrare.

   “Quest’anno – ha proseguito il dottor Intelisano – ci siamo occupati di accogliere al Porto di Catania i minori stranieri non accompagnati. Decine di giovani hanno reso per tutta l’estate più dolce il momento dell’approdo, attraverso abbracci, simpatia e musica. A fornire attività di mediazione culturale sono stati i migranti che già hanno sviluppato sensibilità sociale a Sant’Egidio. Uno di loro diceva: <Un sorriso al Porto aiuta ad integrarsi prima, aiuta a staccare con il trauma della Libia>.

  Il rappresentante della Comunità catanese di Sant’Egidio, infine, ha illustrato la recente manifestazione cittadina “Tre Giorni Senza Frontiere” giunta alla quarta edizione e conclusasi con successo lo scorso 11 agosto: tale evento ludico-sociale-religioso si può considerare una <summa> vera e propria del lavoro svolto a Catania dai giovani per l’accoglienza: “più di mille persone migranti e italiani, infatti, tra il 9 e l’11 agosto hanno giocato, pregato e commemorato: le immagini fotografiche della ‘Tre Giorni’ sono la risposta eloquente, evidente e manifesta di giovani che non hanno paura dell’altro, ma anzi lavorano con entusiasmo per costruire una città accogliente per tutti”.

   In conclusione, alcuni dei presenti hanno rivolto delle domande ai due relatori che hanno risposto adeguatamente agli interessanti quesiti. Il parroco emerito e promotore della Missione Chiesa-Mondo, mons. Antonio Fallico, ha espresso il suo più vivo compiacimento per lo straordinario incontro ed ha donato a suor Trigila e al dottor Intelisano due sue pubblicazioni di pedagogia pastorale.

 Antonino Blandini

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