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Teatro come impresa economica, risorse sempre più limitate e nuovi modelli di gestione. Questi alcuni dei temi affrontati la scorsa settimana, nello Spazio Giardino Pippo Fava, in via Caronda 82, a Catania, residenza estiva del Centro teatrale Fabbricateatro. Protagonisti di questo primo “faccia a faccia” tra operatori del settore culturale e teatrale, dal titolo “Dentro il perimetro di un sogno”, il presidente e regista di Fabbricateatro Daniele Scalia ed Elio Gimbo e Silvio Parito del Centro Zo. I padroni di casa, Elio Gimbo e Daniele Scalia, hanno ribadito che intendono avviare una serie di confronti, di faccia a faccia tra operatori del settore proprio per discutere, per ragionare, sul Teatro come Impresa economica ed eventualmente per suggerire dei nuovi modelli di gestione.

Il regista Gimbo

“La crisi economica che colpisce oggi strutture pubbliche e private – hanno sottolineato Gimbo e Scaliae quindi lavoratori dello spettacolo (attori, registi, tecnici, scenografi ecc.) limita sempre di più risorse e ambizioni ed i finanziamenti alla cultura continuano a diminuire. Si avverte quindi, ancora più urgente, la necessità di reinventare forme, ricreare un sistema condiviso di regole, immaginare un modello gestionale, amministrativo e culturale nel fare teatro”.

Silvio Parito

Sull’aspetto gestionale, sui costi del teatro privato e pubblico e sulle possibili soluzioni si è invece soffermato Silvio Parito. “Circa l’80% dei fondi statali e forse più, nei teatri pubblici, – ha ribadito Paritova, in costi di gestione e il restante soltanto alla parte artistica, mentre il settore privato non può permettersi costi di gestione. Il teatro privato assorbe i costi di gestione ed i componenti delle varie realtà aumentano le loro competenze in fatto di gestione. Spesso latita nella nostra Regione la figura del manager teatrale ed il pubblico da anni è costretto ad uno standard o tipologia di spettacolo obsoleto, in pratica non si allargano gli orizzonti, non ci si apre alle nuove proposte provenienti dal resto d’Italia o dall’estero. Per ciò che riguarda gli eccessivi costi relativi al personale nei teatri pubblici, allo spreco di risorse, occorrerebbe un mirato ridimensionamento che comporterebbe, però, ahimè, dei tagli di personale, quindi si auspica un oculato e competente intervento da parte dell’assessorato al ramo”.

Lo Spazio giardino “Pippo Fava”

Durante l’incontro, infine, è stata sottolineata la situazione degli attori ed il malessere che serpeggia nell’intera categoria. “Dall’87 al 2007 il rapporto col mercato – ha dichiarato un attore catanese che ha preferito mantenere l’anonimato –per quanto riguarda gli attori era meraviglioso, pubblico e privato pagavano puntualmente e la qualità era superiore. Si lavorava serenamente e si parlava di progetti, anche se mancavano gli stimoli e non si favorivano certo le iniziative private. Poi è cambiato tutto, è arrivata la crisi, sia nel pubblico che nel privato, con gli attori che oggi, in Sicilia, aspettano per i loro compensi almeno 15 mesi col teatro pubblico e con i privati passano anni. Molti stanno a questo sistema perché hanno paura di non incassare più il loro onorario. Questa è la situazione, tranne qualche realtà virtuosa, in Sicilia”.

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