sportVari

Peter Sagan è al terzo centro consecutivo, mai nessuno nella storia come lo slovacco. Battuto sul filo di lana un Kristoff quasi alla sua altezza. Medaglia di bronzo a Matthews.

L’apertura del pezzo è dedicata a Bergen. La città ha accolto il mondiale nel migliore dei modi. Migliaia di bandierine norvegesi in festa spostano il ricordo alle colline di Oslo, dove solitamente salutano le messe di vittorie dei campioni di casa, siano fondisti o biathleti. Oggi non hanno tanti campioni in corsa, ma lo spirito sportivo di chi segue è evidentemente lo stesso. La compostezza del pubblico poi non ha eguali. In questo scenario si son svolte una settimana di competizioni ampio preludio della recita odierna. Il circuito, da ripetere dodici volte dopo un avvio in linea, è si tortuoso, ma non è di quelli da ricordare nei secoli, anche il sole fa la sua parte perché lasci poca traccia nella memoria. La collina dei salmoni e la distanza infinita della prova iridata lasceranno qualche strascico, ma si intuisce che entrambi saranno digeriti discretamente da tanti fra i più attesi.

Con questa prospettiva abbastanza prevedibile, la corsa si avvia con la solita bella vetrina per paesi per i quali le occasioni non son poi così tante. Spazio dunque ad un variegato drappello di uomini, fra i quali spicca il costaricense Amador, che sfruttano ciò che viene loro concesso dai Cechi e da Vermote, quest’ultimo in versione pilota automatico. Ripresi ai meno ottanta, il finale è anticipato da un tentativo operato da Wellens, De Marchi, Pantano, Boom, De la Cruz, Haig ed Eiking. Il poco spazio guadagnato fa capire che per la decisione dei giochi resta solo l’ultimo passaggio sulla Salmon Hill, o meglio ancora il rettilineo finale.

Alaphilippe è in fondo l’unico a credere seriamente che la volata si possa evitare. Bello il suo attacco sulle dolci pendenze della Salmon Hill, qualche metro dopo lo scollinamento rientrerà su di lui Moscon. I due insieme cercheranno di capitalizzare i pochi secondi fino alle fine. Fine che per Moscon arriverà ai meno cinque dove perderà le ruote del francese, mentre dietro i danesi fanno il diavolo a quattro per riportarsi sul francese. Un blackout dell’immagini ci consegnerà il gruppo dei migliori sotto lo striscione dell’ultimo chilometro. La fila è tirata da Bettiol che bracca Juul Jensen. Il sogno impossibile del danese svanirà cento metri più avanti. Gli ultimi metri hanno una storia rivista con Kristoff che anticipa troppo la volata e non riesce a resistere al ritorno di chi sa sparare al momento giusto . In questo caso si tratta del padrone della maglia, Sagan, che vince bene sul filo di lana. Per gli altri volata a parte, con Matthews che anticipa Trentin rimasto colpevolmente intruppato ai duecento metri.

Dunque vittoria di un Sagan oltremodo sornione, la cui pretattica, cominciata già da diversi giorni, è finita solo ai duecento metri. Mai per tutta la durata del mondiale l’abbiamo visto nelle prime dieci posizioni del gruppo. Ha guardato da lontano le scaramucce sulla Salmon Hill, ha seguito sapientemente le cuciture della corsa operate da Belgio, Francia, Rep. Ceca, Danimarca ed Italia, trasformando il lavoro degli altri in moneta propria, ottenendo così il massimo con il minimo sforzo. E’ vero, non aveva nulla da perdere in questo mondiale, ma rivincerlo era roba solo da campionissimi.

Il modo di correre degli azzurri per buona parte della corsa non è dispiaciuto. Attenti ai propri interessi, per una volta hanno tatto fare il lavoro sporco agli altri. Mentre la strada indicava in Trentin il nostro uomo, benissimo Bettiol ed Ulissi nel ruolo di stopper, Moscon ha invece perso un’occasione d’oro non tenendo le ruote di Alaphilippe. Il nostro alfiere designato, Trentin, ha speso qualche spicciolo di troppo nel corso delle tornate finali, spiccioli che forse potevano servirgli per un volata migliore. Comunque , da questo a poter battere Sagan ce ne corre. In ogni caso bene, per Matteo si tratta di un altro passo verso l’eccellenza assoluta.
Altri azzurri hanno deluso. Facile parlare con il senno di poi, ma le aspettative riposte su Viviani e Colbrelli sono risultate eccessive, come eccessivo è risultato il conseguente sacrificio di qualche uomo che poteva tornare utile a Trentin nel momento caotico preparatorio dello sprint.

Intanto il lungo imbarazzante digiuno continua.

Un ultimo dubbio prima di chiudere. Per chi han corso cechi e danesi?

P.S.: In serata si apprende che Moscon è stato squalificato per traino. Giusto così, ricordiamoci il rispetto delle regole. Speriamo solo che vengano applicate non solo quando è l’occhio delle telecamere a vedere le infrazioni.

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post