Cronaca

L’Annunciazione – l’Arcangelo Gabriele e la Madonna
El Greco (1570-1575) – Museo del Prado – Madrid

Gabriele è l’angelo che annunziò a Maria il mistero dell’Incarnazione. Il nome Gabriele (ebr.: גַּבְרִיאֵל, Gavriel, lat.: Gabrielus, gr.: Γαβριήλ, ebr.: tiberiano Gaḇrîēl, ar.: جبريل Jibrīl o Jibrail), significa “uomo in cui Dio confida”. Gabriele è nominato quattro volte nella Sacra Scrittura. Nell’Antico Testamento Gabriele spiega al profeta Daniele la visione del montone e del capro: <<Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall’aspetto d’uomo; intesi la voce di un uomo, in mezzo all’Ulài, che gridava e diceva: «Gabriele, spiega a lui la visione». Egli venne dove io ero e quando giunse io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: «Figlio dell’uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine». Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare>>  (Dn 8,15-18).

Gabriele viene inviato per annunciare pure la fine del potere di Babilonia e a spiegare i problemi relativi alla “Fine dei Giorni” come quando il regno di Persia, Grecia e Roma stavano perdendo il dominio del mondo: <<Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l’ora dell’offerta della sera. Egli mi rivolse questo discorso: <<Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere. Fin dall’inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora sta’ attento alla parola e comprendi la visione…>> (Dn 9,20-24). Nel Nuovo Testamento Gabriele appare nel tempio, a destra dell’altare dell’incenso, al sacerdote <<Zaccaria mentre officiava davanti al Signore. La moglie di Zaccaria che era  <<una discendente di Aronne chiamata Elisabetta>>, era considerata sterile e, come il marito, era avanti negli anni. L’angelo del Signore annuncia la nascita del figlio che dovrà chiamare Giovanni. Zaccaria, dubitò dell’annuncio dell’angelo, gli disse: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L’angelo allora gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo» (Lc 1,5-20). Gabriele è anche l’angelo che portò l’annuncio a Maria che sarebbe diventata la Madre di Dio: <<Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei>> (Lc 1,26-38). Nel Protovangelo di Giacomo (11,1-3)  e negli Oracoli Sibillini (8,460), Gabriele è l’angelo del Signore che annuncia a Maria la nascita di Gesù. Nella recensione arabo-latina, (cod. H) della Storia di Giuseppe il falegname è Gesù stesso a pregare il Padre affinché mandi <<Michele, principe degli angeli, e Gabriele, annunciatore di luce>> (22,1) a ricevere l’anima santa che stava per lasciare Giuseppe moribondo. Nel Corano l’angelo Gabriele è Jibrīl o Jabrāʾīl in ar.: جبرائيل , جبريل ‎:nella Sura II e nella Sura XIX dove è celebrata Maria.  Gabriele è ricordato anche da Dante  nella Divina Commedia, come una stella splendente che scende dal cielo ad avvolgere Maria: «Io sono amore angelico, che giro/ l’alta letizia che spira dal ventre/ che fu albergo del nostro desiro/ e girerommi, donna del ciel, mentre/ che seguirai tuo figlio, e farai dia/ più la spera suprema perché lì entre/ Così circolata melodia/ si sigillava, e tutti gli altri lumi/ facean suonare il nome di Maria» (Paradiso, XXIII, 94-109).

Su richiesta dei comandanti dei Reparti delle Trasmissioni e dell’Ordinario Militare per l’Italia, mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, il 12 gennaio 1951, il santo padre  Pio XII designò l’Arcangelo Gabriele celeste patrono presso Dio delle Trasmissioni.

PIO XII

A perenne memoria

Poiché ogni cosa ottima ed ogni dono perfetto viene dall’alto, discendendo dal Padre della luce”, si può ammirare la Sapienza divina quando servendosi delle invenzioni, frutto della tecnica moderna, possono per mezzo dell’elettricità sia trascrivere con la massima velocità le parole agli assenti, sia parlare tra di loro da luoghi molto distanti, sia inviare messaggi attraverso l’etere, sia infine assistere come presenti alla rappresentazione di cose e di avvenimenti lontani.

Ci è sembrato molto opportuno che questa mirabile tecnica e gli addetti ai suoi servizi godessero di un particolare celeste beneficio e di uno speciale patrocinio.

Siccome parecchie illustri persone di molte Nazioni che lavorano in questo campo hanno rivolto le loro suppliche affinché Noi dichiarassimo Celeste Patrono loro e di tutti gli addetti alle Telecomunicazioni San Gabriele Arcangelo, il quale recò il desiderato annunzio della Redenzione al genere umano, avvolto nelle tenebre e quasi disperato della propria salvezza. Noi, molto volentieri considerata la grande importanza della cosa, in forza della presente lettera ed in modo perpetuo, confermiamo, stabiliamo e dichiariamo San Gabriele Arcangelo Celeste Patrono delle Telecomunicazioni e dei loro addetti ed artefici con tutti e singoli onori e privilegi liturgici che, secondo il rito, spettano ai Principali Patroni di Associazioni e nonostante qualunque parere contrario.

Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’Anello del  Pescatore, il 12 gennaio 1951  – anno dodicesimo del nostro pontificato Pio XII.

PIO  XII

    A perpetua memoria

 Al nostro cuore paterno, che sente “le preoccupazioni per tutte le Chiese” (2Cor 11,28), reca non piccolo conforto sapere che molte aggregazioni o associazioni o ordini desiderano, anche ai nostri tempi, affidarsi alla protezione di un celeste Patrono, come a perfetto esemplare di vita per gli uomini. Dopo aver sopportato grandi tribolazioni durante l’infierire dell’ultimo conflitto mondiale, gli uomini ora implorano un aiuto divino per godere una vita più sicura e serena. Spinti da questa lodevole aspirazione, i soldati Italiani di una recente sezione dell’Esercito, hanno adottato un singolare loro Patrono. Motivo per cui, in campo militare, a causa delle nuove invenzioni e delle particolari responsabilità che esse oggi comportano, si è aggiunto anche il reparto, del tutto nuovo, degli addetti agli Strumenti per le “Trasmissioni”. Questi stessi operatori chiesero un nuovo Patrono più idoneo al proprio lavoro. Come Santa Barbara, vergine e martire, pure con Breve Apostolico del 4 Dicembre 1951 da noi stessi, sotto l’anello del Pescatore, era stata proclamata e affidata quale celeste patrona degli artiglieri, dei marinai, dei minatori, dei vigili del fuoco; così gli operatori delle telecomunicazioni: telegrafo, telefono, radio e televisione ben a ragione ritennero che fosse loro Patrono più appropriato l’Arcangelo S. Gabriele. Noi stessi, con Lettera apostolica in forma di Breve, il 12 gennaio dello stesso anno, dichiarammo il detto Arcangelo celeste Patrono delle tecniche, chiamate con un ibrido nome “Telecomunicazioni”, e di tutti coloro che, come persone singole o società, in qualsiasi modo prestano la loro opera. La scelta fu motivata dal fatto che l’Arcangelo Gabriele aveva recato “il tanto desiderato annuncio della Redenzione del genere umano”. Allora non dubitammo di scrivere: “La Santa Madre Chiesa non solo mai si oppose al progresso dei popoli, ma anzi ne ebbe e ha massima cura di sostenerlo, incoraggiarlo e proteggerlo; poiché ogni verità, ogni scoperta che si raggiunge attraverso la ricerca, devono essere riconosciuti come un vestigio dello spirito di Dio e un indizio della potenza divina”.

Che se quelle recentissime tecniche e moderni strumenti, in quanto opere di pace, “hanno una grande importanza – ripetendo una recente nostra espressione – per favorire e consolidare una fraterna comunità tra gli uomini, nobilitare la loro vita e diffondere il più possibile le arti liberali, la cultura della propria nazione e ancor più difendere la vita degli addetti e rendere più spedito il compito con il quale si collegano tra loro, debbono servire e rendere efficaci queste finalità.

Pertanto essendo stati insistentemente pregati dal Venerabile fratello Enrico Pintonello, Arcivescovo titolare di Teodosiopoli in Arcadia [= Teodosia] e Ordinario Militare per l’Italia, portavoce anche dei voti dei responsabili alle medesime “Trasmissioni”, di benignamente estendere anche agli addetti del medesimo ordine la celeste tutela di San Gabriele Arcangelo, Noi abbiamo ritenuto opportuno di accogliere ben volentieri tali preci. Pertanto, consultata la Sacra Congregazione dei Riti, esaminata attentamente ogni cosa, con conoscenza certa e matura Nostra deliberazione, per la pienezza della potestà Apostolica, in forza di questa Lettera e in modo perpetuo, costituiamo, facciamo e dichiariamo San Gabriele Arcangelo celeste Patrono presso Dio di tutti i militi dell’esercito italiano addetti alle “Trasmissioni”, con tutti i relativi onori e privilegi liturgici che competono ai principali patroni delle aggregazioni. Nonostante qualsiasi disposizione in contrario. Questo dichiariamo, stabiliamo, decidendo che la presente Lettera sia e rimanga sempre stabile, valida ed efficace, raggiunga e ottenga i suoi pieni effetti. Coloro ai quali essa è rivolta o potrà essere rivolta, ora e in futuro, siano in tutto favoriti; e così in forma solenne dev’essere giudicata e definita. Da questo momento sarà irrita e nulla qualunque cosa che cercasse di intaccare quanto sopra stabilito, da parte di chiunque, con qualsiasi autorità, scientemente o per ignoranza.

Dato in Roma presso S. Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il giorno 6 del mese di Aprile, 1956, dodicesimo anno del Nostro Pontificato.

 Per speciale mandato del Cardinale per i Pubblici Affari della Chiesa

 Gildo Brugnola
Cancelliere dei Brevi Apostolici

 

PREGHIERA DEL TRASMETTITORE

O Signore, che guidi l’universo con sapienza e amore, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per la nostra Patria.

            Fiorisca in Essa la Giustizia e la Concordia e, per l’onestà dei cittadini e la saggezza dei Governanti, si attui un vero progresso sociale.

            Tu, o Dio, che governi il destino degli uomini, fa che i nostri mezzi edifichino solo pace e amore e che diffondano nell’etere solo messaggi di fratellanza.

            L’Arcangelo Gabriele, Patrono dei nostri reparti, protegga noi e le nostre famiglie, illumini le nostre menti ed infiammi i nostri cuori, affinché sappiamo usare gli strumenti che la scienza e la tecnica ci offrono, per il bene della nostra  Patria e di tutti gli uomini.

            Egli ci guidi nelle ardue conquiste dell’umano progresso, dandoci forza e coraggio e per sempre ben operare. Amen.

San Michele Arcangelo – Patrono dei Paracadutisti e della Polizia di Stato

L’arcangelo Michele schiaccia Satana,
Guido Reni, 1636 – chiesa di Santa Maria della Concezione – Roma

Michele (ebr.: מיכאל), il cui nome deriva dall’espressione Mi-ka-El, che significa chi è come Dio?, per essere stato il difensore della fede contro le orde di Satana. Michele è un arcangelo menzionato nella Sacra Scrittura, nella letteratura apocrifa vetero e neotestamentaria, in quella ebraica ed e in quella islamica. Nell’Antico Testamento Michele è citato nel Libro del profeta Daniele: <<Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto ed io l’ho lasciato là presso il principe del re di Persia.  …Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel Libro della Verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe, ed io, nell’anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno>> (Dn 10, 13. 20-21); Michele è anche il primo dei principi e custode del popolo di Israele: <<Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo>>  (Dn 12,1). Nel Nuovo Testamento, la Lettera di Giuda Michele lo definisce arcangelo: <<Quando l’arcangelo Michele, in contrasto con il diavolo, discuteva per avere il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!>> (Gd 9). Ma il testo più affascinante in cui compare il nome di Michele è il capitolo dodicesimo dell’Apocalisse: <<Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli>> (Ap 12, 7-9). La breve descrizione della battaglia in cielo è seguita da un inno di lode che rilegge cristologicamente quanto è avvenuto in cielo, infatti: <<l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello, e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la loro vita sino a morire>> (Ap 12, 10-11). Negli scritti apocrifi dell’Antico e del Nuovo Testamento, l’arcangelo Michele compare a vario titolo. Nell’Apocalisse siriaca di Baruc è scritto che detiene le chiavi del Paradiso; nella Vita di Adamo ed Eva si dice che fu lui ad insegnare ad Adamo a coltivare la terra; nell’Apocalisse di Mosè detta ai figli di Adamo ed Eva i doveri rituali verso i defunti; nel Vangelo di Bartolomeo è raccontato che fu lui a portare a Dio la terra e l’acqua necessarie a creare Adamo; nella Ascensione di Isaia si racconta che fu Michele a rimuovere la pietra dal sepolcro di Gesù; nella Apocalisse della Madre di Dio, l’arcangelo accompagnò la Vergine in un viaggio infernale per mostrarle le pene a cui sono sottoposti i dannati.  Nell’esegesi ebraica, Michele, che è un Serafino che sostiene il popolo d’Israele, rappresenta il Kohen Gadol nelle Regioni eccelse. Egli è legato alla Sefirah Chesed ed è chiamato Grande come il popolo d’Israele perché lo sostiene, lo difende e ne attesta la rettitudine. Michele è anche l’angelo che rivelò alla matriarca Sarah, sposa di Abramo, la nascita del figlio Isacco e che parlò ad Abramo nell’episodio della prova del sacrificio di Isacco.  Nell’Islam, Michele (Mīkā’ īl in ar.: ميخائيل‎, o Mīkīl in ar.: ﻣﻴﻜﻴﻞ), è citato nel Corano soltanto una volta nella II Sura (v. 98): <<Se uno è nemico di Dio e dei suoi angeli e di Gabriele e di Michele, Dio (a sua volta) è nemico dell’infedele>>. Ma una non chiara tradizione islamica affermerebbe che gli Ebrei consideravano. Michele  protettore della fertilità e della salute. Si narra, infine, che Michele è stato inviato sulla terra per raccogliere il fango necessario a plasmare l’uomo e che, insieme a Gabriele,  sono stati i primi a inginocchiarsi di fronte ad Adamo.

La devozione a san Michele arcangelo affonda le sue radici nel primo secolo cristiano giacché – prima dei santi, scrisse san Paolo ai Colossesi (cfr. 2,18) – i cristiani cominciarono a venerare gli angeli. Nel calendario liturgico cattolico san Michele Arcangelo si festeggia il 29 settembre, con san Gabriele Arcangelo e san Raffaele Arcangelo.

Dante scrisse nell’Inferno che <<Michele fé la vendetta del superbo strupo>> (Inf. IV,11-12), cioè fece la giusta vendetta divina  contro la superba violenza degli angeli ribelli. Nel Purgatorio, Michele è citato nell’incontro con gli invidiosi: <<E poi che fummo un poco più avanti,/ udia gridar: <<Maria, òra per noi>>: gridar <<Michele>> e <<Pietro>> e <<Tutti santi>> (Purg. XIII,49-51), pregate per noi.   Nel Paradiso, il sommo poeta scrive: <<Santa Chiesa con aspetto umano/ Gabriel e Michel vi rappresenta,/ e l’altro (Raffaele) che Tobia rifece sano>> (Par. IV,46).

Il 29 settembre 1949, san Michele arcangelo è stato proclamato dal santo padre Pio XII, patrono particolare presso Dio dell’Amministrazione dell’ordine e della pubblica sicurezza d’Italia.

Il  17 giugno 1955 san Michele venne scelto a celeste Patrono dei Paracadutisti d’Italia, con il Breve Pontificio di sua santità Pio XII. Con questa motivazione: << …a chi se non ad un Angelo, affidare in vigile custodia, la rischiosa vita dei paracadutisti? Alle numerose apparizioni dell’arcangelo Michele agli eserciti guerreggianti per il trionfo del bene sul male>>.

PIO XII

A perpetua memoria dell’evento

 E’ prerogativa di Dio, come la stessa ragione umana insegna ed è confermato attraverso le Sacre Scritture, reggere il mondo e diffondere tra gli uomini la giustizia, in modo che i buoni siano tenuti lontano dai malvagi ed i malvagi invece sorvegliati ed osservati, tenuti sotto controllo, mai tuttavia privati della loro libertà, si facciano buoni, in modo che s’avveri “che tutti gli uomini siano salvi”, secondo la rivelazione di Dio. Per risolvere la perenne lotta tra il bene ed il male, Dio Onnipotente affidò il compito a San Michele Arcangelo, il cui nome suona “chi come Dio?” ed esprime e manifesta “la potenza di Dio”. A costui infatti, che da Dio è stato costituito Capo e Principe dell’Angelica Milizia, è stato affidato il compito d’opporsi al Principe delle tenebre ed ai suoi seguaci, sia scacciando dal Paradiso celeste quel medesimo eterno nemico di Dio e gettandolo nel profondo dell’inferno, sia difendendo, non senza immane contesa, quella Donna sublime, che, “vestita di sole, mentre la luna sta ai suoi piedi e sul capo di Lei una corona di dodici stelle”,appare nell’Apocalisse, sia infine proteggendo con forza ed ardore “ le anime destinate al cielo”, a maggior gloria di Dio.Non diversamente, perché si possa dire serena e ordinata e simile al regno celeste, accade in questa terrestre città, cioè nella società umana, la quale, per favorire la giustizia e tutelare i buoni, ha bisogno di forza e di fermezza e si regge con l’aiuto delle leggi. Nulla di strano quindi, che coloro che in Italia sono preposti alla pubblica sicurezza, considerando attentamente il grave e severo compito delle Forze di Polizia per il bene comune e l’interesse dei cittadini, e preoccupati soprattutto della loro tutela fisica e spirituale, abbiano avuto sempre presso Dio San Michele Arcangelo come Patrono nel controllo della sicurezza pubblica.Son soliti infatti le Milizie cristiane, secondo un’antica e lodevole consuetudine, col favore e l’approvazione dei Sommi Pontefici, scegliersi ed invocare celesti Patroni, che in situazioni avverse, e nei pericoli specialmente, proteggano i singoli e la comunità intera, e procurino loro la desiderata vittoria.E tra di loro nessuno mi è sembrato più adatto alla tutela della sicurezza pubblica e più confacente, di quel grande Principe della Corte celeste, per l’appunto l’Arcangelo Michele, essendo dotato di forza divina contro “le forze delle tenebre”.Stando così le cose, il venerabile Fratello Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, Arcivescovo titolare di Trebisonda (città del Ponto, Turchia), Ordinario Militare d’Italia, accogliendo i desideri sopra ricordati, perché meglio si provveda, contro i detrattori delle leggi civili, al bene spirituale dei tutori dell’Ordine pubblico e della sicurezza, sia Dirigenti sia Agenti e di lor stessi, con una protezione, recò a noi le preghiere formulate perchè benevolmente ci degnassimo di proclamare San Michele Arcangelo, Patrono celeste dell’Amministrazione che ha il compito di controllare tutta la pubblica sicurezza.Noi poi, seguendo le orme dei Nostri Romani Pontefici che ci hanno preceduto, per aumentare la devozione di coloro che prima abbiamo ricordato, e per rafforzarli e difenderli con una protezione ed un aiuto superiore, abbiamo deciso, con disposizione d’animo molto favorevole, di dare consenso a tali desideri e preghiere.Perciò, sentito il Nostro Venerabile Fratello Clemente, S.R.E. il Cardinale Micara, Vescovo di Velletri, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, con piena cognizione e soppesata deliberazione nostra e nella pienezza del Nostro Potere Apostolico, con la forza del presente Decreto, in forma perpetua proclamiamo San Michele Arcangelo Patrono particolare presso Dio dell’Amministrazione dell’Ordine e della Pubblica Sicurezza dell’Italia, e lo stabiliamo con tutti i privilegi liturgici e gli onori aggiunti, che competono solitamente ai Celesti specifici Patroni delle Istituzioni. Non c’è alcuna obiezione, che sia di parere contrario.Questo notifichiamo,stabiliamo e decidiamo che il presente Decreto, secondo consuetudine, sia e rimanga intatto; che abbia ed ottenga i suoi pieni ed integri effetti, e che dia pieno suffragio a coloro a cui è rivolto, a chi lo osserva e lo osserverà, ora e sempre, e così, secondo le norme, dev’esser giudicato e definito; ed inefficace già da ora e nullo diventa se qualcosa diversamente da quanto sta scritto, da parte di chiunque, con qualsiasi autorità, consapevolmente o inconsapevolmente abbia a capitare che lo modifichi. Emesso da Castel Gandolfo, col sigillo di Pietro (il Pescatore), il 29 del mese di settembre, festività di San Michele Arcangelo,l’anno 1949, undicesimo del nostro Pontificato.

Con speciale mandato del Santo Padre per il Cardinale responsabile degli affari pubblici della Chiesa.

Gildo Brugnola

Reggente l’Ufficio per il conferimento delle Onorificenze Pontificie.

PREGHIERA DEL PARACADUTISTA

Eterno, Immenso Iddio, che creasti gli eterni spazi e ne misurasti le immense profondità, guarda benigno a noi, Paracadutisti d’Italia, che nell’adempimento del nostro dovere, balzando dai nostri aerei, ci lanciamo nella vastità dei cieli.

Manda l’Arcangelo San Michele a nostro custode; guida e proteggi l’ardimento del volo.

Come nebbia al sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici.

Candida come la seta del nostro paracadute sia la nostra fede e indomito il coraggio.

La nostra giovane vita è tua, o Signore! Se è scritto che cadiamo, sia! Ma da ogni goccia del nostro sangue sorgano gagliardi figli e fratelli in numeri, orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire.

Benedici, o Signore, la nostra Patria, le nostre Famiglie, i nostri Cari! Per loro, nell’alba e nel tramonto, sempre la nostra vita! E per noi, o Signore, il Tuo glorificante sorriso. Così sia.

 

PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO PATRONO DELLA POLIZIA DI STATO

San Michele Arcangelo, nostro celeste Patrono, che hai vinto gli spiriti ribelli – nemici della Verità e della Giustizia – rendi forti e generosi, nella reverenza e nell’adesione alla Legge del Signore, quanti la Patria ha chiamato ad assicurare tra i suoi cittadini concordia, onestà e pace, affinché, nel rispetto di ogni legge, sia alimentato lo spirito di umana fraternità.

Per questo, imploriamo dal tuo Patrocinio rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri voleri, onestà agli affetti per la serenità delle nostre case, per la dignità della nostra terra. Amen.

 Diac. Sebastiano Mangano

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