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Giovanni Visconti solo ed a braccia alzate davanti all’eremo di San Luca. Sul traguardo preceduti Nibali e Uran.
Il Giro dell’Emilia si arrocca attorno all’eremo bolognese. Le quattro tornate finali, con ben cinque scalate che fiancheggiano l’infinito porticato che dall’Arco del Meloncello porta sul Colle Della Guardia, segnano in modo preciso una delle più belle corse del finale di stagione. Difficile sfuggire alle forche del San Luca con un’azione da lontano, la Bahrain ha ben chiaro questo concetto ed ai meno venti ha già spento ogni velleità di chicchessia.

Finalmente performante, la formazione di capitan Nibali, cala i suoi uomini in modo scientifico. Gasparotto ed Antonio Nibali sfiancano la fila del gruppo sin dal primo passaggio, mentre Pellizotti , oggi nella insolita funzione di stopper ,negli ultimi trenta chilometri non ha mai abbandonato una delle tre prime posizioni del gruppo. Nella faretra oltre a Vincenzo Nibali, un’altra freccia appuntita, Visconti. Giovanni sa che a lui tocca essere scagliato per primo. Il momento arriva ai meno 16. Il gruppo è ancora intento a digerire la stretta di Antonio Nibali nel terz’ultimo passaggio, quando Visconti parte deciso, va via nel falsopiano dopo il culmine prima della picchiata. Raggiunti immediatamente trenta secondi di vantaggio non gli resta che difenderli negli ultimi due passaggi. Uno scherzetto non da poco. Nel gruppo prova a tamponare l’azione il solo Rosa. Il piemontese, a cui oggi tocca lavorare per Moscon ed a cui nessuno da un cambio, perde il braccio di ferro con Visconti. La vittoria nel corpo a corpo a distanza fra i due consegna di fatto la vittoria al palermitano che affronterà l’ultima scalata con in pratica il suo vantaggio immutato. I tardivi fuochi di artificio, esplosi sul muro bolognese dalla Cannodale Drapac , dalla BMC e da Moscon in prima persona, verranno sempre spenti da Nibali, mentre Visconti va a cogliere un meritato successo senza apparenti affanni. Completa il trionfo della Bahrain lo stesso Nibali che nelle battute finali ha facilmente ragione di Uran, Roche e Moscon.

Visconti ha inseguito con caparbietà il successo durante tutta la sua lunga stagione iniziata a Gennaio. Il bandolo della matassa lo ha trovato quasi al termine di una annata interpretata con puntiglio nella difficile duplice veste di luogotenente di Nibali e di battitore libero. L’emozione del dopo corsa, condita da quel pizzico di rabbia di colui che non si sente del tutto compreso, gli ha fatto dire che trattasi della sua vittoria più bella. Non so se ciò corrisponda a verità, di sicuro trattasi di un successo di peso per un uomo che nel corso della sua carriera ha voluto e saputo ritracciare il suo modo di correre. Cambiamento che lo ha portato a diventare un prezioso uomo squadra senza che, peraltro, abbia perso il vizio di cercare il successo. Esercizio che gli riesce abbastanza bene. Corridore tatticamente ineccepibile, se viene a trovarsi in avanscoperta non è mai per caso ed il successo è nei paraggi.

Il gran finale italiano si apre dunque nel migliore dei modi. In rapida successione vedremo, Beghelli, Tre Valli, Milano Torino prima dell’evento più prestigioso, il Lombardia. Il bel biglietto da visita esibito su e giù per il San Luca autorizza voli pindarici.

Incrociamo le dita!

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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