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Vittoria netta di Vincenzo Nibali sul lungo lago di Como. Bis al Giro di Lombardia dopo il successo ottenuto nel 2015. Secondo Alaphilippe a 28’’, terzo Moscon a 38’’ che regola in volata il gruppetto arrivato con lui.

Scontato il parallelismo delle vittorie di Nibali conseguite a Como per il distacco inflitto agli avversari e per il medesimo luogo, la discesa del Civiglio, dove ha lasciato la compagnia, non altrettanto per le modalità con le quali sono state ottenute. Ieri la vittoria del coraggio e dell’inventiva. Oggi la vittoria della maturità, della consapevolezza. Una vittoria che definirei scientifica.
Andiamo con ordine scorrendo la cronaca.

I primi duecento chilometri del Lombardia, che si chiudono con Ghisallo e Colma di Sormano, nella scienza del ciclismo moderno appartengono al dominio del controllo operato non concedendo troppo spago a chi della scienza se ne frega non potendo far altro. Perfetta la Bahrain in questa fase che controlla sino al passaggio sul Muro di Sormano. Davanti il francese Cherel sputa l’anima, ma il suo vantaggio non fa paura. Finita la picchiata da brividi dal Muro, rimasto con accanto solo l’ottimo Visconti, Nibali lascia il comando delle operazioni alla FdJ nel tratto di difficile interpretazione tattica che affianca il lago di Como prima del Civiglio. Su questa salita ogni operazione comincia ad aver diverso peso specifico. Pinot ,obliterando il lavoro dei suoi, rompe gli indugi . Scatta un paio di volte. Nibali, in prossimità della cima, lo raggiunge in un amen e si butta in discesa a capofitto. Il capolavoro è cominciato. Sa di essere più bravo del francese in discesa, guadagna otto, dieci secondi che difenderà nel breve tratto piano prima del San Fermo. Vantaggio che consolida in modo definitivo proprio su questo strappo dove invece due anni orsono aveva dovuto stringere i denti all’inverosimile per resistere al ritorno di Moreno che saliva a velocità doppia della sua. Gli ultimi cinque chilometri non possono regalare più nessuna sorpresa, l’inseguitore più prossimo, Alaphilippe, già pensa al posto d’onore. Saranno una lunga passerella meritata per l’ultimo campione completo del ciclismo contemporaneo. L’abbraccio della folla che saluta l’uomo quasi di casa, provoca gli ultimi piacevoli brividi nella schiena del messinese prima e dopo l’arrivo. Difficile parlare degli altri davanti ad una simile recita. Eppure c’erano. Ottimo Alaphilippe che chiudendo secondo, mette un’ altro bel tassello nel suo puzzle. C’è da scommetterci presto si impreziosirà. Terzo l’eclettico Moscon, dopo il quinto posto alla Roubaix, centra il primo podio in una monumento dalle caratteristiche completamente opposte. Corridore che piace, anche se dalle sue parti tira spesso e volentieri vento di burrasca. Rimbalza dal San Fermo Pinot che forse ha chiesto troppo alla sua gamba. Buono comunque il suo quinto posto finale.

Bene fra i nostri Pozzovivo, sesto all’arrivo, ben presente nelle fasi cruciali; benino anche il combattivo Aru che chiude al settimo posto.
Che dire? Non saprei proprio cosa aggiungere. Non si assiste tutti i giorni alla vittoria in solitaria, e con questa apparente facilità, del favorito numero uno della vigilia se il protagonista non è nettamente una spanna sopra gli altri. Mentre i suoi supporters giustamente gongolano chissà cosa mai questa volta tireranno fuori i suoi detrattori dai loro fumosi cilindri . E si! Perché sono in tanti quelli del “anche oggi vince domani” e del “Nibali vince solo di culo”. Mi sa che oggi per costoro è proprio di salita!

Gli ultimi pensieri corrono a quelli che sostengono che le corse le fanno i corridori, vorrei invitarli a rivedere gli ultimi settanta chilometri di questo Lombardia con duemila metri di dislivello. Un finale super per una classica super!
Infine, un saluto virtuale a La Plus, la sua caduta horror mi ha rovinato il pomeriggio. Le notizie confortanti sulla sua salute, prima ancora del capolavoro di Nibali, hanno contribuito a tirarmi su.

Scontato l’augurio di immediata e completa ripresa al belga. Le cadute in discesa ci sono sempre state, consapevole che si può far poco per eliminarle entrambi, non posso esimermi dal dire che a me non piacciono ne le une né le altre.

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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